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Chiedi chi era Agostino di Bartolomei

di bartolomei

Questa è una storia di silenzi e lacrime, di parole non dette e di gesti dal grande valore morale, la storia di missili spediti a 100km/h alle spalle del portiere e di un uomo taciturno che creò il sindacato dei calciatori, ottenne le prime tutele per i giocatori ma poi rimase solo, unico, silenzioso, Ago di una bilancia che ha perso l’equilibrio nonostante Nino, anche detto Ago oppure Agostino non era certo uno che aveva paura di tirare un calcio di rigore, tanto che De Gregori ci scrisse una magnifica canzone.

Questa è una storia vista con gli occhi di un bambino a cui venne strappato il suo idolo d’infanzia e tornando da scuola, seduto davanti ad un piatto di minestra, sentì gracchiare dal televisore una voce che annunciò: se n’è andato Agostino Di Bartolomei, si è sparato questa mattina nella sua abitazione.

agostino

Ricordo di aver appoggiato la testa sulle mani, i gomiti a spingere forte sul tavolo ed aver cominciato a versare lacrime che precipitavano nel piatto come gocce cinesi, devo aver sentito dolore fisico, come se mi avessero strappato in un secondo quel che sognavo di essere, perché si sa, sognare non costa niente ed io passavo le mie giornate a calciare punizioni a fine allenamento, se riuscivo a metterla all’incrocio, la punizione successiva la calciavo da 5 metri più indietro, mio padre disse tre volte no, poi si alzò ed andò a fumare qualche metro più in la.

agostino

Tor Marancia: sulla facciata del Caravaggio disegnato Agostino di Bartolomei
„Liceo Artistico di Tor Marancia“

Io volevo essere lui e lui non c’era più, se n’era andato in silenzio e perché lo aveva fatto? Sapevo già tutto di Ago ma volevo conoscere di più, entrare nel suo dolore e renderlo un po’ mio, volevo capire perché non gli ero stato vicino abbastanza da aiutarlo e se avevo urlato troppo piano il suo nome, il mio amore e se quella maglia appesa in camera mia, la sua maglia, non era abbastanza per dimostrargli che non tutti lo avevamo dimenticato.

agostinoAgostino, dicono fosse un uomo schivo e taciturno, poco incline ai riflettori, un antidivo eppure a me sembrava un super eroe, arrivava un calcio di punizione e lui sistemava la palla con cura, poi rincorsa ed io dovevo solo esultare e poi provare e riprovare a prendere rincorse, tendere la gamba come una spada e fare una torsione con la schiena; era cosi che pensavo di poter diventare Nino.

Mio padre mi raccontava spesso di averci giocato contro, all’oratorio San Filippo Neri, di averlo affrontato tante volte, io ancora oggi non so se crederci o meno, ho sentito qualche trasmissione televisiva parlarne dei tornei in cui Di Bartolomei dava spettacolo all’oratorio, una volta il parroco intervistato disse che prima delle partite lo redarguiva, Ago se segni con un tiro troppo violento ti annullo il gol, sta di fatto che i racconti di mio padre mi permettevano di sentirmi ancora più vicino al mio mito.

Si dice che si è giovani finché il tuo calciatore preferito non smette di giocare, io avevo 14 anni, il mio giocatore preferito non lo avrei più visto ma da quel giorno non avrei più smesso di leggere di lui, di cercare di onorarlo nei comportamenti e di capire cos’era che me lo aveva portato via.

Agostino profeta in patria nel 1982 aveva portato la sua squadra allo scudetto e poi in finale di Champions, in un’ intervista un giovanissimo Galeazzi gli chiedeva se avrebbe portato la nave in porto. La sua risposta

in porto certamente si ma con il vessillo

questa sua pacatezza ed apparente sicurezza mi faceva sentire protetto, come quando da piccolo stavo male e volevo solo stare con mio padre, il suo abbraccio era talmente forte che dimenticavo il resto.

Ago era un uomo normale, per me un divo, per qualcuno un calciatore lento, per altri uno veloce con la testa, talmente veloce da capire prima dove andava la palla e sopperire alla sua andatura spenta, Nino voleva solo essere se stesso, non voleva tanti riflettori, voleva poter lavorare ancora nel suo mondo ma la sua onestà intellettuale non gli ha mai permesso di chiedere aiuto a qualcuno.

agostino

Agostino è uno che appende le scarpe al chiodo presto, si chiude a Castellabate dopo aver riportato la Salernitana con un autentico miracolo calcistico in serie B, poi si ritira dal calcio mentre gli altri festeggiano, lui fermo a centrocampo dice solo oggi è l’ultima, gli domandano si ricorda la prima?

Si 22 aprile del 1973 a San Siro.

Lui cerca con tutte le sue forze di aprire una scuola calcio ma sembra che le istituzioni locali non fossero così felici di avere un uomo così retto intorno ai piedi, scrive un libro sull’attività di base, scrive lettere ai dirigenti del calcio, proprio non riesce a stare lontano dal suo mondo ma le porte sono tutte chiuse, il treno ha fatto il suo percorso, lui lo ha guidato ma ad un certo punto è arrivata l’ora di scendere per non salirci più.

agostino

Quella mattina dicono sia andata così, il figlio Luca sul cancello di casa, Ago gli chiede di non andare a scuola ma lui risponde di dover andare, non può mancare, Ago lo saluta dalla finestra.

Sono passati 10 anni, oggi non è una data come tante altre, è il giorno esatto, dieci anni dopo, della finale di Coppa dei Campioni giocata in casa e persa dalla Roma, Nino è il capitano di quella squadra, ha calciato il primo penalty e portato in vantaggio i giallorossi nella decisiva lotteria dei rigori, alla fine però sarà il Liverpool a vincerla quella coppa ed Agostino dieci anni dopo forse ha cominciato a pensare a quel giorno la mattina appena sveglio, nella sua agenda un appunto proprio su quella partita, Luca va a scuola, sua moglie dorme, io vado a scuola ma prima di uscire di casa accarezzo la sua maglia appesa al muro, nel tragitto calcio le pigne che trovo in terra per strada,  poi il suo dito sul freddo ferro, un rumore sordo, Ciao Dibba.

di bartolomei

Un colpo al cuore, al suo, al mio, a tutti quelli che hanno sognato di essere bambini senza paura di calciare un rigore, un colpo all’ onestà, alla sincerità, alla pacatezza, ai modi gentili ed alla serietà che Nino ha sempre rappresentato.

Questo è solo il mio racconto, molto intimo e personale, un eroe silenzioso se n’è andato, guarda i muscoli del capitano tutti d’acciaio e di metano avrebbe detto De Gregori, qualche anno dopo ricordo di aver guardato mio padre per l’ultima volta ed avergli detto, salutami Agostino e cerca di spiegargli che non tutti lo hanno abbandonato, non lo hanno capito, io ancora oggi a volte mi addormento sognando di essere lui, in ginocchio in mezzo al campo, con le braccia tese dopo un gol al Pisa; mi raccomando papà fatevi ancora una partitella come ai tempi dell’oratorio che quello è l’unico calcio che ancora strappa sorrisi.

Un Ago nel cuore ma una ferita che non si ricucirà più.

Se passi da Cesena, da Milano, da Salerno, da Vicenza o da Roma, chiedi chi era Agostino Di Bartolomei.

Dal profondo del tempo come un rimpianto
ora rinasci tu
quel sorriso sgomento anche se hai vinto
non mi tormenta più…

…questo mondo coglione piange il campione
quando non serve più
ci vorrebbe attenzione verso l’errore oggi saresti qui
se ci fosse più amore per il campione oggi saresti qui
Ricordati di me mio capitano
cancella la pistola dalla mano
tradimento e perdono fanno nascere un uomo
ora rinasci tu
quel sorriso sgomento anche se hai vinto
non mi tormenta più

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