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4×400, l’Azzurro ha un solo colore: oro

Oro

La loro pelle è nera ma nelle vene hanno sangue italiano, misto nigeriano oppure sudanese o cubano. Si chiamano Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e Libania Grenot e hanno appena conquistato la medaglia d’oro nella staffetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo. La loro espressione sorridente con la bandiera tricolore sullo sfondo è diventata virale sul web, foto-simbolo di un giorno che è anche quello in cui una parte del Belpaese si riunisce a Pontida, nel tradizionale happening della Lega. L’Italia che ci piace, l’Italia che vogliamo – quella giovane, motivata e multirazziale – è invece a Terragona, dove festeggia la prima staffetta nera in maglia azzurra che finisce sul podio. In testa dall’inizio alla fine: 2 secondi di distacco sulla Francia, la Spagna è un puntino che si perde alle spalle. 3’28” per una squadra che Raphaela definisce “multi-coloured”. Quotiamo.

LE STORIE –  La pantera del gruppo è Libania Grenot, di anni 35, nata a Cuba da padre sindacalista e madre giornalista, è cittadina italiana dal 2008. Nel 2006 ha sposato un italiano, è arruolata nelle Fiamme Gialle. Ayomide è – invece – la più piccola. Ha visto per la prima volta la neve all’età di 8 anni, appena atterrata all’aeroporto di Milano. “Oh my god!”, ha esclamato in inglese. Nel 2008 si è qualificata ai Mondiali U18 ma non ha potuto partecipare, in attesa della cittadinanza. “È bello rappresentare il lato multiculturale del mio Paese. Per chi non lo sapesse: esiste ed è un punto di forza”, è stato il suo commento post-vittoria. Quando non è in pista, studia medicina. Vuole diventare pediatra. Poi c’è Maria Benedicta, nata a Roma da padre nigeriano e madre italiana insegnante di religione. Si potrebbe definire “nipote d’arte”, visto che porta avanti una tradizione iniziata con il nonno, finalista di salto in alto alle Olimpiadi del 1956 a Melbourne. Ha lavorato anche come modella. E infine Raphaela – detta Raffa la bionda – nata ad Aversa (in provincia di Caserta) da una famiglia originaria del Sudan. Ai suoi genitori non ha mai chiesto nulla di quel viaggio pieno di speranze. Ha avuto rispetto dei loro sforzi, del dolore. “Preferisco guardare al futuro. L’Italia, ora, assomiglia di più alle altre nazioni”, ha dichiarato prima di andare dritta al punto. “La politica parla di porti e confini chiusi, io penso ai miei genitori e credo sia impossibile negare il diritto alla felicità”. Medaglie d’oro 1, facce di bronzo 0.

Foto: SportFair

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