Storie

Keep Going

Final Eight 2017
Day One

 

Quando sono in viaggio adoro guardare come i bimbi spesso, fuori da finestrino. Tanto guida lei che le piace e io invece odio la macchina e preferisco la moto.
La strada scorre come se fosse un lungo filo indistinto d’asfalto e catrame. Se allontano lo sguardo tutto rallenta, due velocità.
Non mi volto mai a guardare cosa c’è dietro, sono troppo curioso da quello che c’è avanti a me.
Negli specchietti retrovisori delle macchine negli Stati Uniti c’è una scritta che mi ha sempre particolarmente colpito. “Objects in the mirror may appear closer than they are”. Arrivano messaggi sul telefono, qualcuno più lungo qualcuno più breve.
Lo leggo un paio di volte, c’è sempre tanto tra le righe di quello che scrive, il non detto spesso risuona come un rumore di fondo, come una cantilena della nonna.
Mi torna alla mente quella frase in inglese, forse è vero il passato ci sembra più vicino perché lo conosciamo e non ne abbiamo paura, il nostro cervello ha rimosso le parti spiacevoli e come una vecchia coperta calda è capace di farci sentire meglio, almeno per un po’. In realtà non è così, ci spaventa la paura del futuro, di quello che non conosciamo e così spesso finiamo con l’essere prigionieri delle nostre paure.
Ho portato con me le statuine di Holly e Benji come amuleto contro quell’eccessiva serietà che trasforma i sogni in incubi e lo sport in una guerra.
Credo con ogni fibra del mio cuore di potermi ancora stupire, che c’è qualcosa di più bello ancora da vivere e raccontare: Mi metto in viaggio con questa speranza.
Credo nelle dita alzate verso la tribuna per un messaggio che è solo nostro.
Credo “nelle buste” come soluzione di gioco e nell’arroganza sportiva.
Credo che sei ha il coraggio di andare dal dischetto sullo zero a zero in una finale scudetto, allora sei un talento vero.
Credo che non si disimpari a giocare ma che ci voglia una ragione solo tua per farlo.
Credo che vincere non sia tutto, ma l’unica cosa che conta.
Credo però che vincere sia solo il prodotto finale dei mille piccoli sacrifici che si fanno tutti i giorni.
Credo che se Holly ha fatto tutti quei gol il merito è solo di Tom Baker che saltava tutti gli avversari.
Credo che se Julian Ross ha il 14 sulla schiena non è mica un caso ed è anche lo stesso numero di Joan Cruyff.
Toby abbia e scodinzola, scodinzola e abbaia insomma è un cane abbastanza indeciso e odora di salmone che nemmeno in una pescheria norvegese.
Ho sempre pensato che tenere un diario fosse una cosa da bimbi pisciolosi e ragazzine brufolose, forse non lo è.
Bisogna avere il coraggio di fare qualcosa che non si è mai fatto.

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