Molestata nell’indifferenza generale di tutti i presenti, mentre stava svolgendo il suo lavoro di giornalista, nel giorno in cui il mondo dello sport scendeva in campo con un segno rosso sul volto. Il simbolo della lotta alla violenza contro le donne.
La triste vicenda della quale è stata vittima Greta Beccaglia al termine di Empoli-Fiorentina e andata in onda in diretta nel corso della trasmissione “A tutto gol” di Toscana TV è rimbalzata su tutti i social. E, complice l’appello dell’interessata, il palpeggiatore ha ora un volto e un nome: Andrea Serrani, padre di famiglia e imprenditore. L’uomo ha confessato il gesto deplorevole e – secondo quanto riportato da Open Online – tramite il suo avvocato, il legale Roberto Sabbatini, si è dichiarato “molto dispiaciuto e rappresentato come non sente di essere”, chiedendo inoltre di mettersi in contatto con Beccaglia per porgerle di persona le proprie scuse. Daspo di tre anni, intanto, per Serrani. Ma la riflessione, purtroppo, va oltre.
SENSO DI COLPA In riferimento alla vicenda, Beccaglia ha dichiarato al Corriere della sera di essersi sentita in colpa. “Mi sono anche chiesta se avevo fatto qualcosa di sbagliato, mi sono detta che forse non dovevo mettere i jeans troppo stretti… Nei commenti che sono comparsi sui social c’era proprio chi faceva riferimento ai miei jeans”. E’ stata proprio lei, Beccaglia, a mettersi in discussione davanti ad un gesto – uno schiaffo sul sedere – che invece rivela un’ignoranza spaventosa e anche tutti i limiti di un contesto culturale in cui la donna è ancora troppo spesso considerata un oggetto, un retaggio che innesca un meccanismo di vittimizzazione secondaria – sentirsi ingiustamente responsabili di un accaduto sul quale non abbiamo colpe – duro a morire.
INDIFFERENZA Spaventano poi gli sguardi vuoti della gente attorno. Di chi ha assistito, visto e ascoltato altre frasi di dubbio gusto. Che tanto, che male c’è nel fare un “apprezzamento”? Il branco che diventa complice di violenza. Spaventa sentirsi dire “non te la prendere”, anche se in un secondo momento il conduttore (ora sospeso dall’emittente) Giorgio Micheletti – che la stessa Beccaglia ha definito un professionista – ha corretto il tiro con parole di condanna verso l’uomo, che sarebbe poi stato identificato in Serrani. Spaventa che Beccaglia potrei essere io, potrebbe essere mia sorella, un’amica. E che chiunque possa sentirsi in diritto di molestare una donna, mentre esercita la sua professione all’esterno di uno stadio. Spaventa pensare che possa esserci chi si sia girato dall’altra parte o abbia addirittura sorriso di “errori che si fanno”, senza che nelle intenzioni ci sia “un approccio o un’allusione sessuale e neanche un’offesa”. Il virgolettato è dell’avvocato di Serrani.
SOLIDARIETA’ Ma per fortuna, c’è anche quella fetta di mondo che resta umana. Che non si è assuefatta allo squallore. Chi condanna senza esitare, denuncia e resiste. Per fortuna c’è Greta con il suo coraggio, con la sua dignità di donna che nessuno può permettersi di scalfire. “Andrò a lavorare più forte di prima. Quello che è accaduto a me non deve più succedere. Non voglio e non devo avere paura”.
Fonti: Open Online e Corriere della Sera
Foto: Il Fatto Quotidiano