Serie A

Audace Verona-Elena De Cao, integrazione massima: “Nel futsal legami strettissimi”

In campo, genio e fantasia. Fuori, ordine e precisione. Così come richiede un lavoro carico di responsabilità, a dispetto delle 20 primavere: geometra, capo-cantiere al momento all’opera nei lavori di copertura da realizzare a Gardaland.
“Ma da turista non ci sono mai stata”. Il parco giochi preferito di Elena De Cao è sempre stato il campo, di calcio a 11 o a calcio a 5 che fosse. Biglietti per attrazioni illimitate, anche se l’attrazione è spesso lei che con il pallone tra i piedi è una giocatrice che incanta.
“Ho iniziato da piccola con i maschi a Gazzolo, squadra allenata dall’ex Bardolino Katiuscia Campana: giocavo con suo figlio e tanti altri compagni di classe. Mi trovavo benissimo – ci racconta – ma arrivata a 16 anni, cominciava ad esserci troppa differenza: trovavo il ragazzo alto 1,50 oppure quello di 1 metro e 80 che mi buttava giù nei contrasti duri. Insieme ad un’altra ragazza arrivata al Gazzolo vedendo me, Ilena Cabrera, sono passata allora all’Hellas Verona”.

Ma in tutto questo c’è stato anche il futsal.
“Grazie al doppio tesseramento, ho avuto la possibilità di militare nel Santo Stefano in A2 riuscendo a farmi notare da Gabriele Pellegrini, vice-presidente dell’Audace Verona. È vero che prima ho detto sì all’Hellas, ma quella proposta non l’ho mai dimenticata. E così, l’anno scorso, ho scritto io: “invito ancora valido?”. La risposta è stato super positiva e sono arrivata in rossonero”.

Impatto micidiale. Non solo tra le pari età dell’Under 19, ma anche in prima squadra con quell’indimenticabile gol all’esordio nel derby contro la Vip.
“Ho messo una stellina su Whatsapp al messaggio della mia prima convocazione – sorride -. Ricordo ancora la tensione: ogni tanto passava qualcuno in panchina e mi tirava una “sberla”. “Ehi, ci sei? Sei agitata?”. Ho sempre trovato tanta maturità attorno a me: sarà che il futsal è un ambiente più piccolo, ma credo anche che ci siamo legami più stretti. E comunque, sì. Ero agitatissima. Quando sono entrata e tutte mi hanno dato una mano, fino a quel gol: ho chiamato Arianna, la palla è arrivata precisa e io poi l’ho messa in rete”.

Da lì all’Azzurro, il passo è stato breve. Tanto da non crederci.
“Pensavo ad uno scherzo della società, pensavo avessero falsificato i fogli – ride -. Ma fortunatamente era tutto vero: a Coverciano sono state tutte fantastiche, si sono presentate e mi hanno fatta sentire parte del gruppo. Eravamo 6 o 7 volti nuovi e per tutte l’integrazione è stata massima, penso che sia una cosa bella da sottolineare”.
A distanza di 9 mesi da quell’esperienza, De Cao ha messo in bacheca un titolo Nazionale in più (la Supercoppa Under 19) e ha continuato ad accumulare minuti tra le grandi. Ottavo posto per l’Audace e 8 punti all’attivo, l’ultimo dei quali arrivato in casa contro la Lazio.
“È stato un risultato d’oro in una gara molto complicata. Siamo state brave a restare concentrate dopo il nostro vantaggio e a non perdere la testa poi, sul loro pareggio. Anzi, abbiamo provato e riprovato a fare bottino pieno. Un segnale ottimo in vista delle sfide che chiudono il girone di andata: il TikiTaka è una squadra estremamente preparata che non ci permetterà di mollare un attimo e lo stesso sarà per il Molfetta, altra rivale fortissima. Ma noi dobbiamo pensare solo a come fermarla”.

Anche con l’Under 19 c’è tanta determinazione: rossonere già al secondo turno di Coppa Italia, ma De Cao dribbla con classe qualsiasi attribuzione di merito.
“Conta tutto il gruppo, anche chi è arrivato per ultimo e ha meno esperienza. La prova del nove l’abbiamo avuta in Supercoppa a Leinì: dopo il gol della Kick Off, ci sono saltati subito i nervi. Ma il time out ci ha salvate: ci siamo detto che eravamo una squadra affiata e non aveva alcun senso litigare. Il resto è stato incredibile. Ho ancora in mente la scena del tunnel di Zandonà… Quando ho segnato il 6-1, Romano è venuta ad abbracciarmi. Le ho detto: “Rommy, ce l’abbiamo fatta”. Dopo due finali perse, ho pianto di gioia. Quel successo è stata una liberazione. Ora dobbiamo solo continuare a lavorare, sono sicura che arriveremo in alto”.

Foto: Federica Arca (Audace Wave)

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