Football Americano Femminile

Four and Seven

Indossi paraspalle e casco.
La tua maglia, il tuo numero.
Sul campo. L’erba calpestata dai tuoi scarpini, gli avversari e la linea del touchdown.
Ready, Down, Set…
La palla nelle tue mani. Gli avversari spazzati via, inarrestabile e felice.
Può sembrare tutto facile, quasi ordinario. Lo splendere di un talento naturale.
“La magia del campo”, attraversi la linea laterale, il confine bianco prima del prato. Verde, il colore della speranza, il cibo per i tuoi sogni.
Lì su quel terreno, tra le linee e le tue compagne di squadra, è facile dimenticare i sacrifici, le lacrime, il sudore e la rabbia.
Ricordi quando nessuno voleva credere al tuo sogno, in quanti pensavano che avresti miseramente fallito? Ricordi il dolore necessario a piegare il tuo corpo verso una meta che sembrava così lontana?
Ricordi quando il tuo unico pensiero era “andrà tutto a puttane”?
Io le ricordo bene. Come non ho dimenticato le voci dei perdenti, il sussurrare dietro gli angoli e gli sguardi. Avresti dovuto fallire, non c’era speranza e mentre ti spiegavano il perché, tu continuavi invece a guardare lontano. Il tuo corpo ti raccontava un finale per la tua storia, diverso. Ti parlava attraverso i lividi e i muscoli doloranti, tenuta insieme a tratti da un pezzo di tape adesivo, quasi a trattenere insieme i cocci. Il prezzo da pagare per essere davvero, la migliore. Hai scelto di non ascoltare le loro voci ma di prestare attenzione a quella vocina dentro di te che ti sussurrava “puoi farcela…puoi farlo…hai questo talento…continua a provare…non mollare…nessuno può fermarti…”
Chiudi gli occhi ora, per un istante.
Luglio. Caldo assurdo.
Ultima giocata. Un punto, tutta la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
Devi correre a sinistra.
La corsa e la palla stretta in mano, forte, più forte che puoi.
Ti dicevano di andare da una parte ma tu sei andata dall’altra, il sentiero meno battuto, il lato sbagliato.
Ha preparato il corpo all’impatto, protetto il cuore dai colpi.
Ma non c’era nessuno li, solo tu e la vittoria.
Apri gli occhi ora e ripensa a quella voce, ti raccontava di quel sogno quando anche tu vacillavi, era il tuo cuore, parlava a te.
Non parlava solo alla giocatrice, raccontava anche di te, donna.
Nessun sentiero, strada, percorso verso la vittoria è quello che prevedevi, che pensavi possibile.
Sicuramente non è un lungo rettilineo.
Troverai mille curve, mille incroci, incontrerai persone e dimenticherai persone.
Ci saranno soste, per riprendere fiato, per sistemare i piccoli inconvenienti, per mettere un pò di tape al tuo cuore e sulle tue ferite. In quei momenti ricordati di ascoltare quella vocina, quel desiderio che ti brucia il cuore, ti ripete “rialzati e vai, la meta è a portata di mano, tieni duro e vai oltre, c’è sempre il sole al termine dell’oscurità”.
Non è vincere quello che fa di te un campione.
“It’s the fight back”.
Il rialzarti da terra, il tornare sulla linea, il prepararsi al prossimo colpo quando ogni fibra del tuo corpo ti dice che non puoi sopportarne ancora.
Battersi quando ti sembra non ci sia nessuna speranza di vincere, fermarsi sotto la pioggia quando la tempesta imperversa e sorridere.
Se sorridi alla tua vita, lei non può che sorriderti di rimando.

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