70% strategia, 30% interpretazione sul campo di quelle stesse strategie provate in allenamento. Granzette-Lazio, sfida in doppio formato campionato-Coppa Italia, passa prima per i tecnici e poi le loro giocatrici che, a stretto giro, dovranno inventarsi (e subito dopo reinventarsi) in 80’ che non si assomiglieranno neanche un po’. Il compito è arduo, ma Sara Iturriaga non ha dubbi: le neroarancio sono nelle migliori mani possibili, quelle di Gianluca Marzuoli.
“Il mister perfetto. Una persona che studia, nota e corregge tutto. E che dovrà confondere le carte per non dare riferimenti ad un altro tecnico di livello, Chilelli, che per la Coppa prepara sempre qualcosa di sorprendente. La Lazio è la squadra che gioca la miglior Final Eight, anche se in questi anni si è fermata ad un passo dalla sua conquista. Batterla in questo finale di stagione, significherebbe renderlo di una bellezza estrema, ma se non dovessimo riuscirci – continua la spagnola – auguro loro di alzare il trofeo, perché ho Alessia Grieco nel cuore: mi piacciono il suo carattere e la sua umiltà, sono contenta che stia crescendo così. La vedo diversa dalle altre, vedo tutta la sua persona”.
E di belle persone Iturriaga si circonda: sia a scuola, dove lavora come professoressa, che – tra un allenamento e l’altro – all’interno della squadra di “Imparabili”, con atleti dagli 11 ai 30 affetti da disabilità.
“Un progetto stancante, ma molto bello. Un’ora e mezza nella quale servono tanta concentrazione e diversi modi di approccio, a seconda del tipo di disabilità. L’aspetto più bello? È tutto positivo, è tutta una festa: una volta siamo stati sconfitti 10-1, ma quell’unico gol è stato accompagnato da una corsa stile Champions. Non avevo mai visto Filippo correre così. Abbiamo perso, ma – credimi – è stato bellissimo. Giocare e divertirsi: quanto abbiamo da imparare dalle persone che sanno farlo”.
Foto: Alessio Monaco Photography
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