Scherma

Con la scherma non si finisce mai… di insegnare!

Ormai immagino lo abbiate capito: io amo la scherma. Tra gli aspetti che più ho amato di questa disciplina, sia in veste di atleta che di maestro, c’è sicuramente l’estrema versatilità: la scherma non è mai uguale a se stessa e permette di fare esperienze sempre nuove e diverse.

Si potrebbe pensare che la routine di un maestro di scherma sia piuttosto ripetitiva, che ogni lezione sia uguale alla precedente ma non è affatto vero: così come ogni atleta è diverso dagli altri, allo stesso modo la lezione che si condivide con lui è un unicum irripetibile nello spazio e nel tempo.

Non solo, comunque, al di là degli aspetti più strettamente connessi al rapporto maestro-allievo, praticare scherma mi ha regalato, nel corso degli anni, esperienze collaterali sempre nuove e diverse tra loro, tutte preziosissime per la mia formazione non solo come insegnante di questo sport antichissimo, ma soprattutto come persona.

Questa roboante premessa per raccontarvi l’ultima nuova esperienza che la scherma mi ha donato: lo scorso weekend, infatti, il comitato regionale Abruzzo ha organizzato a Pescara un corso per Animatori, uno dei gradini della carriera magistrale nel nostro sport. Tra i docenti c’ero anche io, a rappresentare la Teate Scherma Chieti nell’arma della Spada.

Chi sono gli Animatori? Bè, per spiegarlo è necessario ricordare prima come si diventa Maestri di scherma. La nostra disciplina prevede un lungo percorso di formazione prima di potersi definire tale. Per chi è già stato atleta, gli step da seguire sono Istruttore Regionale, Istruttore Nazionale ed infine Maestro. Gli Animatori sono figure collaterali a Istruttori e Maestri, persone che non hanno mai gareggiato che vengono abilitate ad operare nella scuola e nei villaggi turistici, rigorosamente con le armi in plastica destinate ai principianti.

Anni dopo aver concluso il mio percorso di formazione (anche se, in realtà, non si finisce mai di imparare: credo che continuerò a seguire corsi per migliorare me e le mie competenze per tutta la vita), quindi, mi sono trovata a tornare sui banchi ma, stavolta, dall’altra parte della barricata.

L’occasione mi ha permesso di pormi la domanda, dalla risposta apparentemente semplice, “come si insegna ad insegnare?“. Perché è questo il compito di chi è chiamato a svolgere il ruolo di docente in un’iniziativa del genere. A ben rifletterci, la vita di un maestro di scherma è tutta improntata all’insegnamento: insegniamo ai nostri atleti le basi della disciplina, l’esecuzione dei movimenti, ad affrontare avversari e sfide sempre nuove. Ma come si insegna ad insegnare tutto questo?

Inutile sottolineare come l’approccio alle due situazioni sia completamente diverso. Per me si è trattato della prima esperienza in questa nuova veste di… docente di docenti e l’ho trovata decisamente preziosa perché mi ha permesso di scoprire un ulteriore sfaccettatura del lavoro che tanto amo.

Per questa prima occasione ho scelto un approccio basato sull’esperienza e la sua condivisione, più che sulla trasmissione di nozioni: il discorso che ne è scaturito è stato piacevole ed utile per me e spero sia stato così anche per i miei allievi per un giorno. Quello che ho imparato è che questo ruolo collaterale del mio lavoro non mi dispiace affatto, spero avrò nuovamente occasione di mettermi alla prova anche in questo settore.

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