Storie

I posti sono semplicemente persone

I posti sono persone
Final Eight 2017
Day Two

Le parole di una canzone ascoltata per caso, un post sui social e questa idea che si stampa in testa e non va più via. La strada e il palazzetto, le ore prima della partita e il silenzio così forte che sento solo il cuore che batte forte e poi finisce che hai paura che lo sentano tutti. Voi che vi complicate la vita da sole e prendete anche un gol mentre il cronometrista saluta gli atleti e uno degli arbitri attraversa il campo verso gli spogliatoi. Voi che non sapete nemmeno bene di cosa siete davvero capaci e avete un sorriso splendido fino al fischio d’inizio e poi non c’è niente solo il pallone e il suono che fa quando s’insacca nella rete. Voi che siete la scoperta di questa stagione e che mi avete regalato un sacco di sorrisi e telefoni dimenticati sul tavolo. Il sorriso triste prima e l’abbraccio forte dopo. Lo vedi che non si disimpara a giocare? Perché ci vuole una ragione per spingere il cuore dentro alle gambe, per raccontare alla testa che sei sempre la stessa. Con la forza delle colline verdi a picco sul mare, delle facciate bianche delle case intorno alla piazza. Con gli odori della tua terra e il profumo del vinho verde. Con quel vento leggero che spinge l’odore del mare fino a dentro le finestre e ti ricorda che c’è sempre spazio per un sogno. La palla che taglia l’area e tu in scivolata, t’allunghi. Io in piedi pronto ad esultare perché la fiducia è capace di fare miracoli e d’arrivare in posti che non t’immagini. Quando non te la concedono devi andare a prenderla, con tutta la rabbia agonistica di cui sei capace. La palla è troppo veloce e schizza sul fondo e rimbalza rumorosa sul muro. I tackle, la busta e la tua avversaria che incredula t’insegue ma tu già non ci sei più. I recuperi in difesa, il tackle in scivolata, pulito sul pallone. Quante volte mi hanno ripetuto: “Dovevi vederla giocare, era forte forte, credimi”. DI lei non ho mai dubitato e se qualcuno davvero speciale continua a ripetermi “Era l’anima della squadra, non la passavi mai”. Grazie, per il regalo. Ho visto il giocatore di cui tutti mi parlavano, quello che quando lo guardi non lo dimentichi più. Come Steven Gerrard che guida il suo Liverpool, con l’eleganza e la potenza del ragazzo che realizza il suo songo di bambino cresciuto a due passi dalla Kop a guardare i suoi idoli giocare. Ogni Mark Lenders ha bisogno del suo Danny Mellow. Gioca, dirige, indica e corre. Finisce a terra con i crampi e le gambe dure come il cemento. Sorride e quando lo fa le si illumina il viso. “Vado in albergo, ci vediamo domani.” Due dita e un tatuaggio legano due partite diverse e due giocatori. Doppietta del portiere e sorrido pensando che è in testa alla classifica dei cannonieri di questa edizione, indossa il numero uno con l’eleganza di chi sembra sceso da una passerella e invece è un atleta vero, come Lindsey Vonn che scia come se fosse solo un hobby e invece quello è solo il frutto del duro lavoro che abbraccia il talento. La sera s’è presa la notte e probabilmente ci aspetta altro cibo spazzatura visto che le cucine dei ristoranti sono chiuse. Le aspettiamo, non importa. Il regalo per la tua nipotina non è una mia idea, però avrei preferito consegnarlo domenica e vedere un sorriso più grande. C’è sempre la stessa intensità, la stessa voglia e la stessa classe. Quando si perde il proprio nome e diventa tutt’uno con il cognome allora si è realizzato qualcosa di speciale. Penso poi anche a te, i tuoi messaggi prima della partita, a quell’idea che da un po’ mi ripeti. Che sia tu a decidere di farlo e non lasciare che siano altri a decidere per te. Ogni squadra dovrebbe contare su un giocatore come te, come George Finidi l’ala destra dell’Ajax capace di vincere tutto. Tutti ricordano Overmars, Litmanen, Seedorf o i de Boer, ma senza la sua efficienza tattica e capacità tecnica quella squadra non sarebbe stata la stessa. Se potessi intorno a te costruirei ogni squadra a Football Manager. C’è una bambina che mi guarda curiosa e cerca di capire cosa sono questi segni sullo schermo, quando lo giro per permetterle di vedere meglio sgrana gli occhi. Già il mio schermo si gira, visto che magia?

Have a nice Final Eight.

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