Calcio

In the green grass 3

Nella tua borsa c’è una sciarpa del Liverpool, te l’ha regalata una donnina inglese minuta, quando tutto questo era solo un sogno come tanti altri. Eri a Londra per imparare l’inglese, per comprendere senza più lacrime. Sorridi pensando: “Lei ne sarà sicuramente felice”.
Presenti il tuo progetto, definite insieme gli obiettivi, due anni di contratto, poi si vedrà, in ogni matrimonio sportivo bisogna essere felici in due.
“L’anno prossimo saremo campioni”. Con questa dichiarazione sconvolgi i molti giornalisti presenti il giorno della tua presentazione ufficiale, con una squadra “sul letto di morte” giuri di essere venuto in Inghilterra per vincere e non certo per imparare l’inglese. Ti affidi ad un interprete anche se non ne hai bisogno, vuoi capire chi è davvero con te e chi è contro di te. Prometti che giocherai all’attacco, come hanno fatto tutte le tue squadre, sempre, ad ogni livello.
Hai trovato uno spogliatoio fatto di giocatori schiacciati dalla sconfitta, che si accontentano di quella vita. Appartengono ad un club che li paga bene, puntualmente e offre loro buone condizioni di lavoro. Inoltre vivono in una città dove ogni famiglia si sente a suo agio. Per loro vincere o perdere è lo stesso, al pari di ricevere ogni epiteto.  Quei giocatori trovano subito posto nella tua lista delle cessioni. In una intervista a Sky Sport definisci questo il “peggior Liverpool degli ultimi 20 anni”. Ma i giocatori non sono gli unici colpevoli.
Inizi con il potare i rami secchi, liberarti delle mele marce, di quei giocatori che sembrano capitati qui per caso, questo è un tempio del calcio, non una bettola di periferia. Quando ti presenti alla squadra l’unico che sorride e Daniel Pacheco, l’hai allenato a Lanciano. Ti stringe forte la mano e quasi si commuove dandoti il benvenuto. Ventiquattrore dopo il tuo arrivo dall’Italia arrivano Marco Parolo e Khouma Babacar.
Fai convocare l’agente di Milan Jovanovic e gli comunichi che non c’è posto per lui in questa squadra, prima che abbia il tempo di ribattere aggiungi “non capisco come sia arrivato a vestire questa maglia”. Fai pulizia, ora cercando di liberarti di quell’atmosfera mefitica che sembra ammorbare l’aria. I giornali ti fanno a pezzi, i tabloid ti definiscono un “pagliaccio che non fa nemmeno ridere”, sei “l’ultima beffa del Merryside”. Ritagli questi articoli e ci tappezzi il tuo ufficio. Ora hai una vendetta al posto di una carriera. In una conferenza stampa affollatissima annunci la partenza anche di Konchesky e Meireles, quasi tutti con la formula del prestito con diritto di riscatto. Qualche giornalista insinua che stai demolendo la squadra, picchi forte il tuo pugno sul tavolo. I microfoni cadono e i taccuini vacillano. Rilanci: “Avete regalato giocatori come Mascherano ed Aquilani e sono io quello che distrugge il Liverpool? Certo vent’anni sono molti per ricordarsi com’è che si costruisce una squadra capace di vincere il titolo! Voi e io abbiamo visto lo stesso numero di volte il Liverpool campione d’Inghilterra. Zero.”

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