Serie A

Tampa: “Col Montesilvano test importante per valutarci. Ecco a chi darei il Pallone d’Oro”

Tampa

-“Sono a pezzi”.
-“Sì, ma devi giocare lo stesso”.
“Sì, ma sono comunque a pezzi”.

Passano i giorni, ma tra Lediane Marcon e Marzuoli il dialogo non cambia. Una sorta di rito scaramantico che nulla ha a che vedere con la realtà dei fatti. Perché la verità è che Tampa (così la conoscono tutti) corre, attacca, tira, fa gol. E torna anche in difesa.
“Il mister non vuole il cambio di marcatura, ma ogni tanto con Diana lo faccio in automatico perché mi fido tanto: so che lei prende quella che entra e io posso rimanere dove sono – sorride -. Ci conosciamo troppo bene”. Il loro legame si è consolidato come compagne di squadra ai tempi della Leoas da Serra, ma anche da avversaria – in qualche modo – Tampa le è debitrice. “Giocavamo contro nel campionato Under 20 a Santa Catarina. Io tiravo sempre di punta per dare maggior potenza, un giorno però lei è venuta a contrasto e il mio alluce è rimasto gonfio per giorni. È stato allora, per necessità, che ho iniziato a calciare di collo e poi ci ho preso gusto”.

7 gol, 7 bolidi. “Ma non tiro poi così forte. La più forte è Vanin, ha la potenza di un uomo. Diana Santos? “Solo” seconda – sorride -. E poi ci sono io”. Anche quello con il suo ex capitano, Debora, rimane un rapporto unico. “Con lei avevo la stessa intesa che c’è ora con Diana. Al TikiTaka bastava uno sguardo per capirci e in Nazionale è lo stesso. Il Brasile è il Brasile, non c’è una giocatrice che non sia forte, ma lei riesce comunque ad emergere. Senza nulla togliere ad Amandinha, quest’anno il Pallone d’Oro dovrebbe andare a lei. O a lei o a Emilly Marcondes”.
E sarà proprio la stella del Burela una delle sorvegliate speciali dell’European Women’s Futsal Tournament che Tampa disputerà a fine dicembre col Bitonto. Finalmente definita anche la quarta partecipante.
“Non conosco il Marlene, ho visto solo che è una squadra molto giovane che avrà tempo di crescere, ma penso che noi, Burela e Benfica abbiamo esattamente le stesse probabilità di vincere. Tutte hanno giocatrici abituate a disputare gare di un certo livello. Magari le spagnole hanno il vantaggio di giocare in casa e lì saranno ancora più competitive, ma in una competizione del genere sono solo i dettagli a fare la differenza”.

Niente di meglio di un’avversaria come il GTM Montesilvano per lavorare di cesello.
“In palio ci sono sempre tre punti, esattamente come in qualsiasi altra partita di campionato. Ma l’importanza sta nel fatto che sarà un confronto contro una delle prime 5 squadre in classifica: questo non vuol dire che abbiamo sottovalutato chi abbiamo incontrato finora, ma sicuramente ci sarà qualche stimolo in più. E poi, contro di loro, rivivo un po’ quelle emozioni da derby che ho vissuto in giallorosso. Seppur diverso dalla passata stagione – continua Tampa – il Montesilvano è sempre una grande squadra: non sono ancora nel loro miglior momento, ma stanno lavorando per arrivare al top quando ci sarà da lottare per un obiettivo concreto. Noi, dal canto nostro, abbiamo iniziato bene e vogliamo proseguire così: Montesilvano e TikiTaka sono prove che ci faranno capire tanto di noi”.

Per ora 1o in tutte le materie per le tricolori.
“Se mi aspettavo questa partenza? Sì. Se me l’aspettavo con questi risultati? No. E lo dico anche se sono in una delle squadre più forti mai avute. La rosa è completa, mi fido tanto del mister e della società, ma la parte più bella è il pubblico: da avversaria, pur avendo comunque tanti tifosi, dicevo sempre a Schurtz che giocare contro il Bitonto era qualcosa di spettacolare già per quello che vedevo sugli spalti. Ora che sono neroverde, lo ripeto con ancora più forza: la città vive la squadra e viceversa. In trasferta non siamo mai sole e a Molfetta, due domeniche fa, i bitontini erano in larga maggioranza. È bello quando è così, il futsal ha bisogno di gente che lo ami”.

Parola di chi a questo sport ha dedicato una vita intera. “Ho iniziato a 9 anni nella squadra della mia città, Constantina/RS. Ho quasi 33 anni e ho ancora tanta voglia di imparare. Penso che alla fine sia il corpo a dire ad una giocatrice quando fermarsi, ma – sorride – io credo che tra 10 anni sarò sempre qui a dirmi “solo un altro anno” e a ripetere le stesse identiche parole l’anno dopo ancora”.

Foto: Anna Verriello

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