Futsal

Che rumore fa la felicità? – Sara Iturriaga

Sara Iturriaga

Avete presente un colpo di fulmine? Voi guardate qualcuno, che – in quello stesso istante – tra tanta gente che passa e passerà, ha notato proprio voi. I cuori iniziano a battere più velocemente e quando gli sguardi si incrociano, arrendetevi: è già troppo tardi per tirarsi indietro. Ecco, tra Sara Iturriaga e il Real Grisignano è andata più o meno così. Ci è voluto poco per capire che sarebbe stata una storia bellissima, ma sono curiosa di sentirla raccontare da lei.
“Al primo allenamento ho pianto”, mi confessa. “La prima lacrima è stata di sfogo perchè ricordavo ancora come si giocasse, la seconda di gioia perchè è così che ti senti quando senti di essere nel posto giusto: felice”.
Avevo lasciato Itu tesa come una corda di violino. Il sorriso no, non lo ha perso mai, ma la spensieratezza forse sì. Aveva dimenticato cosa significasse smettere di fare l’atleta anche solo per 5 minuti al giorno, forse quel borsone preparato per andare al campo si era fatto improvvisamente troppo pesante. E insieme alla testa, era andato giù anche il fisico: rottura del crociato. La paura di non poter essere più come prima, in quei mesi, si sera presa quasi tutto, ma la voce squillante che sento dall’altra parte del telefono mi fa capire subito che quei fantasmi non esistono più, appartengono al passato. E con il passato Itu ha fatto pace da un pezzo.
“Non ricordo più nulla, Silvia – ride. – Prando, quando ho giocato la prima partita?” chiede urlando alla sua compagna e coinquilina. Da qualche parte della casa arrivano parole che non riesco a distinguere.
“Scusa eh – si giustifica – ma devi sapere che qui è sempre un casino. Due gemelli nella stessa casa, praticamente è come essere in quattro. Poi ogni tanto lei prende e pulisce tutto. Di solito prima di cena o a mezzanotte”.
Nel bel mezzo di “desperate housewife” non si arriva ad una risposta certa, ma io posso soddisfare il mio bisogno di porgere domande. Che rumore fa la felicità? Le chiedo, prendendone una in prestito dai Negrita. E scopro che in realtà ci sono tanti silenzi e il suono di qualche risata sincera.
“Ogni ragazza conduce la propria vita, indipendente dallo sport: tutte studiano o lavorano, al calcio a 5 si pensa solo la sera quando ci vediamo al campo e nessuno è lì per forza. Chi c’è – ed è raro che manchi qualcuno – risponde presente perchè ama giocare, ma sa che c’è molto altro al di fuori del palazzetto. Qui ho ritrovato il modello spagnolo, c’è la stessa filosofia di lavoro”.
E un po’alla volta ha ritrovato anche se stessa, in un club che ha saputo aspettarla come si fa per tutte le cose più belle.
Mi sembra di sentirla parlare di un’isola felice disegnata su qualche mappa del tesoro nei libri per bambini, invece quest’oasi di pace esiste davvero e la trovate ad una ventina di chilometri da Vicenza, proseguendo verso sud-est: è da queste parti che si allena il Real Grisignano di Itu. Di Itu, sì. Perchè da quando il ginocchio della spagnola è tornato ad essere quello di un anno fa, il campionato delle rossoblu è cambiato da così a così.
“All’inizio ero spaventata, non sapevo se e come mi sarei ripresa a 32 anni. Avevo pensato anche di lasciar perdere tutto e mettermi ad allenare seriamente. No, meglio di no – si corregge parlando tra sé e sé – sarei insopportabile. Poi però sono finita nelle mani giuste – quelle di Benetti e Fiscon – e dopo aver recuperato a livello fisico, ho lavorato tanto sulla psicologia. Il risultato? Credo di aver ripreso una condizione che non avrei mai immaginato”.
E la conferma gli arriva dalle compagne che durante la partita la cercano come un faro. Che sia un’imbucata o una semplice parola, basta un flash della spagnola a far riapparire la rotta perduta soltanto qualche secondo prima.
“Fidatevi di voi stesse”, ripete Itu fino allo sfinimento. E sapete che c’è? Funziona.
“Contro la Bellator mi stavo per commuovere: ad ogni gol mi venivano tutte ad abbracciare e mi ringraziavano. Ma io so che sono molto più brave di ciò che pensano, è solo che non hanno mai avuto modo di vederlo. Da quando sono rientrata ad oggi – continua Itu – riconosco che ci sono stati tanti miglioramenti: da fuori è evidente, ma prima di tutto lo avverto dentro di me”.
Della ritrovata sicurezza – d’altronde – se ne sono accorti tutti al PalaGems: quanto coraggio di vuole per fermare un pallone innocuo al limite della propria area di rigore e poi trasformarlo in un gol incredibile tirando “da casa”?. Eppure per Itu è stato un gesto naturale.
“Nello schema iniziale avrei dovuto cercare un lancio per un laterale, ma quando ho visto il portiere fuori dai pali ci ho provato. L’ho preso come un regalo del destino dopo l’infortunio avvenuto proprio su quel campo”.
Un cerchio che si chiude, anche se il risultato non è stato quello sperato e ora i play out sono matematicamente certi. “Spesso abbiamo peccato di ingenuità – spiega Itu – ma siamo una squadra davvero troppo buona. Sai quanti cartellini ho preso? Due, di cui uno dalla panchina – ride. – Prando tre o quattro, le altre anche meno, incredibile no? Adesso Rambla, Thiene e Fasano saranno gare in cui tenere alta la concentrazione e magari essere un po’ più decise, ma stiamo già lavorando per prepararci al meglio: dobbiamo solo credere in noi stesse perchè le potenzialità sono tantissime“.
E insieme alla permanenza in A, Itu porta avanti altri progetti ugualmente importanti legati ad un lavoro che le dà tanta soddisfazione. “Insegno educazione motoria in una scuola elementare. Le lezioni mi tengono impegnata fino al pomeriggio, poi mi dedico alla Juniores femminile del Grisignano, che quest’anno ha raggiunto la finale play off. Una promessa che vedremo diventare grande? Lisa Semolini, 16 anni e la stessa eleganza di Borges. Ora deve operarsi al crociato, ma non deve preoccuparsi perché tornerà più forte di prima”. E se il Campus Sara Iturriaga posticiperà la quinta edizione per l’indisponibilità delle istruttrici, la numero 14 di Arnedo ha già trovato un’alternativa. “Vorrei portare qui il Be Brave di Arianna Pomposelli e coinvolgere tutte le piccole atlete della zona”. Ma c’è dell’altro. “Sto gettando anche le basi per creare un’agenzia polisportiva che includa arte circense e altre attività individuali da proporre ai vari comuni. Si tratta di ore di svago dedicate ai giovani, ma ci sono anche spazi per persone più adulte”. Per i dettagli, però, bisogna attendere prima la missione salvezza.
“E’ un traguardo che possiamo fare nostro: se andrà come speriamo, avremo coronato la stagione; in caso contrario – ci saluta Itu con un sorriso sereno – avremo imparato condividendo un’esperienza che ci farà crescere”.

Sara Iturriaga

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