Football Americano Femminile

Anthea e Federica, Federica e Anthea

Non volevo partire.
Il dolore non mi aveva abbandonato un minuto durante la notte, dieci ore di viaggio e un paio d’ore in piedi non erano certo quello che mi avrebbe prescritto il medico.
“Poi se ti perdi qualcosa, se accade qualcosa di straordinario e non ci sei per raccontarlo?”
Imbottito di farmaci mi sono seduto per questo nuovo viaggio verso sud.
Pulmino della parrocchia carico d’ignoranza sportiva.
Quando arrivi al campo, quello che ti colpisce e la polvere, s’infila ovunque, bianca come quel terreno di gioco che sembra una spiaggia del tirreno, che t’inganna con quelle pietroline sottili.
Devo bere, però l’acqua è per le ragazze che giocano.
Bere mi aiuta ad alleviare il dolore, le ragazze però giocano.
Non ricordo molto sono sincero, quando stai male, così male, il dolore si prendere lo spazio dei pensieri, tutto lo spazio.
Se mi fossi arreso al dolore però mi sarei perso la giocata di una donnina di 1 metro e 57, per 45 kg, che blocca downfield per il suo suo running back e le permette di segnare il suo secondo touchdown. L’azione termina e invece di festeggiare, torna sui suoi passi, si china sull’avversaria a terra e le chiede come sta “Bene, ma se mi alzo mi gira la testa. Tranquilla ci sono io, arrivano i medici”.

http://www.nfl.com/videos/nfl-game-highlights/0ap2000000295953/Marshall-can-block-too

Mi sarei perso anche le sue lacrime quando l’altra donnina meravigliosa di soli sedici anni, che colpevolmente abbiamo trascinato in questo sport s’è involata dopo una ricezione avventurosa per cinquanta yards fino al suo primo touchdown, una accelerazione che ha alzato una nuvola di polvere, che non potevo non pensare a “Bip Bip” inseguito da Willy il Coyote.
“Correvo così veloce perché pensavo: non farti colpire, non farti colpire”
I ricordi si sono collegati, vecchi e nuovi. Ho ritrovato le parole di un’altra donnina meravigliosa, piccolina, che in un contropiede in una finale scudetto è libera per andare al tiro, tutto quello che riesce a pensare è “Non me la passare, non me la passare”, la palla però le arriva e lei fa quello che fanno i CAMPIONI, quelli con l’arroganza di Ibra, la colpisce d’esterno e la piazza sotto l’incrocio sul palo lontano. 3-2.
Non finisce questo pensiero che quella donnina velocissima, che nasconde sotto il casco dei capelli improponibili, segna per la seconda volta, nella sua prima partita da titolare vero in doppio ruolo.
Non ha paura di battersi. Questo non s’insegna. Ho la possiedi questa anima da guerriera o non la possiedi. Ora puoi cancellare dal tuo vocabolario “Non sono capace”.
Ti voglio bene, senza chiedermi altro. Sei nello spazio dei pensieri felici, come lo scudetto della Juventus il cinque Maggio, come la Nutella.
Di questo sport non importa nulla a nessuno, tranne a voi che lo praticate.
Investendo non solo il vostro tempo libero e il vostro denaro, ma mettendo il vostro corpo a dura prova, a contatto con i colpi che possono lasciare segni difficili da coprire.
Vi adoro per questo.
Quando chiudete il borsone, dentro non ci sono sogni di contratti sportivi milionari, non c’è un futuro ad alto livello in questo sport.
Dentro, c’è una divisa da gioco sporca, l’attrezzatura impregnata di sudore, le scarpe piene di polvere, i dolori, i lividi e i ricordi.
Tanti ricordi, riempiono la borsa e la fanno sembrare più pesante.

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