Futsal

Torneo delle Nazioni, segundo dia

segundo

Stavolta la sveglia la prenderei di nuovo a cuscinate, proprio come appena partita. L’esperienza che sto vivendo qui è bellissima, mi rimetterei in viaggio altre cento volte, ma inizio a pagare un po’ di stanchezza. Alcuni la chiamerebbero vecchiaia, io piuttosto che dar loro ragione lo chiamerò fuso orario: e pazienza se – come direbbe una famosa radio -anche a Silent Hill (alias Sacedon), in provincia di Madrid, l’ora è la stessa del paese da cui provengo.
In questa notte prima della Russia andiamo tutti di fretta: io devo riavvolgere velocemente il nastro dei pensieri, le Azzurre devono recuperare in poche ore tutte le energie possibili e il c.t. Salvatore deve fare scelte importanti, che saranno per forza di cose frutto del suo istinto di donna e della sua esperienza sul campo, più che di lunghe elucubrazioni. Oggi è in realtà già domani, allora schiaccio il tasto rewind.

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La nebbia che mi ha svegliata a Sacedon non arriva a Madrid, che si offre ai miei occhi addobbata per le Feste di Natale. Solo che io sono un grinch, non apprezzo e scappo da luci e canzoncine lungo la calle che dalla parada Nuevo Ministros, conduce a Porta del Sol. Qui mi aspetta un rifugio sicuro: El Tigre.

El Tigre ha meno sedie di quante ricordassi, ma è il posto ideale per una sosta: assaggio di paella, patatas bravas, queso y jamon serrano, il tutto con un buon bicchiere di Tinto de Verano in compagnia di Luca e Fabrizio. Ora siamo pronti per il 4 Nazioni.

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Prima di Russia-Portogallo c’è una finale. I giocatori in campo non superano il metro di altezza e si spostano tutti in direzione del pallone, ma sono uno spettacolo da vedere e lo sono anche i genitori sugli spalti: calorosi, colorati, partecipi. Ad un certo punto, il numero 11 rosso scoppia in lacrime: ha toccato la palla con la mano e la sua squadra subirà un calcio di rigore. Solo l’arbitro riesce a consolarlo: si è fatto piccolo piccolo per guardarlo negli occhi. Poi il 6 in blu batte. Fuori di poco, ma fuori. 11 e 6 si girano entrambi verso le tribune, come chiamati dalla stessa voce: no, le mamme non sono deluse. E i bimbi tornano a correre più veloci di prima.

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Alle 19 in punto è invece il momento di Russia-Portogallo. Primo tempo al piccolo trotto, poi una ripresa degna di nota: Carla Vanessa sblocca di sinistro, poi Azevedo devia nella propria porta il tiro di Durandina. A 7’ dalla fine, Daniela Ferreira va sul dischetto del penalty: Ivanova si tuffa a destra e blocca, tra gli abbracci delle compagne. La squadra è una seconda famiglia che un giocatore sceglie per sè.

Finisce in parità, poi Spagna-Italia. Sfida nella sfida è il duello tutto al femminile tra il c.t. Salvatore e il c.t. Morell. Per molti il destino è già scritto, ma per tutto il primo tempo le Azzurre si impegnano a smentirli: a poche ore dal Portogallo, queste ragazze mi sembrano già cresciute e non è solo un’impressione. Il fatto che ci sia stata una partita poco prima è un bene: ognuna adesso sa dove taglia Pomposelli, dove Giuliano andrà a ricevere il pallone, che alle sue spalle c’è D’Incecco, male che vada. Sanno, esattamente: senza dover pescare nei ricordi dell’ultimo raduno. Nella ripresa, però, la solita doccia fredda: Amelia tira un siluro dalla distanza così come farà più tardi Isa Garcia, in mezzo c’è un rimpallo che favorisce Luci e la Spagna cala il tris. Altra sconfitta a testa alta, Amparo abbraccia tutte le Azzurre poi torna dalle sue. Anche l’Italia si è raccolta attorno a Francesca e Cinzia, stretta a coorte mi pare ancora più bella.

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