Serie A

Con il TikiTaka impegno massimo per Valendino: “Felice di essere qui”

Il fine settimana appena trascorso in casa Tikitaka Francavilla, non ha solo visto le giallorosse dominare in casa contro il Padova guadagnando tre punti importanti in chiave playoff, ma ha registrato anche l’esordio, con la numero 27, di un’altra giovane italiana: Alessia Valendino. “Mamma mia che emozione! Mi tremavano le gambe

L’espressione utilizzata davvero da Alessia è senza dubbio più colorita, ne riportiamo il senso, ma racchiude tutta la gioia di aver ancora la possibilità di fare ciò che desidera. Gioia lampante nella luce dei suoi occhi a fine partita. “Ero tesa durante il riscaldamento, sapevo che avrei potuto giocare i miei primi palloni ufficiali con questa maglia. Quei minuti sono stati come una liberazione dopo un periodo non facile da attraversare“.

La debacle del Florida brucia ancora. “Mi dispiace per come sia finita. Avevamo riposto tutte grandi speranze in questo anno, soprattutto per quel che riguarda la under 19. Volevamo vincere e volevamo farlo insieme. Vedere i propri sogni andare in frantumi non è stato né bello né facile da affrontare, con tutta l’incertezza sul futuro che ne è conseguita“.
Rubare i sogni e fiaccare le speranze dei giovani, in qualsiasi ambito, è un delitto penso, mina in modo diretto il mondo che verrà. “Dobbiamo dare il buon esempio, andare a testa alta”. Passa alla radio questa canzone mentre scrivo. ” Bisogna metterci la faccia”. Mario Venuti arriva con un tempismo sconcertante.

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Ma torniamo ad Alessia perché, fortunatamente, la sua storia ha un lieto fine. O forse bisognerebbe chiamarlo un nuovo punto di inizio. “Sono stata molto vicina a continuare la stagione con la Sabina Lazio Calcetto. Mi sarebbe piaciuto continuare in A2. So che avrei avuto modo di giocare e sentirmi utile”. Questioni burocratiche però, hanno fatto si che questa porta non si aprisse mai. Ma abbiamo detto lieto fine no? “In quello stesso tempo, ho ricevuto anche la chiamata di Marco Tiberio. Il Tikitaka è una realtà grande, è Serie A.

Un po’ mi spaventava l’idea, non mi sentivo pronta. Nell’ultimo periodo del Florida avevo perso convinzione e condizione. Affrontare così la massima categoria non era il massimo. Però, il Francavilla mi ha offerto un’opportunità, di crescita personale soprattutto. Ed è così che ho superato i miei timori ed eccomi qui, a condividere lo spogliatoio e il campo con alcune delle giocatrici più forti del pianeta. Allenarsi con loro è una spinta, ti costringono ad andare oltre te stessa, ad essere esigente nei tuoi confronti. Giocherò sicuramente meno, ma è come tornare a scuola. Si impara tantissimo. Inoltre sono persone meravigliose. Ad oggi, sono davvero felice di essere qui“. 

Se si considera che l’avventura con il futsal è iniziata proprio in ambito scolastico, per Valendino il gioco è fatto. “Ho sempre fatto sport, da quando ero bambina. Poi ho incontrato il calcio. Per caso. A scuola giocavo con le mie compagne durante le ore di educazione fisica. Abbiamo così proposto al nostro professore di formare una squadra per partecipare al campionato studentesco. Siamo nate così e siamo arrivate alle finali regionale. E’ stato grazie a questo che la presidentessa della Salinis ci ha notate e ci ha invitate a seguire la squadra nelle partite casalinghe.

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C’era un piccolo movimento femminile in città, Margherita di Savoia, e la voglia di alcune giovani di giocare a calcio a 5. Dagli spalti, alcune di noi sono passate poi al campo, agli allenamenti e, come nel mio caso, alla squadra. Nella mia città ho avuto l’onore di giocare con giocatrici del calibro di Taty, Pato, Maite. Ero solo una ragazzina, felice nel paese dei balocchi sportivi. Con un esordio da favola: ultima di campionato di Serie A – quando la massima categoria era la A Elite – partita in trasferta contro il Cus Cosenza. In campo sono scesa con la fascia da capitano. Vittoria e gol. Ricordo perfettamente l’emozione che viaggiava al posto del sangue nelle vene“. 

La vita di ognuno è costruita su momenti chiave, alternativamente positivi e negativi. Come si vivono quelli positivi e come si affrontano quelli negativi, contribuisce alla costruzione della nostra personalità, delle nostre convinzioni, delle nostre attitudini. “Con la fine della favola Salinis, ho scelto di continuare a giocare, e di farlo lontano da casa. Fortunatamente i miei genitori mi hanno sempre capita e sostenuta nelle mie decisioni. Non posso che essere loro infinitamente grata. Questo mi ha permesso di assaggiare anche il sapore della maglia azzurra. Il sogno, il mio sogno. Voglio impegnarmi al massimo per raggiungere questo traguardo. Quella maglia ti rende rappresentante di un Paese intero, regala sensazioni impossibili da trovare altrove ed è il riconoscimento di qualità e impegno. Poterla indossare un giorno, significherebbe che sono riuscita a lavorare bene sulle mie qualità e a limare i difetti. Sarebbe un nuovo punto di arrivo e ri-partenza“.  

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo, e a mettere benzina alle gambe e al cuore. Certo, mai come nel momento storico che stiamo vivendo, il costo di questo carburante è quanto mai elevato, in tutti gli ambiti. A guardare quello che succede, ci si potrebbe sentire inadeguati. Impotenti, inermi. Che cosa possiamo fare? “Continuare a dare il meglio di noi nella realtà in cui viviamo. Potrebbe sembrare non interessarsi della sofferenza alla quale invece siamo chiamati a stare di fronte, a confrontarci appunto. Credo però che i nostri mezzi, le nostre armi, sono proprio queste: l’impegno, il rispetto, l’affermazione e il perseguimento del valore universale del bene in ogni ambito della vita. Questo possiamo fare, perché magari da noi non c’è la guerra, ma ci sono un’infinità di pregiudizi sulle donne che giocano a calcio. La radice è la stessa purtroppo.

Il calcio femminile è un movimento che sta crescendo tanto e non merita di essere così tanto sottovalutato, non lo merita chi scende in campo per dare tutto. Parliamo così tanto di uguaglianza e di rispetto verso il prossimo, ma non riusciamo neanche ad abbattere degli stupidi stereotipi che contaminano ancora il calcio femminile. Per non parlare dei commenti sessisti e dalla violenza verbale. Quindi aggiungiamo questo sogno alla lista. Il calcio è ciò che ci e mi rende felice e non mi è mai interessato niente di quello che mi dicono e dicevano gli altri su questo sport. Ho sempre guardato avanti facendo quello che ho sempre voluto, senza permettere a nessuno di infrangere i miei sogni con dei commenti stupidi o dei pregiudizi alquanto ingiusti. Partiamo da qui, da questo. Il mondo come lo vorremmo si costruisce un pezzetto alla volta, un calcio alla volta, tutti insieme“.

Ladies Football Club. Stefano Massini, Mondadori.
Prima Guerra Mondiale. Inghilterra.
In una fabbrica di bombe e proiettili, le operaie scoprono il loro amore per il calcio e ne fanno la loro arma per combattere la guerra. Tratto dalla storia vera della nascita del calcio femminile inglese. 

 

Credo non ci sia bisogno di aggiungere parole. 
C’è però da sistemare gli scarpini e preparare il borsone per l’imminente trasferta del TikiTaka in terra pugliese. Turno di campionato contro il Bitonto, avversario sorteggiato anche per i quarti di finale di Coppa Italia. 
Giocare con il Bitonto è sempre un piacere. Sono una squadra molto forte, che gioca bene e con una rosa che non ha bisogno di presentazioni. C’è anche un legame speciale tra le due società: avversarie in campo, alleate fuori. 
Sarà sicuramente una partita che regalerà batticuori, anche grazie agli splendidi sostenitori che animano ogni gara. 
Ma sarà semplicemente una partita di campionato, ben diversa dal quarto di Final Eight. Per quella, c’è ancora tempo. Ora pensiamo al diciannovesimo turno.

Stiamo trovando tutte occasione e minutaggio, anche chi gioca normalmente meni, così da essere pronte nel momento che conta. Domenica si cercherà chiaramente di tornare a casa con il bottino pieno, non sarà facile, non lo è mai, ma stiamo tutti lavorando per questo risultato. Come già detto, abbiamo una sola arma a disposizione: il nostro impegno. Ti assicuro che questo non mancherà mai“.

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