Storie

La sfortuna non esiste

Mi è capitato negli ultimi giorni di leggere e ascoltare una infinità di riferimenti alla sfortuna o alla fortuna nello sport.
Chiariamo subito un primo concetto.
La sfortuna non esiste e ovviamente nemmeno la fortuna, anche nella competizione sportiva.
Se credete nella fortuna appartenente a quella categoria di persone che:
a) credono sia possibile sconfiggere costantemente i paradigmi di probabilità
b) credono ci sono cose che non sono il risultato di causa ed effetto.
Probabilmente quindi siete un dirigente sportivo e state per aggiungere:
c) è colpa dell’arbitro.

In realtà quello che otteniamo nello sport come nella vita è il risultato di una successione di eventi che si dipanano da un insieme di elementi di partenza determinati.
La chiave del successo è mettersi in una condizione di alta probabilità di ottenere un risultato positivo.
Come si trasferisce questo esempio nello sport, proviamo con un esempio concreto.
La mia squadra conclude a rete per 5 volte in una partita colpendo due volte il palo e una traversa, realizzando poi due gol. Nel mentre i miei avversari concludono a rete 25 volte e segnano cinque gol. Sono stato sfortunato perché quelle tre occasioni deviate dai legni non mi hanno permesso di pareggiare l’incontro?
No.
Sono scarso.
Certamente più scarso del mio avversario che è arrivato al tiro per ben 25 volte e quindi statisticamente ha più probabilità di realizzare un gol.
Sono scarso perché se prendo il palo o la traversa probabilmente non ho un piede educato come quello dei miei avversari e dovrei quindi tirare più in porta.
Sono anche un pessimo allenatore o dirigente perché offro un alibi ai miei atleti riferendomi a qualcosa che non esiste, potevo dare anche la colpa a Babbo Natale o la Fata Turchina.
Portiamo questo esempio concreto ma generico nella realtà, per convincere gli scettici amanti dei complotti.
Udinese – Juventus 2 : 6

L’analisi statistica di una partita chiaramente a senso unico tra due squadre bianconere.

In blu ho evidenziato le statistiche a favore della squadra friulana, capace di un maggior numero di passaggi chiave in grado di saltare le linee di marcatura, con più palloni intercettati e un maggior controllo del gioco dato dal numero di tocchi di palla.
Quindi l’Udinese è stata sfortunata?
No, semplicemente più scarsa.
Leggiamo le statistiche in rosso.
Ha commesso più falli, perso più palloni, sbagliato più dribbling.
Decisamente a parità di occasioni da gol è stata la percentuale d’imprecisione statistica media dei suoi attaccanti a fare la differenza. Ecco perché qualcuno investe novanta milioni in Higuain e non in Gino Pilotino.

Spesso mi capita di giocare a fifa, il videogioco, con dei “casual gamer” quella categoria di giocatori che hanno idea di come si utilizzi un controller e ogni tanto giocano. Lo scorso anno le interminabili partite di FIFA con Eva terminavano quasi sempre con un risultato, vincevo. Qualche volta si è cimentata anche Filipa ed io privo di ogni pietà verso gli scarsi ho puntualmente massacrato anche lei.
Possiamo quindi dire che se vinco sono fortunato e se perdo sono sfortunato?
No.
Se vinco, sono più bravo di loro ed è percentualmente più probabile che questo accada.
Quando perdo, devo riconoscere che loro sono state più brave di me. Ma non accade spesso.
Se non ricordo male ho subito una sola sconfitta da Eva giocando con le nazionali femminili, uno Spagna – Italia trascinatosi fino ai supplementari.
Se dovessi mai sfidare Luigi, ex pro di FIFA, avrei certamente la stessa probabilità di vedere un furgone portavalori rovesciarsi davanti a me con 100 mila euro di titoli al portatore che di batterlo in una partita secca. Se lui si consuma diottrie e pollici, se state pensando male bravi l’ho fatto anche io mentre scrivevo, per ore e ore in leghe online, weekend nei quali concludere 40 partite nel più breve tempo possibile, avrà un livello e una abilità certamente superiori alle mie.
Riconoscere la maggiore abilità dei nostri avversari, senza ricorrere a scuse, ci aiuta a migliorare, ci insegna a porci dei nuovi limiti.
Brian Clough, leggendario allenatore inglese, capace di vincere due Coppe dei Campion di fila con il Nottingham Forest, un giorno si sentì rivolgere da un cronista questa domanda: “Signor Cloug, lei crede nella fortuna?”. “No”, fu la risposta dell’allenatore britannico. “Allora in cosa crede? Credo in Brian Howard Clough.”

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