Futsal

Indipendenza, pronostici e Rino Gaetano

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Storie dalla Catalogna, senso d’appartenenza, la prepotenza delle sudamericane e l’insolita colonna sonora del Poliesportiu di Balaguer: il diario di bordo dei quarti di finale. Tra una giocata e l’altra del fenomeno argentino Ontiveros.

Bisogna essere sinceri fino in fondo, noi in primis, quando vi confessiamo a cuore aperto che anche per noi quello che stiamo conoscendo nella cittadina catalana di Balaguer è un mondo nuovo. Da scoprire quasi in toto, per quanto questo “futbol de salon” e il nostro classico futsal possano apparire due rette così vicine ma allo stesso tempo così distanti. Per tutta la giornata la domanda ricorrente è stata: “ma che Italia è questa? dove giocano queste ragazze?”. Perché è effettivamente strano sapere di avere una nazionale, quella “maggiore” diciamo, impegnata in Iran e un’altra altrove. Alla fine uno si ritrova sballottato, un po’ come nel referendum di indipendenza della Catalogna nei confronti della Spagna. Eh, perché ora qui lo specificano a chiare lettere, basta entrare nel palazzetto di Balaguer per farsi travolgere da uno striscione enorme che recita “Benvenuti nella repubblica catalana”. Come la squadra di casa che si chiama proprio Catalunya. Né più, né meno.

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Comunque, tornando alle nostre ragazze, appartengono semplicemente a un’altra federazione che si chiama FIFS, ovvero Federazione Italiana Football Sala. Il mister si chiama Davide Del Giudice e ieri sono andate a referto Merisio (doppietta per la classe ‘2000!) e la più stagionata Tolda, ma meritano un cenno anche le varie Malgrati, Gerosa, Tomasetig, Vitale, Bassi, Thisler, Gramolelli, Dinatale, Spreafico e Sica. Per il momento non godono della stessa popolarità di Pomposelli, D’Incecco, Mansueto e compagnia cantante. Nemmeno il livello tecnico è lo stesso, a dire il vero e senza offesa alcuna, ma l’impegno è lo stesso. Quindi è Italia a tutti gli effetti anche quella di Balaguer. Anche perché ultimamente vedere una nazionale italiana a un mondiale non è così scontato.

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TIRANNIA D’OLTREOCEANO Ebbene sì, spoileriamo: le squadre sudamericane, neanche a dirlo, confermeranno ogni pronostico. Non sono particolarmente trascendentali, sia chiaro, ma sicuramente più avanti rispetto a noi comuni mortali europei. La prima partita in programma è Argentina contro Svizzera. Non c’è confronto, le argentine hanno un altro passo. Col passare dei minuti brilla la stella accecante di Anita Ontiveros. Urca se è forte, vedere le sue giocate esalta quasi più noi che il commentatore argentino. Insieme a lei Estefania Banini, altro gioiellino da tenere d’occhio. Passa il tempo e finisce la partita, il 7-0 finale imposto dall’Argentina alle quasi “neutrali” svizzere non ammette replica. Poi tocca all’Italia che alla fine, seppur senza mollare mai un centimetro per tutta la partita, deve arrendersi al Paraguay – la meno dotata tecnicamente tra le squadre sudamericane – per 5-3. Della partita delle nostre azzurre già vi abbiamo raccontato. A rimorchio c’è Colombia – Usa, anche stavolta ne esce un 5-3 e sempre per sudamericane in campo, tanto per cambiare. Il tasso tecnico, guarda un po’, la fa ancora da padrone. Intanto, con il passare dei minuti, iniziamo ad abituarci ai falli laterali battuti con le mani, all’assenza di calci d’angolo, al portiere che può tranquillamente raccogliere un retropassaggio con le mani in qualsiasi momento, al pallone privo di rimbalzo controllato.

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LE BRASILIANE D’ITALIA Ci avviciniamo al gran finale di giornata, il momento tanto atteso dal numeroso pubblico di Balaguer: il quarto tra Catalunya e Brasile. Non senza accorgerci dell’insolita scelta delle canzoni da ascoltare tra una partita e l’altra: Bella Ciao, E cantava le canzoni di Rino Gaetano, Azzurro di Celentano. E per quanto ci basti vedere quel pallone in campo, a rimbalzo controllato o meno, per sentirci a casa, ascoltare queste canzoni accelera alla grande il processo di integrazione in terra spagnola. Anzi, catalana. Grazie mille per il pensiero. Intanto gli spalti del Poliesportiu Municipal de Balaguer continuano a gremirsi. C’è voglia di impresa, c’è voglia di semifinale. Ma l’entusiasmo del pubblico catalano non fa i conti con lo scoglio da superare: il Brasile. Il cliente peggiore che si potesse trovare, in effetti. Ora chi lo spiega ai caldissimi catalani che (anche) in questo Brasile – distinguo di nuovo necessario, vista la Coppa America in corso in Uruguay –  ci sono le “nostre” Gabriela Oselame, Dayane Da Rocha, Jessica Will, Lidu Alves? Troppo forti per la volenterosa Catalunya, che alla fine cede per 7-1 abbandonando ogni sogno di gloria. Ma che spettacolo l’esultanza al gol delle padrone di casa, un inutile gol valso il 7-1, il più classico dei gol della bandiera. Quella catalana. Un grido di liberazione e dall’alto contenuto patriottico che non lascia indifferenti. Al fischio finale i verdetti sono quelli che ci si aspettava: il mondiale di Balaguer è un affare riservato alle sudamericane: Argentina- Paraguay, Colombia-Brasile. Il tutto mentre l’Italia, quella più famosa, perdeva in Iran per 1-3 coperta da un “velo” di silenzio quasi totale, tra notizie inseguite alla meno peggio; mentre l’indimenticato Rino continuava a cantare le canzoni e Gianna, magari, si rifiutava ancora di cercare il suo pigmalione e, dulcis in fundo, mentre in terra catalana passava lo straniero sotto un cielo non esattamente Azzurro.

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