Futsal

Lara Brugnoni, l’obiettivo è doppio: “Salvezza e laurea”

Lara Brugnoni

Ancora un piccolo sforzo e sarà fatta. No, per una volta non sto parlando di futsal, non ancora almeno. Ma della tesi in architettura che Lara Brugnoni ha quasi completato: lo studio è sull’adeguamento sismico, un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Non c’è abruzzese che non ci pensi ogni giorno, da quella maledetta notte del 6 aprile in cui – purtroppo – hanno tremato anche Lazio, Marche e Umbria. I primi 10’ di conversazione corrono via parlando di isolamento, dissipatori e interventi di muratura più o meno dispendiosi. L’ultimo paragrafo è sulle pareti di resistenza che sono, in pratica, le mura portanti di un’abitazione: se crollano, va giù tutta la casa. Mi viene in mente che anche il portiere – in un certo senso – sia una parete di resistenza: quando il suo muro viene abbattuto, alla sua squadra tocca ricostruire gioco, partita, morale. Il portiere è quello che a volte deve raccogliere il pallone in fondo al sacco come se pesasse cento chili, ma è anche lo stesso che a quel macigno offre mani, corpo e viso. Metteteci voi la faccia, davanti ad un attaccante in corsa che carica il tiro. Ci vedo una vena di masochismo e di sana follia. I portieri, io, li guardo come figure leggendarie tra l’eroico e l’umano. E Lara non fa differenza: in lei c’è fragilità di chi ha pensato di mollare, ma allo stesso tempo la forza di rimanere aggrappata ai propri sogni, nonostante tutto. Che di rilanciarsi mica sono capaci tutti.

“Dopo due anni in A con l’Isolotto volevo rallentare: troppo coinvolgimento dal punto di vista psicologico ma anche materiale, e io avevo ancora 6 esami da dare”. Poi, però – quando ormai mancava solo una prova prima della tesi – è arrivata la proposta del Falconara. A Firenze, “la città più bella del mondo” nella quale ha vissuto 8 anni, torna una volta a settimana per l’università. Il resto della settimana è tutto diviso tra studio e allenamenti, perché la Serie A a girone unico non aspetta nessuno. “Il lato positivo è che si tratta di un campionato che ti permette di giocare tutti contro tutti, ma dall’altra parte questo comporta un aggravio economico che non tutte le società possono sostenere, e può succedere di perdere pezzi falsando un po’ le carte in tavola”.
In questo campionato il Falconara si è fatto largo a fatica, dopo sette giornate di digiuno. Ci è voluta pazienza e tenacia, poi però, è iniziata la ricostruzione e in un battibaleno siamo già alla resa dei conti con due soli turni ancora da giocare.
“A che ora è la fine del mondo?”, chiede Ligabue in una delle canzoni preferite di Lara. Una frase che racchiude a pennello la settimana di fuoco alle porte: dall’inferno dei play out al paradiso della salvezza, la strada delle citizens passa per Montesilvano in casa (domenica al PalaBadiali) e Salinis in trasferta (mercoledì a Barletta).
“Più di un derby, più di una finale. Queste saranno due partite di cuore da parte nostra. Quando l’arbitro fischia, ti dici sempre che darai di più la prossima volta, ma questa è la nostra ultima spiaggia: non ci saranno altre occasioni per mettere in campo tutto ciò che abbiamo, mi aspetto tanto da me stessa e da tutte le mie compagne”.

Con le campionesse della Coppa Italia si riparte dal ko di misura dell’andata.
“Un risultato che ci dà morale, anche se il Montesilvano è sempre il Montesilvano: la difesa è fortissima, Ana Carolina e Ghanfili sono due delle colleghe che ammiro di più, Amparo è un motorino e in più è rientrata Bruna. Ma la loro forza è proprio nel gruppo: giocano l’una per l’altra, e si vede”
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Attestati di stima che Lara lascerà a bordo campo per tutta la durata del match.
“Adesso servono punti: sono molto contenta di questa stagione e ringrazio sempre il Falconara per avermi dato la possibilità di risalire, ma perché tutto sia perfetto manca il traguardo della mantenimento della categoria”
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Per il futuro architetto di Fossato del Vico potrebbe iniziare da qui il sogno di un’estate senza pensieri.
“Salvezza, laurea e compleanno con gli amici: non potrei davvero chiedere di più”.

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