Il pivot biancazzurro conta i giorni che la separano dal suo esordio in questa stagione, dopo la rottura del crociato subita a maggio. Catrambone: “Grazie a chi è rimasto – e sopratutto a chi è andato via – ho trovato le forze per ripartire”
“Clinicamente guarita”. Con queste parole il professor Maccauro ha scritto finalmente i titoli di coda al recupero post-operazione di Alessia Catrambone. Day 150, aveva scritto lei pochi giorni prima su Facebook: “L’attesa è finita, un ringraziamento particolare alla mia famiglia che in questi mesi di è presa il peggio di me, senza pretendere niente”.
La luce in fondo ad un tunnel fatto di palestra e sacrificio, per far sì che la rottura del crociato diventasse soltanto – citando Lorenzo Cherubini – “un autografo di Dio”, sulla pelle del primo bomber della Serie A.
“Ho passato mesi difficili perché non sono mai stata ferma così a lungo e non sapevo come affrontare la situazione, lontana da casa. Eravamo io, il mio ginocchio e chi mi ha aiutato nella riabilitazione. Ho addirittura pensato di smettere, ma grazie a chi è rimasto – e soprattutto a chi è andato via – ho trovato le forze per ricominciare da dove avevo lasciato. Adesso sono pronta e quando mister Chilelli vorrà, mi metterò al servizio delle mie compagne”.
Il 25 ottobre il primo allenamento con la squadra: il contatto con il parquet e quel pallone a rimbalzo controllato che da più di 10 anni è un punto fermo nella vita di Catrambone.
“Ho iniziato con qualche minuto nelle partite di fine seduta, il mister è stato bravo a gestirmi e le mie compagne a non farmi mai pesare la diversità di ritmo. Non è affatto un atteggiamento scontato, sentire la loro fiducia è uno stimolo a fare sempre meglio per recuperare in fretta il tempo perduto”.
Il calendario non ha avuto la pazienza di aspettarla, ma nel frattempo la S.S. Lazio ha giocato anche per lei, conducendo a testa alta un girone di andata finito con un tennistico 0-6 nel derby esterno con la Bellator Ferentum.
“Per i valori che abbiamo possiamo giocarcela ancora meglio rispetto a come abbiamo fatto, ma si sa che i primi mesi sono sempre i più duri: bisogna dare identità ad un gruppo con 6 persone in più, trovare sintonia e affiatamento. Sono certa che la vera Lazio si vedrà più avanti, così come è successo lo scorso anno: il lavoro di settembre-ottobre ha dato i suoi pieni frutti a marzo, quando siamo arrivate a disputare una finale di Coppa Italia ad armi pari contro una squadra stellare come l’Isolotto”.
Impresa epica sì, ma è per un nuovo ruolo da protagoniste che le aquile di Chilelli lottano ogni domenica in una A d’Elite che non ha nulla da invidiare ai tornei internazionali.
“Lo dicono i roster e lo confermano i risultati, perché è sempre più difficile fare pronostici: vedi il nostro pareggio col Fasano alla prima, quello con il Napoli negli ultimi secondi di gioco o il 2-2 tra Montesilvano e Olimpus. Per un giocatore, un campionato così è la cosa più bella che possa esserci”
Non ci rimane, allora, che farle il nostro il nostro in bocca al lupo in vista di un esordio sempre più vicino.
“Magari quella di domenica (prima di ritorno contro lo Stone Five, n.d.c.) sarà l’ultima da tifosa, chissà – chiude Catrambone con un sorriso. – Intanto spero che le mie compagne mi regalino una bella vittoria, approcciando bene la gara e imponendo la nostra tattica. Non vedo l’ora di gioire con loro, in mezzo al campo”.