Serie A

TikiTaka, Tampa: “Scenderemo in campo per vincere, come sempre”

“Da bambino mi veniva tutto facile, ho sempre giocato a calcio. Quando sei piccolo impari i trucchi del mestiere e te li porti per tutta la vita”.

Seduta al tavolino di Joia Caffè, un pomeriggio di fine marzo, chiacchierando con Tampa, vedo tre ragazzini fermarsi li vicino. Erano in bici, avranno avuto non più di dodici anni. Assicurata al portapacchi di una di queste bici, una palla bianca e azzurra. Una scena così familiare per quelli della mia età, un po’ meno al giorno d’oggi. Davanti a questo quadro, è proprio alle parole di Roberto Baggio che ho pensato. E’ lì, è da bambini che si diventa grandi. Nello specifico, giocatori. Così, divertendosi.

E’ uno degli argomenti di discussione affrontati con il mio interlocutore, tematica caldissima ultimamente. Riforma o non riforma, il nodo centrale sulla sopravvivenza e lo sviluppo di un movimento nazionale competitivo, è senza dubbio la formazione. “Non sono la prima a dire che la differenza tra l’alto livello del futsal brasiliano e quello italiano in questo caso, stà nel fatto che da noi si ha l’opportunità di iniziare a giocare fin da piccoli. Cresciamo con il pallone tra i piedi. Ci giochiamo, ci dormiamo, ci mangiamo. Noi diventiamo il pallone e il pallone diventa noi, inscindibili. Pensare di proporre lo sport – ma qualsiasi sport – da adolescenti, non è una scelta vincente. Manca tutto, mancano le basi, mancano le abilità, e forse manca anche la passione“.

Reduce dalla trasferta con la sua Nazionale, la forza di Lediane Marcolan è tutta nella sua consapevolezza. E anche nelle sue gambe, nei piedi e nella testa. Una giocatrice a tutto tondo, una professionista dalle innegabili doti atletiche e tecniche. Felice di giocare. Felice di rappresentare il proprio Paese. “Non è un fattore da sottovalutare. Lo spirito di appartenenza nazionale passa anche dallo sport“. Lo dice a me, a noi, che abbiamo volato sulle ali dell’entusiasmo nel 2006, emozionati ad ogni nota dell’inno di Mameli e che ci ritroviamo ora senza mondiale per la seconda volta consecutiva.

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La possibilità di vedere “i grandi”, alimenta i sogni di ogni bambino. Chi non ha mai immaginato di diventare come i propri idoli“. Vedendola, capisco che ciò che sta vivendo è il suo di sogno, quello per il quale ha impiegato impegno, perseveranza e passione. “Giocare a calcio a 5 è ciò che amo ed è quello che voglio fare fino a che potrò. Farlo potendo difendere la propria nazione poi, non ha prezzo. E’ stato bellissimo tornare ad indossare quella maglia, scendendo in campo per tre amichevoli che di amichevole non avevano nulla. Siamo persone, noi brasiliani, che non vogliono perdere neanche a sasso-carta-forbici, figuriamoci una partita. E’ una questione capitale.

E’ proprio per questo motivo che la Spagna, per una vittoria in una semplice amichevole, ha gonfiato il petto andandone giustamente fiera. Non vinceva contro di noi da molto tempo. Non saranno partite di mondiale, che ci auspichiamo si riesca ad organizzare, ma è pur sempre una dimostrazione di forza, di capacità, di determinazione“.

Tornata alla base e trascorso un fine settimana londinese, tutte le energie ora saranno convogliate tra campionato e Coppa Italia. Si parte con la gara contro la Kick Off. “Contro le sandonatesi è sempre una partita particolare. Inoltre le ragazze hanno dimostrato di essere cresciute e incrementato molto in termini di prestazione. C’è poi da tenere in considerazione la classifica, perciò sono certa venderanno cara la pelle su ogni pallone.

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Non possiamo permetterci di approcciarci alla gara con superficialità o pensando all’imminente impegno di coppa. Si ragiona una partita alla volta e vogliamo tornare a casa capitalizzando il massimo e facendo una bella prestazione“.

C’è una tranquillità di fondo nelle sue parole, di chi crede fortemente nei propri mezzi e nella propria squadra. Passano i minuti e si avvicendano numerose persone che non mancano di salutare Tampa, di chiederle come sta, di riconoscerla come parte e figura di rilievo di una comunità. “E’ un’altra sfaccettatura dell’appartenenza. In questo è come essere ancora in Brasile con il Leoas. Accadeva la stessa cosa. Ci conoscevano tutti, ogni persona si fermava per una domanda, una parola di sostegno o un semplice saluto.

E’ tutto parte della costruzione di una realtà territoriale capace di sostenere la squadra non solo per le giocatrici che ha in questo momento, ma anche per quella che sarà in futuro. Perchè, i giocatori passano ma i colori restano“. Provo ad immaginare cosa significherebbe per questa cittadina abruzzese, conquistare un trofeo, vivere una gioia sportiva condivisa, trionfare in qualche modo. Non siamo a Pescara qui, la “grande città”, questa è Francavilla, con i suoi colori, le sue due velocità, il suo mare. Semplice come solo una città che vive della grazie dell’acqua che la lambisce può essere.

Sarebbe bellissimo portare qui la Coppa Italia. Sognare è lecito no? E poi tutte scenderemo in campo con la voglia di vincere. Dalla prima all’ultima squadra partecipante. Nella sua essenza di competizione a sé, la Coppa Italia galvanizza e solleva gli animi. E’ totalmente differente dal campionato dove, in un modo o in un altro, hai la possibilità di sbagliare una partita perché sai che ce ne sarà un’altra la domenica successiva.

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La formula secca ti spinge a dare tutto, sempre, per tutti e quaranta i minuti. E’ dento o fuori, da quel campo si esce festeggiando o piangendo” E’ stato immancabilmente un argomento di discussione anche in Portogallo, dove Lediane ha condiviso il campo con le avversarie di una stagione intera. Taty, Diana, Lucileia. Con queste ultime due, passerà dall’essere compagna di squadra ad acerrima nemica – solo – sportiva, nel quarto di finale. L’emozione scorre nelle vene di tutte, soprattutto di Tampa che, con la Final Eight, non ha un buon rapporto fino ad ora.

Nelle edizioni giocate con le maglie della Ternana e del Pescara, non è andata come avrebbe voluto, non sono andati come avrebbe voluto proprio le due annate. Forse questa potrebbe essere l’occasione per far pace con la competizione, per dire a se stessa che non è colpa sua. “A volte mi fermo a pensare e mi dico che forse sono io a portare sfortuna. So bene che non è così, ma capita di accarezzare l’idea. Le mie esperienze precedenti mi rendo conto fossero in due anni, due realtà non semplici da affrontare.

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Era tutto difficile, non tanto per quel che riguarda il campo, ma per tutto ciò che girava attorno. Qui è diverso. Lo sento e lo vedo. La squadra è neo promossa e, per quanto voglia vincere, ha assoluta consapevolezza di sé. C’è una squadra, un gruppo, unione tra noi. Fa tanta differenza sia nei momenti in cui si vince e soprattutto in quelli in cui le cose non vanno come vorremmo. Come dopo la partita contro la Lazio“.

Lei era una delle due grandi assenze con le quali in TikiTaka si è presentato all’appuntamento Sky con la Lazio. “Ho avuto modo di vedere solo il secondo tempo, in diretta. Il risultato è chiaro ma quello che ho visto non mi è dispiaciuto. I miglioramenti tattici, ma anche tecnici, sono evidenti anche in quelle giocatrici che scendono meno in campo. E’ importantissimo questo fattore in vista finale di stagione. Sarà davvero impegnativo ma – afferma in chiusura la verdeoro – è per questo che giochiamo. Provare a migliorare ogni giorno di più, giocare per vincere. Sempre“.

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