Serie A

Neka: “Lazio oltre le difficoltà. Ora concentrazione massima”

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Spoiler, sto aspettando il black friday per poter comprare, ad un prezzo che rientri nei miei limiti di spesa, un nuovo smartphone. Certo c’è da fare i conti con il bilancio entrate/uscite, ma comprare un nuovo device elettronico solitamente genera tanta allegria e apre a nuove aspettative.
In definitiva, è una cosa bella.

Dipende sempre dalle motivazioni però. E’ proprio nel bel mezzo della scelta del nuovo smartphone che raggiungo Neka. Se l’acquisto è sempre bello, la motivazione però no. “Sono al centro commerciale – esordisce – devo comprare un nuovo telefono. Sai, dopo il furto di sabato scorso, non ho, non abbiamo più nulla“.

La Lazio non è stata derubata di cose materiali, ma ancora peggio, è stata violata, lì dove si dovrebbe essere al sicuro, a casa. “Non riusciamo ancora a darci ragione di quanto accaduto. Ma per quanto possiamo continuare a chiederci come e perché, la verità è che oramai è così e, con questa realtà, dobbiamo semplicemente farci i conti“.

Penso che è nelle difficoltà che si compatta (o distrugge) una squadra. Accade così un po’ in tutti gli ambiti credo. Neka conferma questo mio pensiero. “Ritrovarsi defraudate e derubate di tutto è qualcosa che non si augura a nessuno. Ci sono state compagne di squadra che hanno davvero perso tutto. Ci siamo trovate di fronte ad una scelta: abbandonare la gara o continuare nonostante tutto.

Ne abbiamo parlato e, insieme, abbiamo deciso di tornare in campo, per portare a termina la nostra partita, altrimenti avremmo perso anche i tre punti. Quelli, volevamo a tutti i costi tenerli per noi e, considerando tutto, hanno un valore ben più alto di una “semplice” vittoria in campionato. Unendoci in una decisione così complicata, abbiamo dimostrato a noi stesse il carattere che ci contraddistingue. Nonostante la rabbia, è stato un segno importante di intesa“.

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Di dinamiche di spogliatoio Jociane ne sa certo qualcosa. Ancora faccio difficoltà a pensarla con i colori della Lazio, lei che porta il rossoverde della Ternana come un tatuaggio sulla pelle e che non ha mai nascosto la sua fede giallorossa. “Mi sono stupita anche io di aver scelto di indossare la maglia della Lazio – mi confida -. Ho sempre detto che per me sarebbe stato impossibile giocare per questi colori. Un po’ come sarebbe stato impossibile scegliere di giocare per il Perugia. I derby sono derby. Ma qui la valutazione è stata di un’altra natura e ha seguito il criterio dell’amore per il calcio. La Lazio inoltre è una società solida con grandi obiettivi.

Mister Chielli inoltre, cercandomi, mi ha fatto sentire davvero ben voluta. Per questo tifo e appartenenza sportiva non contano, sono convinta e pronta a dare tutto per la biancoceleste. Aspettavo semplicemente il momento giusto, e questo lo è: libera di pensieri e libera di poter giocare“.

Cambio di maglia vuol dire anche cambio di ruolo. Pensandoci, Neka ha sempre vestito la fascia da capitano, con tutte le responsabilità che il ruolo impone. Ora invece vive una novità di cui la numero 11 sta godendo appieno. “Mi sto trovando molto bene. E’ un’esperienza che avevo desiderio di fare e che mi sta piacendo molto. Sto entrando in punta di piedi nelle dinamiche di squadra, piano piano, cercando di capire i meccanismi dentro e fuori dal campo. Non c’è dubbio che debba ancora trovare la perfetta quadratura del mio ruolo in campo e riprendere  la forma al cento per cento per poter essere d’aiuto alla mia squadra.  Ma sono davvero serena e tranquilla“.

Non c’è neanche nostalgia della fascia di capitano, salda al braccio di Cecilia Barca. Il divario di età tra le due calcettiste è importante, ma non conta secondo Neka. “Essere un capitano è un compito difficile. Sono dovuta crescere tanto con la responsabilità di questo ruolo sulle spalle alla Ternana. Anche a livello mentale è pesante. Chiedo altro da questa esperienza invece, non sono una persona che ha bisogno di avere lo spogliatoio in mano come si dice. Voglio solo essere trattata con il rispetto con cui mi interfaccio con tutti.

Inoltre, Cecilia, è una persona e giocatrice eccezionale. Ha tanti anni in meno di me è vero, ma mi appoggio molto a lei, soprattutto per capire come funziona qui. Lei è l’emblema di questi colori, sempre disponibile. Anche se giovane ha già tanta esperienza e dentro il campo è una scurezza. Timida e riservata ma, hai visto domenica? Ha dato così tanto filo da torcere ad Amparo che l’ha fatta incavolare –  sorride ripensando all’ultimo impegno di campionato -. E’ una persona che mi piace ed è un ottimo capitano“.

Affrontare il Pescara dopo una settimana di quel tenore, credo che non sia stato semplice. Come sarebbe mai potuto esserlo? “Hai ragione. E’ stata una settimana complicata. La vicenda del furto ha destabilizzato mentalmente tutta la squadra. In settimana purtroppo non ci siamo allenate con la testa giusta, sempre prese da mille pensieri e l’ansia di entrare nel palazzetto. La Lazio è una squadra che cura moltissimo schemi e palle ferme e, in queste condizioni mentali, è stato difficile. Per questo mister Chilelli, alla vigilia della trasferta, ci ha chiesto di fare una buona gara, cercando di mantenere alta e focalizzata la concentrazione. Il risultato era in secondo piano. 

Dal mio punto di vista, abbiamo approcciato bene la partita. Abbiamo provato a fare la nostra, ma la qualità del Pescara si conosce, al primo errore ti puniscono. Alla lunga purtroppo c’è stato un fisiologico calo mentale. Ma mi è piaciuto l’atteggiamento, anche il comportamento di chi non aveva la testa giusta ma, nonostante tutto, ha messo in campo tutto quello che poteva. 
Alla fine va bene così, dobbiamo prepararci meglio per i prossimi appuntamenti“.

Il tempo scorre inesorabile ed è già ora di Lazio – Falconara. “Certo ci sono capitati due impegni di altissimo livello in un momento per nulla semplice da vivere. Ma così è la vita no? Bisogna rimboccarsi le maniche e continuare a lavorare. Siamo una squadra tignosa, sia dentro che fuori del campo. Non la diamo vinta così facilmente. E sarà così anche contro la corazzata Falconara, squadra favorita al titolo. E’ quadrata, cinica, può fare male. Per questo ci sarà bisogno di molta concentrazione, focalizzate sull’obiettivo. Insomma, – conclude – concentrazione massima“.

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