Football Americano Femminile

#day11

Un gesto appena accennato, muove il casco da una parte, come fa sempre quando la irrita qualcosa.
Sorridi nascosto dentro al giaccone. Un umidissimo inverno, questo dannato campo a due passi dal mare.
La luce dei riflettori rimbalza sulla coltre di nebbia che spunta dal nulla, come in quei film fantasy sembra evocata da uno stregone. Avvolge tutto.
L’erba sintetica diventa uno scivolo piatto tra le ombre della notte.
Il rumore dei caschi e gli impatti, i giocatori che si mettono in posizione, i segnali gridati mentre tutto è immobile e poi l’azione. Veloce e frenetica. Il tempo di pochi battiti del cuore ed è tutto finito.
Se fosse un uomo, un atleta di College, una enorme “A” seguirebbe il suo nome, nel roster della squadra. “Athlete”, la sigla che si riserva a quegli atleti dalle potenzialità così devastanti che fai fatica ad incasellarli. Duecentonovanta yarde corse nella stagione appena passata, quaranta solo nelle finale. Suo il punto addizionale, sua la rabbia, sua la determinazione, suoi i silenzi e sua la leadership. Un running back, con la prestanza di un fullback e con i numeri di un grande middlelinebacker. Fosse un QB lo definiremmo un “dual treath”, capace di essere una minaccia sia con le gambe che con il braccio. Lei invece prima ti asfalta in difesa, diciassette SL “solo takle” e 6.5 Tackle for a Loss, un buco nel backfield delle avversarie di diciassette yarde. Poi, si schiera in attacco, frantuma i tackle come una palla da demolizione fa con un vecchio muro. Corre, verso un obiettivo che vede solo lei. Tra le prime ad aver compreso che non basta il talento se non l’abbini al duro lavoro. Ecco che mi torna in mente una frase, che ho letto in un libro qualche tempo fa: “Somewhere he is out there training while I am not, and when we meet, he will win”.
Ho provato ad immaginare cosa vede, ma sul campo da football è difficile leggere l’espressione di un giocatore, chiuso nel suo casco, il viso è immerso nella penombra, al riparo. In piedi sulla sideline, ho cercato i suoi occhi, mentono raramente e possono, ad un osservatore attento, rivelare dettagli importanti.
La vedo prendere posizione sulla linea, sembra s’abbandoni al fluire del gioco, che la muova questo desiderio d’imparare, il più possibile, in ogni occasione, velocemente, qualsiasi cosa le sia utile per dominare in campo.
Avete mai giocato in un cortile, una partita tra amici? Quando si scelgono le squadre sono i più forti ad essere scelti per primi. Lei non solo sarebbe il primo nome della lista, ma potreste spavaldamente aggiungere: “scelgo lei e poi quelli che restano”. Un talento tanto grezzo quanto luminoso.
Guardi la difesa riunirsi intorno a lei in huddle. Una strana voce, l’accento di Gene Hackman, il suo borsalino appena appoggiato in testa, tutto questo si materializza nei miei ricordi per un attimo.
I look at you and I see two men: the man you are, and the man you ought to be. Someday those two will meet. Should make for a hell of a football player.”
Men or Women…does not make a difference, not tonight, not under these floodlights. There is enough magic in the air.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top