San Siro. 2-0. Non siete mai stati in partita, tu non vedi Robinho saltare sistematicamente il suo marcatore e segnare il primo gol e fornire dieci minuti più tardi l’assist del raddoppio. Mai un guizzo, nessuna personalità, deluso dal tuo giocatore migliore, quello che ha sempre trattato come un figlio. Torres.
Non parli alla squadra, per una settimana dirigi gli allenamenti e prepari la partita di campionato pensando al ritorno ad Anfield Road. In casa battete facilmente il Fulham, la Kop mostra uno striscione “Se voi ci credete…noi ci crediamo.”. Al termine dell’incontro vai ad applaudirli, sono tra i migliori d’Europa, loro lo sono già.
Siete nel vostro spogliatoio, lo stadio trema sotto i piedi dei vostri supporter che cantano “You never walk alone”, manca mezz’ora alla partita. Quando entri nello spogliatoio hai in mano il tuo tablet. Silenzio. Li guardi negli occhi questi giovani uomini, nessuno muove un muscolo ma tutti aspettano le tue parole. Inizi a leggere: Marchetti. Wilson, Bocchetti, Agger e Johnson. M’Vila. Gerrard e Aquilani. Menez, Suarez e Immobile. Ti volti ed esci. Una bestemmia in spagnolo. Raggiungi la panchina sugli spalti.
Le squadre entrano in campo, Ciro Immobile si ferma un attimo sulla linea laterale. Il suo esordio in Coppa dei Campioni, si guarda intorno come se fosse precipitato su un pianeta alieno. Ti avvicini a lui e gli sussurri all’orecchio: “Vai e divertiti, potrebbe non capitarti mai più”.
In The Green Grass 10
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