Calcio

Una questione di numeri – Difesa

Quando iniziammo a collezionare le action figures di Holly e Benji, per i puristi Capitan Tsubasa, c’erano alcune riflessioni che ho voluto condividere con Federica.
Lei mentre mi ascoltava, punteggiava le mie parole con un ricorrente “scrivile queste cose, devi scriverle”.
Non l’ho presa troppo sul serio fino ad oggi.
In fondo si trattavano solo di parole dettate dall’amore sconfinato per lo sport, anzi per essere proprio precisi per le storie di sport.
Le dissi: “non appena ho la action figures di Bruce Harper ad inspirarmi, scrivo il pezzo, promesso.”
Eccomi qui ora, a mantenere la parola data.
Nel calcio il numero che porti sulla schiena non è un dettaglio.
Sei giochi in porta, se hai scelto di fare il portiere, oppure semplicemente ti hanno messo in porta perché non sei bravo come gli altri con i piedi, puoi indossare solo il numero 1. Per farlo però devi essere un Buffon, un Toldo, un Preud’homme, se invece sulla schiena ti metti un 2 allora sei un Viviano e ti meriti anche di fare cagare spesso e volentieri. Potrei concedere ad un portiere di mantenere il 12, per ricordarsi della gavetta fatta. Ma se arrivi a giocare titolare devi prendere l’1. Se ti ostini a giocare con il 16 sei un Barthez qualunque. Benji Price aveva la maglia numero uno insomma.
Se hai il 4 sulla schiena sei un Paolo Montero, al massimo puoi essere un Pasquale Bruno, te ne frega poco del tocco di fino, del lancio lungo verso la tre quarti avversaria, la tua capacità di anticipare l’avversario si limita ad anticipare la rotazione della caviglia dell’attaccante inchiodandola sul posto. Infatti Bonucci indossa il 19, perché cosciente della sua inadeguatezza nel ruolo. Andrea Barzagli è costretto ad indossare il 15 altrimenti i suoi compagni di reparto si deprimono oltre misura.
Bruce Harper aveva la maglia numero 4 insomma.
Unica deroga alla regola del numero 4 è Sara Iturriaga, ma quello è il futstal e le beniamine non si toccano mai e Cristiano Zanetti, rigorosamente in quest’ordine.
Se indossi il numero tre, devi essere un gran figo, Antonio Cabrini, Paolo Maldini, il compianto Andrea Fortunato. Non capisco quindi cosa faccia Chiellini con quel numero sulla schiena, due piedi come due tombini di ghisa, ignoranza calcistica a palate e poca fortuna con le donne. Usurpatore di numeri.
C’è il caso Roberto Carlos che ha alternato il 3 del Real Madrid con il 6 della Nazionale Brasiliana, indeciso sul da farsi. Puoi essere un Bixente Lizarazu, fai il fotomodello, trombi donne bellissime e poi vai in campo arando la fascia come se avessi un trattore nelle gambe. Non potresti essere un Patrice Evrà, che nella sua immensa classe lo sa e quindi gioca con il 33, cioè due volte 3.
Certamente non puoi essere Jaap Stam al quale, in nazionale permettevano di indossare il 3 ma una volta indossata la casacca rossonera gli hanno fatto notare le gigantografie di Maldini sui muri di Milanello e lui mugugnando ha scelto il 31.
Di chi indossa il numero due non si ricorda mai nessuno, sarà perché ad usare il destro non solo per scendere dall’autobus della squadra, dovrebbero essere capaci un po’ tutti quelli che dicono di essere calciatori professionisti. Se ci aggiungi qualche cross e due randellate puoi giocare terzino destro.
In difesa c’è un numero sacro, il numero 6.
Devi avere i piedi buoni per indossarlo. Guardi la maglia e sai che devi essere “elegante”, c’è Gaetano Scirea a guardarti insieme agli angeli e da terra ci sono Bobby Moore, Franz Anton Beckenbauer e Franco Baresi a fissarti con aria diffidente. Ci ha pensato bene Romagnoli che ha scelto il 13, lo stesso numero di Nesta che da ragazzo intelligente si è sempre tenuto lontano dal quel numero davvero pesante. Ti concedo di essere un Aldair, che infatti avevano soprannominato Pluto, puoi essere un Paul Pogba, che poi è impazzito scegliendo la maglia numero 10.
Non avete mai pensato guarda il numero (aggiungi numero a piacere) è davvero forte?
Ecco, non potete scegliere un numero a caso, dovete trovare il vostro numero.

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