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Se Fossi Un Mister – Lo Strano Effetto che Fa

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E’ l’alba, bella tonda, arancio in cielo, sfumatura di colori malinconica e portatrice di riflessioni in terra.
Una pigna sull’asfalto che è buona da far rotolare ad ogni passo e ad ogni riflessione, è l’alba di un nuovo giorno, di una nuova stagione, dell’ennesimo cestino di cose da buttare e dell’ennesimo pensiero fulgido sulla tua squadra.

Fulgido, appunto, come l’alba.

Il mare di Ostia si ostina da qualche mezz’ora a sbattere forte sulla riva e poi ritorna indietro, come una persona indecisa, turbata, che non sa se metter fuori la testa ed affacciarsi al mondo oppure nascondersi ed appendere un cartello alla porta con su scritto “non ci sono per nessuno”.
Come quando suonano alla porta e tu, in silenzio, controlli chi è per capire se hai piacere nell’aprire e mostrarti oppure far finta che a casa non ci sia nessuno.

Sigaretta, il click dell’accendino, niente, il vento sembra prendersi cura della mia salute, spegne con un soffio la fiammella come quando da piccolo, con tutto il fiato in corpo esprimi un desiderio e cancelli tutte le candeline accese con un colpo di polmoni, oggi riuscirebbero a catturare lo scatto giusto anche quelli meno bravi, basta accendere e risoffiare all’infinito e consumarsi il dito sull’ iphone ed il fiato all’infinito ma io non ho più fiato da sprecare.

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Ci siamo, tra 2 giorni si gioca, i tormenti in fondo allo stomaco prendono di nuovo vita, le domande, le notti insonni a sognare pedine e lavagnette, le visioni mistiche in un piatto formato da 5 polpette e tu ci riversi dentro il portiere di movimento, poi le allarghi perché noi siamo in possesso e ci vuole ampiezza ed alla fine te ne mangi una, non sia mai che qualche commensale si accorga davvero che stai facendo lo schema a polpetta.

E’ l’alba, non c’è un posto aperto per prendere un caffè, la pigna rotola perdendo piccoli pezzi, un po’ come le squadre, un po’ come le persone, un po’ come la vita, un po’ per volta perde pezzi ma continua a rotolare senza abbandonare la sua funzione.

Ci siamo tra 1 giorno e 23 ore e 46 minuti si gioca, prendi la borsa, c’è un filo di polvere ed anche un bagnoschiuma dell’anno precedente dentro, la apri e salta fuori tutto quel che ci avevi chiuso dentro, la risata sonora alla battuta del tuo vice, la delusione di una stagione finita non proprio come avresti voluto, qualche soddisfazione buona da appendere al muro per ricordarti che hai anche vinto a volte, qualche sconfitta umana e qualcuna sportiva.

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Eccola la valigia dell’attore, quella dove metti le tue cose, quella dove non puoi portare problemi e solitudini perché in campo si porta solo la voglia di giocare ed allora prendi la lavagnetta, poi pieghi la tuta di rappresentanza, controlli la pila sul tuo cronometro che ha girato e contato i secondi inutilmente per tutta l’estate, cerchi gli scarpini, raccogli gli appunti.

Il diaframma trema e le tempie pulsano, l’adrenalina spazza via gli interrogativi e le delusioni, la voglia di creare ancora qualcosa, la curiosità di metter fuori il naso e vedere dove si può arrivare, hai qualche idea su quale spartito far suonare ma tanto la differenza la fanno sempre i musicisti.

Infili la chiave ed accendi la macchina, siamo vivi, sono ancora vivo, ognuno per se, ognuno per l’altro, ti dirigi al campo, oggi si gioca, oggi si parla alla squadra, oggi si danno le maglie, oggi si discute con l’arbitro, oggi si apre la valigia dell’attore.

Entro nello spogliatoio, ognuna seduta al proprio posto, tante facce nuove e tante giovanissime, alcune, non tantissime quelle rassicuranti con cui già ti sei litigato il mondo e poi ti sei abbracciato e poi hai discusso di nuovo e poi ti sei ripreso per mano per percorrere di nuovo la strada insieme.

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E’ il momento:

Eccomi qua, sono venuto a vedere lo strano effetto che fa  la mia faccia nei vostri occhi e quanta gente ci sta.
Improvvisamente eccomi qua, siamo l’amante e la sposa, siamo arrivati fin qua, l’attore e la sciantosa, siamo pronti a qualsiasi cosa pur di stare qua, siamo il padre e la figlia arrivati fin qua, abbiamo lasciato soltanto un momento la nostra valigia di là.

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