Calcio

Freddo sulle dita…

Valle Anzuca. Sul campo si gioca Francavilla – Vasto Marina. Sugli spalti quel freddo tipico delle domeniche pomeriggio invernali, tanto umide che qualcuno sembra t’abbia appoggiato un panno bagnato sul viso. Ti sei trascinato fuori da una casa calda, sotto una pioggerellina fastidiosa di quelle così fini che nemmeno t’accorgi che viene giù. Ti ricordano le domeniche pomeriggio da bimbo all’Adriatico, quando dopo la partita tornavi a casa e mettevi una coperta a far da rete alle due sedie messe di traverso nella tua cameretta e con una palla di carta rimettevi in scena i gol visti allo stadio… e si che in quegli anni ne piovevano di gol in quello stadio. Ti siedi sugli spalti e sono già Uno a Zero. Anemici nelle giornate precedenti, forse Raksha ha davvero ragione quando teorizza che portiamo gol e spettacolo a questa squadra che prima di oggi è stata avarissima sotto porta e abbonata al pareggio. C’è qualcosa che non va, il ritmo della partita sembra lento. Certo abbiamo fatto un giro insolito per arrivare all’impianto…ma forse saremo in ritardo di quindici minuti, massimo. Invece dopo una manciata di minuti…l’arbitro fischia e interrompe il gioco. Non può essere finita vero?… Mistero risolto in un paio di occhiate. Si gioca con l’orario invernale e Raksha che non sopporta lo scorrere del tempo durante i mesi uggiosi e freddi, è rimasta sintonizzata con l’orario estivo. Facciamo in tempo a vedere il due a zero.

Arriva il sole, si apre uno spazio a fatica tra i nuvoloni carichi di neve. Illumina la corsia di sinistra del Francavilla, il numero tre gioca insolitamente alto, quasi a ridosso della linea di centrocampo. Come mai?, stanno vincendo e gli avversari non sembrano davvero rappresentare un pericolo. Mantiene questa posizione insolitamente offensiva perché è l’unica parte della fascia illuminata dal sole. Fa un freddo cane all’ombra, possiamo davvero biasimarlo? Il campo è così intriso d’acqua da sembrare gommoso e il centravanti del Francavilla con le sue basette alla “wolverine” continua ad inseguire i suoi stop per tutto il campo. Trascinare gli scarpini su questo campo è un po come scavare solchi nella sabbia. La partita langue e mentre prendi appunti decidi di controllare la Serie A e gli altri risultati in giro per il mondo. Ti scopri a chiedere a Raksha “ma il San Lorenzo è la squadra del Papa?…Si?…allora ha pareggiato 2 a 2.” Poi perché cazzo sai qual’è la squadra del Papa?, ok fai outing su…sai perfino il colore delle maglie. C’è il numero quattro del Francavilla, che fatte le dovute proporzioni oggi ti ricorda un Marcel Desailly bianco. Entra in quasi tutti i break della partita, tiene palla, la distribuisce con intelligenza e sembra sempre in controllo, padrone della situazione.

Qui come su i campi ripresi dai grandi network, qui alla periferia del calcio, appare lo striscione che non ti aspetti. Stima per quel manipoli di coraggiosi, che segue sempre e comunque la squadra della città nella quale vivono, per il ricordo di un tempo che fu e per la speranza che torni presto, una speranza che tieni viva ogni maledetta domenica. Scrivi e le dita si congelano, hai dimenticato la penna Bamboo a casa e senti scivolarti via ad ogni tratto, quella piccola del tuo Note 8. C’è un signore distinto, sulla sessantina un paio di file più in basso. Racconta con attenzione ad bimbo seduto al fianco i segreti della regola del fuorigioco. Giacca invernale a tono con il calzino che spunta da una scarpa Hogan. Samsung S4 con auricolare, tono su tono e espressione compita. Un signore, nell’aspetto e nei modi. Almeno fino a quando una rimessa laterale diventa il pretesto per una scaramuccia tra giocatori, gli animi si scaldano e lui dal suo seggiolino urla. “Purtete la frutta che la cascetta è pronta!!”, tutto rigorosamente in dialetto. Puoi non sorridere? Risultato finale quattro a uno, partita senza storia. Applausi e i trenta dei Sioux urlano alla squadra “sotto la curva…sotto la curva”. Ad essere pignoli non c’è una vera curva… Mentre la squadra si avvicina partono i fuochi d’artificio che nemmeno nelle partite della NFL. Alla fine non sentiamo nemmeno più il freddo, le mani congelate e il naso che cola non contano. Siamo stati testimoni di una meravigliosa domenica di calcio, una storia di pallone da raccontare.

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