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Se Fossi Un Mister – Quant’è Profondo il Mare

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Il rumore del mare è più visivo che acustico, il rumore dei pensieri è più figurato che visivo, il rumore delle persone che non ci sono più è più presente che  passato, la gente se ne va recitava un vecchio adagio, non è vero alla fine se qualcosa vi ha legato non se ne va mai nessuno.

Il suono delle persone è dentro una canzone, dietro una frase, dentro un bel film che vorresti subito chiamarli, quelli che se ne sono andati e dirgli vallo a vedere, ciò che piace a me di quel film è che se lo vedessero loro ci si potrebbero specchiare dentro e sono sicuro che gli piacerebbe.

Ho sempre sentito il vuoto delle cose che se ne vanno, figurarsi delle persone, ne ho incontrate tante ma forse ho perso il conto di quelle che se ne sono andate e gli arrivederci o gli addii non mi sono mai piaciuti, di solito saluto con un: “a domani”  mi sembra una buona promessa per lasciarsi senza troppe ansie.

Dove sono? Cosa fanno? Hanno più trovato quella giusta cattiveria che gli mancava in campo? Hanno smesso di avere gli attacchi di panico prima di una partita importante? Fanno ancora stretching e se lo fanno hanno smesso di considerarlo un modo per raccontarsi cosa gli è successo durante la giornata e stiracchiarsi gli arti in maniera svogliata salvo poi accorgersi che le stai guardando e di colpo piegarsi in due come Nadia Comanèci?

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Non lo so, sono domande che spesso accompagnano i gesti abitudinari della mia vita, mentre guido o bevo il caffè, mentre vedo una vecchia coppa impolverata sulla mensola, magari loro si chiedono se ho smesso di incazzarmi per una partita di futsal, se ho imparato a passare più tempo dentro casa che dentro il campo e se ho smesso di ascoltare la musica prima delle partite. Ho allenato tante giocatrici di cui ho perso le pieghe della vita una volta che hanno appeso gli scarpini al chiodo, dopo esserci entrato con prepotenza nella loro vita, dopo averne gestito le più profonde confidenze, dopo aver lottato con loro nelle migliori partite e nei peggiori scorci di vita, dopo aver avvicinato i nostri sogni, a volte conquistandoli ed altre vedendoli svanire mentre stringevamo un pugno, il tempo di chiudere le dita ed erano racchiusi nel pugno dell’avversario.

Che fine fanno tutte le giocatrici in cui hai creduto? Quelle che ti hanno fatto saltare dalla panchina per un gol, quelle che ti hanno fatto buttare via 3 fegati a forza di urla, quelle che mister domani non vengo ho un compleanno, mister non gioco perché ho un moscerino nell’occhio, mister io gioco anche se ieri mi sono rotta il crociato e guai a te se hai un minimo di compassione, mister io ci credo in noi, mister tu sei solo chiacchiere e distintivo, mister secondo te quant’è profondo il mare?
Eh non lo so quant’è profondo, non ho mica una risposta a tutto e comunque prima di te se l’è già chiesto Lucio Dalla.
Ditemi dove va tutta questa gente una volta che non gioca più a pallone perché a me manca e dentro la testa e dentro il cuore ma nelle tasche del mio giacchino c’è un pezzo di loro.

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Ho imparato da loro come mettermi le lenti a contatto, ho imparato come far finta di portare i parastinchi davanti all’arbitro anche se in realtà i parastinchi son rimasti a casa, ho imparato come trovare una scusa plausibile per non allenarsi con meno 5 gradi, ho imparato come vincere, come perdere, come piangere e come ridere ma soprattutto ho imparato come farsi la doccia nei peggiori spogliatoi del mondo ed uscire belle come il sole, magari con qualche taglio sulle ginocchia ma belle. La reazione del calore sulle guance, la ragazza dalla pelle chiara che esce con le gote rosse, quella che era arrivata con i capelli piastrati che esce e sembra il re leone, quella che le hai appena ridato la carta d’identità dove sembrava la figlia di Frozen ed adesso ti sembra Shakira, quella che qualcuno ha un po’ di crema sennò mi va via via l’abbronzatura e siamo a dicembre e non capisci se vive nel solarium sotto casa tua o alle Maldive, quella che mister hai per caso un elastico? Non so come, perché mi son rimasti 3 capelli ma io un elastico ce l’ho davvero e la guardo con aria beffarda perché lei voleva fare la spiritosa, lei mi guarda e ride, io la guardo e rido, ridono i suoi occhi, ride il mio cuore, ridono i suoi capelli finalmente legati nell’elastico e ride l’elastico, finalmente utile ai capelli di qualcuno piuttosto che abbandonato nelle mie tasche.

Ridere fa bene al cuore.

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Giulia la immagino professoressa di Educazione fisica, con il suo regime alimentare rigido a sequestrare le merendine al cioccolato agli studenti ed avviare uno smercio di colazioni a chilometri zero perché l’ambiente va rispettato ma se l’avessero potuta vedere quando faceva la preparazione precampionato probabilmente tutti saprebbero cosa vuol dire essere atleta e curare la propria alimentazione.

Susanna in perfetto equilibrio come sempre e da sempre con un piede su due staffe, non dice mai di no a nessuno ma nemmeno di si, vive nel limbo del forse ed ogni volta che c’è da prendere una decisione manda un SMS a tutte le sue ex compagne per sapere prima cosa fanno loro, fosse anche solo per decidere cosa cucinare al marito per cena lei si consulterà prima con tutte,  quante volte noi tutti prima di prendere una decisione abbiamo detto decidiamo anche per Susanna sennò stasera ci fonde la batteria del telefono a forza di sms.

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Silvia probabilmente ancora deve pronunciare una parola, ti guarda e si fa capire a gesti, probabilmente il momento più difficile è stato quando all’altare il prete le ha chiesto di dire di si e lei ha solo annuito con la testa. D’altronde si sa i portieri sono particolari, un giorno in campo l’arbitro le ha chiesto se voleva la barriera e lei per non rispondergli ha deciso di parare una punizione da sola a 5 metri dalla porta con la mascella, forse da li la bocca non l’ha più aperta nemmeno per respirare.

Chiara probabilmente starà ora stilando il suo codice etico, credo sia arrivata al punto  millenovecentoventi. No perché sai questa cosa non si fa, non rientra nei miei ideali, stare insieme racchiude delle regole, intanto le compagne le hanno nascosto le scarpe dentro il secchio fuori dagli spogliatoi, rubato il telefono per scrivere su Facebook a suo nome che stasera va con il primo che la contatta  e mandato un whatsapp alla madre scrivendogli non torno a casa perché sono incinta e non so chi è il padre e lei una volta scoperto il tutto non ha più parlato a nessuno per un mese.

Cos’è davvero uno spogliatoio?

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Un posto dove si incontrano le speranze ma anche gli incubi, le paranoie, le manie, i caratteri, le gioie ed i dispiaceri, le abitudini di tutte, un posto dove si vive almeno per un anno insieme e se sai davvero viverlo nel rispetto di tutti e tutte quel posto non te lo scorderai mai nella tua vita, devi essere bravo a condividere ed aprirti agli altri, regalare tanto di te e prendere il meglio dagli altri.

Fra qualche anno voglio chiamarle Silvia, Chiara, Susanna e Giulia e le altre, voglio vedere cosa provo a rivederle in mezzo al campo, voglio sentirle ridere e prendersi ancora in giro come quei giorni in cui ci sembrava che mai niente ci avrebbe separato o allontanato da questo sport.

Eccoti qua decidi che la fase dell’eterna adolescenza è finita, allora tutto cambia. E’ andata così ci sono quelli che partono e quelli che restano, io ho deciso di restare, faccio il mister di provincia, torno a casa la sera tardi, soffro di insonnie da sconfitta, credo ancora che ogni traguardo sia possibile e la domenica la passo a vedere le giovani ragazze che danno calci ad un pallone e penso a quanto sarebbero state forti loro se all’epoca fossero esistiti i settori giovanili.

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Che fine fanno le persone che non vedi più?

Io ce l’ho tutte dentro le tasche, ogni tanto le tiro fuori perché vedo un film, ascolto una canzone o vedo un gesto che mi aiuta sentirle di nuovo accanto a me, come se il tempo si fosse fermato.

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