Sono passati una decina di giorni dalla vittoria “storica” della nazionale under 17 nel Torneo di sviluppo UEFA svoltosi a Campobasso.
Dopo aver esordito nel 2016 rimediando 3 sconfitte con Spagna, Portogallo e Svezia, le azzurrine hanno reagito alla grande mettendo in fila Kazakistan, Romania e la favoritissima Russia.
Nonostante il pochissimo tempo che ha avuto a disposizione mister Roberto Menichelli per prepararle, le ragazze hanno convinto anche sul piano del gioco e della tecnica.
Noi di AGS abbiamo voluto indagare su cosa c’è dietro questa splendida realtà. E per voi abbiamo incontrato Carlotta Scarcella, portiere della FB5 di Roma, classe 2001, che ha
partecipato a entrambe le edizioni del torneo UEFA e che si è guadagnata sul campo i galloni di titolare per la finalissima con la squadra russa.
Ciao Carlotta, intanto presentati ai nostri lettori raccontandoci come ti sei avvicinata al calcio a 5 e soprattutto come mai hai scelto un ruolo particolare come quello del portiere
Ciao a tutti sono Carlotta Scarcella, ho 16 anni e gioco nell’ FB5 team Rome da 3 anni. Ho la passione per il calcio da quando sono piccola, purtroppo non ho mai avuto ne la fortuna ne la possibilità di coltivare questo mio grande sogno. MI sono avvicinata al calcio A5 grazie ad un’ amica di mia sorella che già faceva parte della mia attuale squadra, non che mia ex compagna. ha avuto così inizio la mia avventura nel calcio. Il mio primo ruolo nella squadra era quello di giocatrice di movimento; tuttavia l’ idea di diventare portiere mi allettava molto, da quando ero bambina; non a caso per il giorno del mio compleanno, chiesi per regalo una porticina da calcio, così da poterci giocare nelle vacanze estive.
Durante le partitelle fra amici mi piaceva ricoprire il ruolo di portiere, ma l’ idea di giocare in campo e segnare goal, mi entusiasmava ancor di più. Dentro di me amavo entrambi questi ruoli, fu però durante un allenamento che mi misi in porta, ed il preparatore dei portieri quel giorno mi propose di cambiare ruolo, vedendo in me del potenziale. Fu una decisione molto difficile, infatti la certezza di diventare portiere, venne dopo una partita della Juniores a Riano. Quel giorno uno dei due portieri non poté giocare in partita, perciò mi comunicarono che dovevo prendere il suo posto; ma inaspettatamente durante il riscaldamento, anche il primo si fece male, quindi toccò a me. Sarà stato il destino a farmi scoprire il mio ruolo nella mia squadra? In un certo senso credo di si! Posso dire con certezza che da quel fatidico giorno ho capito che il mio posto era proprio tra quei pali!
Giocando in partita mi sono resa conto delle enormi responsabilità che un portiere ha. Questo ruolo psicologicamente è molto difficile, è necessario concentrarsi sempre, per
tutta la durata della partita. A parte la difficoltà di avere sulle mie spalle gran parte del risultato finale, sono orgogliosa di essere PORTIERE! Amo il mio posto nella mia squadra
e come in ogni partita do sempre il massimo, per poter contribuire il più possibile alla vittoria insieme alle mie compagne.
A chi dice che fare sport pregiudica la carriera scolastica come rispondi?
Effettivamente non è una cosa molto semplice riuscire a combinare le due cose ma con molta pazienza e con altrettanti sacrifici secondo me non è impossibile. D’altronde la
passione riesce a farti affrontare qualsiasi cosa con maggiore serenità.
Tu hai vissuto entrambe le edizioni del torneo UEFA e tutte le fasi di avvicinamento con i vari raduni. Che differenza hai notato tra quanto è accaduto quest’anno e lo scorso?
Mi ritengo fortunata ad aver partecipato ad entrambi i tornei e penso che non sia una cosa impossibile da raggiungere. Ci vuole tanta determinazione, tanto lavoro, sacrificio, ma soprattutto tanta voglia di lottare per andare a prendere quella maglia tanto desiderata, e ovviamente lavorare,lavorare e lavorare per migliorarsi. Secondo me quest’anno ci ha aiutato molto anche il fatto di giocare in casa, e vedere che ad ogni partita il palazzetto si riempiva sempre più, ci ha caricate molto. Quest’anno volevamo a tutti i costi dimostrare che potevamo un vincere, dato il risultato dello scorso anno. A mio parere avevamo tutte le carte in regola per farcela. L’anno scorso purtroppo abbiamo incontrato due delle squadre più forti d’Europa e devo dire che anche la Svezia non era da meno. Quest’anno ci eravamo ripromesse di vincere il torneo, indossando quella maglia, avevamo pensato di sognare in grande, e con tutti gli sforzi ed i sacrifici di ognuna di noi siamo riuscite a
scalare questa montagna e ad arrivare in cima come vincitrici.
Seguendo le partite dal video è sembrato a molti che questa volta c’era un gruppo molto forte, affiatato e compatto: è solo una sensazione o c’è qualcosa di reale?
Si è tutto reale, il gruppo quest’anno era più compatto. In questi sette giorni ci sembrava già di conoscerci da una vita, in così poco tempo si è formato un legame molto stretto tra
di noi, eravamo come una famiglia che lottava per un unico obbiettivo, e passo dopo passo, aiutandoci l’una con l’altra siamo riuscite a raggiungere questo traguardo alla
grande. Sono contenta perché ci siamo comportate da vera squadra.Il merito non è soltanto nostro ma sopratutto dei mister e dello staff, che ci hanno seguito dal primo fino
all’ultimo giorno costantemente, credendo in noi.
Nella partita clou, la finalissima con la Russia che avrebbe deciso la vincente del torneo, ti sono stati consegnati i guanti da titolare: te lo aspettavi, cosa hai provato?
Sinceramente non me lo aspettavo. Mi era stato comunicato che avrei giocato tutto il primo tempo, ma non mi sarei mai aspettata di giocare tutta la partita, è stata una bella
sorpresa. la cosa di cui sono soddisfatta è che durante il primo tempo sono riuscita a dimostrare fiducia ai mister. Ero emozionatissima, prima del fischio dell’arbitro del secondo
tempo, sono entrata in campo più carica di prima, con la voglia di vincere quel torneo. La Russia è stata un’avversaria molto difficile infatti, a mio parere la finale è stata una delle
partite più belle e complete che abbia mai giocato, ma nello stesso tempo è stata una partita molto difficile e combattuta da entrambe le squadre. Noi ci siamo meritate la vittoria, anche perché siamo scese in campo mettendo testa, cuore e gambe e questa è stata la ricetta perfetta che ci ha portato appunto a vincere il torneo.
Per chiudere usciamo dal discorso nazionale e andiamo sul movimento giovanile in generale. Sei stata alle finali scudetto Juniores, per due anni hai fatto la finale regionale, pensi che sia stata imboccata la strada giusta? A che livelli siamo arrivati e quanto pensi ci manchi per raggiungere le realtà internazionali più avanzate?
Si penso sia stata presa senza dubbio la strada giusta per questo settore. Ora non possiamo che migliorare sotto tanti punti di vista, se continuiamo a crescere in questo modo in un futuro prossimo le realtà internazionali che tanto ci sembrano lontane diverranno possibili anche per noi.
Grazie per la disponibilità e in bocca al lupo per i tuoi traguardi sportivi e non.