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Chiedi chi era Gaetano Scirea

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Immagina l’eleganza e la signorilità, pensa ad un gesto tecnico lieve come il primo raggio di sole al mattino, senti il tono di voce pacato ma deciso, chiudi gli occhi e prova a fermare l’immagine di una bandiera che sventola fiera e decisa sopra a tutto, mai in balia del vento e sempre aperta a mostrare fiera il suo modo di stare al mondo, quando il mondo per te è quello del calcio.
Sicuro e deciso, lo direbbero oggi di un difensore che prende o palla o gambe, il fine giustifica i mezzi e non ci sarebbe nulla di male forse.
Allora soffermiamoci sui mezzi, se hai iniziato la tua carriera a centrocampo e con 20 anni di anticipo rispetto a quel che oggi è prassi, grazie ad un’ intuizione del tuo mister vieni spostato nel ruolo di libero e di nome ti chiami Gaetano ed i tuoi mezzi sono il senso di posizione, l’eleganza, la capacità di uscire palla al piede e far ripartire la tua squadra, rischi di diventare il più forte libero del mondo oltre che uno amato dagli avversari oltre che dai compagni di squadra per quel tuo modo di essere speciale professando la normalità.

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Sembra il solito elogio del tutti belli e tutti bravi, il libero degli anni ‘70 però per rendere bene l’idea di un ruolo che ormai non esiste più nel calcio, è l’ultimo baluardo davanti alla porta, è quello che se viene sorpassato lui c’è da pregare solo il portiere perché faccia un miracolo, il libero di solito è uno che prende tutto, palla, gambe, carta d’identità, i 4 spicci che hai in tasca e se sei fortunato  ti rialzi con i calzini ancora dello stesso colore, roba da far impallidire anche le lavatrici che fanno sparire 3 calzini ad ogni lavaggio.

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Foto Imago

Gaetano Scirea gioca dal 1972 e chiude la carriera nel 1988 e lo fa con l’invidiabile record di non aver mai ricevuto un’espulsione in carriera, di solito i centravanti avversari escono dal campo stringendogli la mano quasi in segno di riverenza, i tifosi avversari quelle rare volte che esce dal campo in anticipo invece le mani gliele battono per ammirazione, mai fuori tempo, mai scomposto, elegante come un Rolex in mezzo ad un’esposizione di Swatch.

Gaetano Scirea è uno dei 3 giocatori al mondo ad aver vinto tutte le competizioni Uefa, coppa Uefa, Coppa delle Coppe, Supercoppa, Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale, un campionato del mondo nel 1982 oltre a 7 scudetti in patria e 2 Coppe Italia.

Veloce come una gazzella e raffinato come un diamante, arriva sull’avversario con un tempo perfetto neanche fosse l’ingresso dei violini in un opera di Mozart, la palla è sua, alza la testa l’appoggia ed entra nel campo, spesso apre e chiude l’azione con dei gol pesantissimi, la comincia e la finisce lui come la cosa più normale del mondo, di destro e di sinistro perché il signor Scirea da Cernusco sul Naviglio è ambidestro, per lui non fa differenza.

Capitano della Juventus, in una delle squadre più vincenti della storia bianconera ed anche di quella a tinte azzurre, quando c’era un po’ di maretta nello spogliatoio lui scriveva sulla Lavagna, stasera si cena tutti insieme al ristorante, da li nascevano le serate in cui tutti si ricompattavano e se lo diceva il capitano si navigava tutti nella stessa direzione.

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Era uno che sapeva anche incazzarsi ma solo quando c’era da mandare un segnale, te lo dimostrava dicendo 3 parole e tu capivi che non c’era più da scherzare, era meglio tornare dentro i ranghi.

Il tempo che scorre veloce ed inesorabile si porta via anche quelli che sono esempi di straordinaria serietà, Scirea è un tipo taciturno, non ha bisogno di parlare neanche se è l’ultimo la dietro, tutti lo seguono e lo rispettano solo per ciò che riesce a fare con i suoi mezzi tecnici, il carisma ed il fascino di ciò che ha reso grandioso Scirea passa anche per questo, per il rispetto che ha ottenuto dal suo mondo senza mai alzare la voce, dai suoi avversari senza mai alzare la gamba su un tackle, dai tifosi avversari senza mai lanciare una sfida verbale fuori dal campo.

E’ difficile raccontare di un campione che si è già raccontato in tutto nelle gesta dentro il campo, trovare parole che non siano già state spese, un giorno di settembre, esattamente Domenica 3 del 1989 sono incollato alla domenica sportiva, mentre si discute di gol, fuorigioco, imprese di giornata, appare la faccia di un Sandro Ciotti che con il suo inconfondibile tono di voce, forse questa volta ancora più cupo, dice a tutta l’Italia sportiva che Gaetano non c’è più.

Sono seduto sul tappeto del salone, le spalle appoggiate ai piedi del divano, mio padre sta versando dell’acqua in un bicchiere, sento il tonfo del bicchiere che cade in terra, l’acqua si mischia ai pezzi di vetro in terra, il suono sgraziato del vetro che si spacca rende per sempre nella mia mente il particolare indimenticabile, ancora oggi se sento un vetro rotto riavvolgo il nastro e ricordo di Sandro Ciotti e del giorno che ci disse che anche un esempio di lealtà, uno che ha battuto tutti, che ha vinto contro tutti sempre a testa alta, anche uno così se ne va, a 39 anni.

Ce lo porta via un incidente stradale in Polonia.

Marco Tardelli in studio alla Domenica Sportiva, compagno di tante avventure con Scirea, si copre il volto con le mani, io guardo mio padre e non ho il coraggio di dirgli nulla.

Se c’è stato un giocatore che ho invidiato alla Juventus è stato Gaetano Scirea, più vinceva e più rimaneva umile, più diventava forte e più riusciva a migliorarsi, più alzava trofei e più faceva sembrava tutto normale.

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Del Piero un giorno disse che il suo sogno non era vincere tutto quello che vinse Scirea ma essere visto con gli stessi occhi con cui lui da bambino guardava Gaetano, sperando di diventare come lui, era anche il mio di sogno e quello di tanti altri ragazzi.

Se da piccolo stavi sempre con i buoni piuttosto che con i cattivi, se ti piace l’ eleganza e odi, chi per esprimere un concetto ha bisogno di urlare, se pensi che per vincere tutto quel che c’è da vincere non c’è bisogno di apparire piuttosto che essere, chiedi chi era Gaetano Scirea.

Non ci saranno più le mezze stagioni
neanche le intere sono un granché
ho un buco nelle tasche dei pantaloni
forse avrò perso qualcosa di me
al bar tante chiacchiere e malinconie

mentre qualcuno urla… “quattro caffè!”
ma guai a sgualcirmi bandiere e passioni
meglio parlare di donne e tv

Gaetano e Giacinto sono due tipi che parlano piano
anche adesso, adesso che sono lontano
ma in questo frastuono è rimasta un’idea
un eco nel vento, Facchetti e Scirea

La palla accarezza i fili d’erba
come un pianeta ben educato
buca la nebbia di un paese lombardo
provincia di un mondo dimenticato
c’è chi attraversa la vita come una cometa
e ci fa illudere che ci sia una meta
ma forse sono io che oggi sono strano
avrei bisogno di qualcuno che mi prendesse per la mano

Gaetano e Giacinto sono due tipi che parlano niente
con un solo passaggio
uniscono milioni di…gente
ma in questo frastuono è rimasta un’idea
un eco nel vento, Facchetti e Scirea

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