Che cos’è l’emozione?
Può essere una delle sensazioni più complesse da spiegare ma a volte può essere anche semplicissima.
Semplice, per esempio, come muovere un passo in un posto che conosci a memoria. Semplice come il ritorno in sala scherma dopo un lungo stop forzato.
L’epidemia Covid-19 ha invaso l’Italia come un’orda barbarica, investendo tutto quello che si è trovata davanti, devastando attività e lasciando a terra vittime. C’è chi è stato colpito in prima persona e chi ne ha vissuto solo l’eco ma tutti ne abbiamo subito il contraccolpo e porteremo a lungo gli strascichi di una situazione fuori dall’ordinario e imprevedibile, che ci ha privati della normalità.
Il mondo dello sport ha subito uno dei colpi più duri: di fatto, le attività sportive da un giorno all’altro semplicemente non esistevano più. Una stagione minuziosamente programmata, un lavoro di preparazione lungo mesi, sacrifici e sudore improvvisamente cancellati, con un colpo di spugna.
Può sembrare un inconveniente da poco e sicuramente c’è chi ha dovuto affrontare, in alcuni casi perdendole, battaglie decisamente più impegnative ma, vedete, per uno sportivo praticare il suo sport è come respirare. E il Coronavirus ha spezzato il respiro a moltissimi sportivi, costretti a eliminare dalla loro esistenza per un periodo indeterminato la propria ragione di vita.
E così le sale scherma sono state chiuse, le gare cancellate e ci siamo ritrovati tutti ad arrangiarci in salotto con matite e manici di scopa, improvvisamente orfani della nostra quotidianità fatta di stoccate, assalti e spade.
Ma la scherma ci mancava e tanto. Sono nate iniziative per lenire il peso dell’assenza: sui social l’hashtag NoStopFencing ha raccolto le testimonianze casalinghe di schermidori di tutto il mondo; la scherma è entrata in radio, grazie a NoStopFencing Live Radio e anche in TV, con la programmazione federale di FederschermaTV. Era qualcosa, era una respirazione artificiale.
Ma quella vera e spontanea ancora non sapevamo quando sarebbe tornata.
Ora, proprio nel giorno in cui la Federazione Italiana Scherma compie 111 anni, finalmente possiamo tornare a respirare davvero.
L’allentamento dell’emergenza coinvolge anche il mondo dello sport e le sale scherma possono riaprire, pur con limitazioni e osservando restrizioni per garantire la sicurezza di atleti e staff.
Ed è così che torniamo all’emozione: dopo oltre due mesi, ho messo piede in sala scherma per prepararla in vista della riapertura. E non mi aspettavo l’onda che mi ha travolta come uno tsunami nel compiere un gesto semplicissimo e apparentemente banale come camminare.
Gli odori, le luci, il suono delle pedane sotto le scarpe, la consistenza dei muri, l’impugnatura della spada sotto le dita: tutto dice scherma per le orecchie che sono abituate a sentirla. E accidenti se tutto questo mi era mancato!
Dovremo fare attenzione, riprendere confidenza con gesti che erano diventati routine e sarà un po’ come dover imparare di nuovo a camminare dopo un’ingessatura. Ma sarà respirare, senza supporti e macchine.
Per il momento ci riappropriamo dei nostri gesti e dei nostri spazi. Per gli assalti ci vorrà ancora tempo, per le gare ancora di più. La normalità è ancora lontana.
Ma intanto muoviamo il primo passo nella sala scherma, che è anche il primo verso la normalità e ha la portata che ha avuto un altro celebre primo passo, quello sulla Luna.
Ed è un’emozione che non ha prezzo.