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Sara Navalón, l’araba fenice del Jimbee Roldan

sara navalon

Dalla paura di dover abbandonare il calcio a 5 al titolo di campionessa dell’European Women’s Futsal Tournament. Questo l’inizio e la fine della storia di Sara Navalón, giocatrice del Jimbee Roldan, che nemmeno una settimana fa ha alzato al cielo la coppa del torneo femminile più importante del movimento. Ma prima di arrivare a quel 19 aprile, bisogna fare un lungo passo indietro.

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2017 – Sara gioca da 7 stagioni nell’UA Alicante ed è un punto fermo della Nazionale Spagnola di Alicia Morell. Ha scelto questo come mestiere: vuole essere una giocatrice professionista. Da 12 anni si dedica anima e corpo al futsal e nessun sacrificio è vano. Durante una partita con la sua squadra, però, qualcosa va storto: riceve palla a limite e senza pensarci due volte calcia così forte che la gamba non regge il colpo. Il muscolo cede e quando Sara poggia il piede a terra scopre che il ginocchio è completamente andato. Capisce subito la gravità della situazione, anche se è difficile da spiegare. Lo è anche per i medici che parlano subito in modo schietto con lei:

si è strappato il tendine del bicipite femorale, una lesione riscontrata solo in altre 18 persone in tutto il mondo.

Una di queste è Sara, che – all’apice della sua carriera – si ritrova improvvisamente ad affrontare un calvario sportivo che nella migliore delle ipotesi la terrà ferma per molto tempo. Ma c’è anche un’ipotesi peggiore. Come detto è un infortunio raro, i medici possono operare ma c’è bisogno della sua autorizzazione perché non c’è alcuna certezza che dopo l’intervento la gamba possa tornare alla normalità. Anzi – dalle poche analisi cui si può aver accesso – ci sono anche casi di pazienti le cui condizioni si siano addirittura aggravate.
La vita di Sara in poche ore prende le sembianze di un incubo che la porta a dover decidere: se non si opera, dovrà rinunciare alla sua carriera. Ma lo stesso potrebbe accadere, se non dovesse funzionare l’operazione della quale le hanno parlato senza darle alcuna garanzia. Sara firma, si affida alla scienza e – di conseguenza – a tutto quello che può farla sperare.

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Seguono due anni di calvario e di riabilitazione. Lungo questo percorso incontra il preparatore atletico Victor Llorca che la seguirà passo dopo passo: studia la lesione (la tesi di fine master sarà proprio su questo argomento), soffre e lotta al suo fianco. E alla fine Sara torna.
“E’ stato un angelo” – dirà lei – “è solo grazie a Victor che sono tornata a giocare”, è il commento prima del rientro campo. Quello di Sara, però, è un rientro a metà: i problemi muscolari continuano, tanto che parlando con il suo capitano decide di fermarsi e poi ributtarsi nella mischia cambiando squadra. Sceglie il Jimbee Roldan, perché qui deve ripartire da zero e guadagnarsi un posto. Sara? Chi è Sara? E’ una giocatrice che deve farsi conoscere di nuovo e questa sfida è il motore della sua seconda vita da calcettista. In una sola stagione è di nuovo quella giocatrice che tutti ricordavano.

19 APRILE – Ed ecco che torniamo al 19 aprile. Il Jimbee Rlodan si gioca la finale dell’EWFT contro la Kick Off e davanti al pubblico di casa di San Javier si laurea campione della competizione europea, succedendo al Futsi Atletico Navcalcarnero. Nel 5-2 definitivo partecipa anche Sara: il suo grido di esultanza è libertà, il suo grido è rinascita. E la sua storia è una delle più belle che i tre giorni passati a Murcia potessero donarci.

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