Serie A

C’è solo un capitano. Chiara Cerato del Breganze.

Una carrellata piena di colpi entusiasmanti che hanno portato a Breganze tanti volti nuovi. Ma ne manca una: grinta, passione e tanto impegno la contraddistinguono da sempre. Lei è capitan Chiara Cerato. Classe 1987, di Povolaro, Chiara vestirà la maglia del Breganze per l’ottava stagione consecutiva. Non ha bisogno di tante presentazioni, quindi, parola a lei e ben rimasta Chiara!

 

Ottava stagione per te a Breganze. Un amore che continua: perché hai deciso di rimanere a Breganze?

Era il 20 agosto 2011 quando il Città Di Breganze (all’epoca si chiamava così) mi prelevò dal calcio a 11 dopo anni di corteggiamento. Ora, di strada ne ho fatta, sia sportiva che umana, e la maglia non viene indossata solo alla domenica, come la maggior parte delle “professioniste”, ma è cucita. Un amore cresciuto nel tempo è difficile da cancellare e tradire. Una bandiera è definita tale se alle folate di vento, non si muove. E poi, sarebbe stato troppo facile andarsene dopo un’annata storta, ho preferito rimanere e riscattarmi sul campo, mettendoci la faccia!  

Raccontaci qualcosa in più di te: ti abbiamo sempre visto correre dietro un pallone buttando “il cuore oltre l’ostacolo”. Com’è nata la tua passione per il pallone?

Bell’espressione. E grazie di averla usata, perché mi ci rivedo proprio, in tutto quello che faccio. Credo che ogni ostacolo è nato per essere scavalcato e di certo, a modo mio, l’ho sempre fatto e con successo. Bisogna prima conoscere e capire i propri limiti per poi superarli e non è una cosa facile. Ma è la passione che smuove tutto ciò, non sono i soldi, la carriera sportiva… È la voglia, il desiderio di un’eterna bambina con la passione nata semplicemente dentro le mura di casa e scoppiata in tarda età grazie solo all’opportunità datami dai miei genitori. 

Parlaci ora della Chiara fuori dal campo

È un “semplice” ingegnere, un ingegnere edile, che lavora 9/10 ore al giorno e ama quello che fa, perché per arrivarci ha sudato settemila esami all’università.

In spogliatoio invece, cosa significa essere capitana di una squadra di Serie A?

Hai delle grandi responsabilità: devi far da ponte tra spogliatoio e dirigenza, cercare di tappare e risolvere qualche incomprensione che può nascere. Devi esserci sempre, ma il tutto è reso più semplice se con te hai uno spogliatoio con persone che vanno nella stessa direzione, che ti ascoltano e soprattutto ti rispettano. Allora sì che diventa uno spogliatoio da serie A.

Lo scorso anno non è stato semplice: cosa salvi e cosa deve cambiare?

Salvo poco, forse, l’unica cosa che salvo è il fatto che lo zoccolo duro del Breganze non si è diviso nella difficoltà incontrata. Salvo il fatto di averci provato fino all’ultimo ad agguantare la zona Playoff, ma non sarebbe servito a salvare la stagione fino a lì deludente rispetto alle aspettative che avevamo e che gli avversari si aspettavano. Ci son stati degli errori e di certo non verranno più commessi, si cresce per rimediare. Penso che Breganze abbia già cambiato pagina, ora saranno i fatti a parlare. 

Una rosa che è stata largamente rivoluzionata, cosa ti aspetti da quest’annata?

La Coppa Italia l’anno scorso mi è mancata tantissimo: l’ho vissuta due anni fa e quello che si respira in quel weekend è qualcosa difficile da spiegare. Punto alla Coppa, punto ai playoff, perché Breganze è da playoff. Questa rosa merita i primi otto posti e sta a noi riuscire ad amalgamarci nel più breve tempo possibile. 

Le squadre iniziano a prendere forma. Che campionato sarà secondo te? È già possibile indicare una favorita?

È stato un mercato strano, tanti spostamenti, forse troppi. Molte realtà solide sono cambiate, ma penso comunque che chi ha cambiato poco nel suo rooster possa avere dei vantaggi maggiori rispetto alle altre. Una tra le mie favorite è sicuramente il Kick Off, ma allo stesso tempo penso sia una bella novità il Salinis, che sta prendendo forma con nomi importanti. E poi che dire, staremo a vedere se ho ragione su questo Breganze.

Cosa vuoi dire ai tuoi tifosi?

I miei tifosi sono i più caldi. Mi mancano molto, anche se la maggior parte mi scrive ogni settimana. Spero che in questi mesi anche noi siamo mancati a loro. Quindi, cercate di allenare le corde vocali per incitarci: noi dal canto nostro, ci alleneremo per vincer perché voglio un PalaSarcedo sold-out!

(Ufficio Stampa)

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