Raccontare lo sport non è sempre piacevole, non sempre ci sono storie a lieto fine, eroi che si risollevano dalla ceneri o cenerentole di successo.
Talvolta ci sono anche i mostri, come Nassar: il medico della nazionale di ginnastica americana che per decenni ha abusato delle atlete che gli venivano affidate.
Ci sono allenatori e benefattori come Jerry Sandusky che per 15 anni attraverso la sua organizzazione di beneficenza “Second Mile” ha abusato di 52 minori.
Questa pellicola, frutto dello sforzo organizzativo e del coraggio di HBO racconta l’ultima settimana di Joe Paterno alla guida dei Nittany Lions, la squadra di football americano dell’università della Pennsylvania, Penn State.
JoePA come era conosciuto all’interno del campus, facendo ricorso ad una assonanza di parole che avvicinavano la parola papà alla figura dell’allenatore di origini italoamericane, era una istituzione nel mondo dello sport universitario. Alla guida dei Nitty Lions dal 1969, per quarantacinque anni ha condotto al successo e alla ribalta nazionale questo programma sportivo. Nel 2011 quando lo scandalo per gli abusi sessuali di Sandursky all’interno delle strutture sportive del football americano, lo travolge ha appena ottenuto la sua vittoria numero 409, che lo rendono l’allenatore più vincente nella storia del football universitario (FBS Division I ndr).
C’è una statua in bronzo appena eretta per lui fuori dallo stadio, è considerato una divinità mortale, l’uomo capace non solo di vincere sul campo ma di vendere ai sostenitori del programma, agli alunni, ai potenziali atleti da reclutare e all’intera nazione la narrativa che a Penn State non sono si vince nello sport ma si vince anche nello studio.
“Nessuno è al di sopra del programma”
amava ripetere Joe Paterno ed è per questo che durante la sua reggenza nessun giocatore aveva il nome sul retro della maglia, “We are Penn State” non era solo uno slogan era la testata d’angolo sulla quale era stato eretto l’impero di Paterno.
Il film racconta senza fronzoli, come un pugno allo stomaco, come uno schiaffo in faccia che ti lascia il segno, gli ultimi giorni di JoePa alla guida della “sua” squadra.
Ho seguito lo scandalo quando esplose, vederlo riprodotto in questo straordinario contributo cinematografico mi ha fatto sentire come allora: disperato, arrabbiato, deluso.
Nessun elemento di questa pellicola è costruito per rendervi l’esperienza piacevole. La fotografia, i dialoghi, le scelte narrative, l’interpretazione dei personaggi, tutto converge e contribuisce a farvi sentire in qualche modo in colpa.
Per ogni silenzio omertoso, per ogni occasione nella quale qualche protagonista si è voltato dall’altra parte, per ogni bugia raccontata, questa pellicola riesce a farmi sentire colpevole, in colpa verso le vittime sacrificate all’altare del pragmatismo e del cinismo.
Questa è anche la storia di un uomo Joe Paterno, dei suoi errori, della sua passione capace d’accecarlo, una storia di errori umani e delle loro tragiche conseguenze.
Una storia sul male che cresce ogni volta che ci voltiamo dall’altra parte, fingendo di non guardare.
Una storia di sport.
Una storia di vita.