La Noalese ha chiuso i battenti e Gloria Prando si ferma. O meglio vorrebbe fermarsi, ma in Veneto trova solo gente che – come me -cerca di farle cambiare idea. Me l’ha detto in occasione del torneo Ragazze nel Pallone.
“Ciao, come va? Che fai? Dove giocherai?” “Credo di smettere, sai?”, mi risponde con quel “sai” finale che i veneti mettono un po’ come io metto il sale: ovunque.
Ogni scelta è strettamente personale. Vorrei dirle: “Ah, ok. Il lavoro, l’impegno, ti capisco”, ma la lingua si scioglie da sola e formula un’altra domanda che potrebbe risultare invadente: “ma stai scherzando?”.
Gloria sorride come se l’avessi sorpresa con le mani nella Nutella mentre giura di non mangiare dolci, si guarda un po’ intorno e poi abbassa gli occhi. Forse cerca tra i piedi le parole giuste, ma sa bene che tra quei piedi dovrebbe esserci soltanto un pallone.
“E’ quello che sento da un po’. Sono stati anni difficili dal punto di vista fisico, non stavo giocando più con la passione e l’entusiasmo di sempre. Se non mi alleno in un certo modo, non riesco a giocare come vorrei. Non mi riconoscevo più e quando ti accade qualcosa del genere, entri in un loop mentale dal quale è difficile liberarsi”.
Ma mettere in archivio 15 anni di vita (Gloria ne ha 28) non è così semplice. “Già mesi prima del Covid, pensavo che avrei voluto un po’ di tempo per staccare, eppure ci sono momenti in cui mi dico che non può essere davvero domenica senza una partita o senza poter giocare per qualcosa di importante. Anche l’idea di venire qui a Ragazze nel Pallone mi ha messo ansia: rivedere il mondo del calcio a 5, squadre che lottano… ma per adesso ho metabolizzato la scelta”.
Non mi convinco, non mi rassegno. E alcune società hanno fatto lo stesso, chiedendole di ripensarci.
“Ad essere sincera, una sola proposta mi ha fatto venire i brividi: Omar Dal Maso del Dueville mi ha offerto un ruolo come vice-tecnico dell’under 19. È un club che punta solo sul settore giovanile e di Omar ho tanta stima, ma voglio fare tutto con calma. Frequentare dei corsi, abilitarmi. Ho tanta voglia di trasmettere e di insegnare, adesso – però – sono troppo coinvolta. Rischierei di entrare in campo e stoppare la palla con la suola”, sorride ancora ripensando a quei piccoli gesti che per un calcettista sono ormai uno stile di vita. “Di questo sport mi mancano tante cose: l’adrenalina, i movimenti ai quali pensavo durante il giorno e non vedevo l’ora di ripetere in campo e poi le scarpe da gioco, io ho una vera passione per le scarpe”. Qualcosa sta cedendo. Il futsal batte ancora troppo forte in lei. Se fossimo alla fine di un gioco a quiz, questo sarebbe il momento giusto per la fatidica domanda: quindi smetti, è la tua riposta definitiva?
Di nuovo cerca le parole dove non dovrebbe.
“Magari potrei ripartire a dicembre, magari a livelli più bassi…”. È già qualcosa, solo per questo mollo la presa. Quando vado via dal torneo, vorrei salutarla ma non la trovo: è in campo, vestita di tutto punto, ma con il pallone tra i piedi. A presto, Gloria.
Gloria Prando smette di giocare. Forse.
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