Football Americano Femminile

#sullepunte – 1

Detesto parecchio parlare di me. Forse perché raccontarsi è un viaggio dentro se stessi, si ha timore di quello che si trova, di parlare ad uno specchio al quale sai di non poter mentire. Scelgo di partire parlando di delle mie compagne di viaggio, ho passato così tanto tempo con loro da riuscire a percepire ogni minima variazione d’umore.
Natascia, quando è davvero infuriata, inizia con una risata nervosa, quasi a voler ridere di quello che la fa arrabbiare, poi al silenzio che accompagna una pausa di riflessione spesso seguono lamentele e irritazione.
Karen. Se le vedi spuntare in viso un broncio perplesso, quello è il segnale che qualcosa la infastidisce.
Aggrotta un po’ la fronte ed ho davvero l’impressione che stia contando fino a cento prima di parlare e farci sapere quello che pensa.
Enrica “Pallina”, somatizza con un silenzio criptico che devi assolutamente rispettare anche se non riesci a comprenderlo.
Andrea. Le sue confessioni, le sue pause di riflessione. Un mini-mondo incasinato, tra i più buffi che abbia mai visto.
Conosco le mie guerriere e loro, almeno un po’ stanno imparando a conoscere me. Le mie potenzialità ed i miei limiti, i miei difetti.
Essere una Lobsters, essere parte di una squadra, comporta la tacita rivelazione che pur essendo tutte profondamente diverse, le spigolature dei nostri caratteri s’incastrano perfettamente. Come le ruote dentate di un ingranaggio meccanico, produciamo passione ed energia, tutta la tenacia che ci occorre per andare avanti.
Sembra quasi un miracolo, uno di quei colpi di fortuna troppo clamorosi per accadere a me.
Se ci guardate con attenzione, solo per pochi istanti, vi sarà chiaro che ci hanno messe insieme a casaccio.
Arriviamo tutte da sport diversi, città diverse, religioni diverse, ideali diversi, età diverse.
Alcune volte, pensandoci per qualche istante, ho l’impressione che qualcuno si sia impegnato a sceglierci così. Quel qualcuno abbia composto una lista di atlete da contattare, quelle che potevano comporre una squadra perfetta e dopo un’accurata selezione abbia scelto noi, quelle “sbagliate”, quelle davvero incasinate. Non me lo spiego proprio, come sia potuto accadere, forse, davvero c’è qualcosa di portentoso in tutto questo.
In noi c’è la gioia di quelle piccole cose che accadono per caso e che ti sembrano magiche.
Trovarmi sul campo, con questa uniforme indosso è per me, come trovare parcheggio in centro di sabato sera, come trovare un posto libero in spiaggia alle 11 del giorno di ferragosto, come entrare nella tua pizzeria preferita e non c’è fila e il pizzaiolo ti sorride aggiungendo: “Le ho appena sfornate !”, è come aprire una borsa che non usi da un po’ e trovarci dentro cinquanta euro che avevi dimenticato li, stropicciate ma bellissime.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top