Non l’ho mai vista in campo, quindi non posso metterci la mano sul fuoco. Ma Eleonora Baldi mi assicura che il calcio a 5 non ha pianto la sua assenza il giorno in cui ha deciso che poteva bastare e di dare calci agli avversari non ne poteva più. Probabilmente non l’ho mai vista perché – negli stessi anni – anch’io decidevo che poteva bastare, che il calcio a 5 da fermo non era esattamente calcio a 5 e – se proprio volevo – potevo darmi al calcio balilla, che lì si fanno grandi cose anche senza superare il centrocampo. È così, ognuna per conto proprio, abbiamo scelto la nostra zona: io in tribuna a raccontare, lei nell’area tecnica ad impartire direttive.
“In pratica sono passata da giocare molto larga verso la panchina, a dirigerla quella panchina”, mi spiega ridendo.
ODI ET AMO – Quanto su questo abbia influito l’aver avuto Mirco Massa come mister, è proprio Eleonora a raccontarlo. “Tanto, tantissimo. Da lui ho ripreso tutta la passione, ma non i modi fortunatamente”. Amore e “odio”, ma solo quel pizzico che fa bene a qualsiasi tipo di rapporto. “Tanti difetti, tantissimi pregi: Mirco va preso a 360°, ma ti coinvolge come pochi. Non ci sono mai state mezze misure con lui e chi lo conosce, sa bene di cosa sto parlando”.
SED FIERI – E alla fine accade. Eleonora sceglie di dedicare tutto il suo tempo libero dal lavoro a fare il mister e consegue la doppia abilitazione come allenatore di calcio a 11 e di calcio a 5, presso il Centro Federale di Ancona. La Rappresentativa Marche è la scuola che la plasma: 8 anni in totale, alcuni dei quali trascorsi come secondo di Francesco Battistini (altra figura determinante nella sua formazione, al fianco della quale vince un Torneo delle Regioni) ed altri come primo allenatore. Stagioni intense che lasciano il segno e quando l’esperienza finisce, Eleonora non può scrollarsi di dosso una certa malinconia che cerca di lenire girovagando da un campo all’altro: la incontro spesso a Montesilvano, dove segue il suo “samurai” Giulia Domenichetti, poi a Pesaro per lo spareggio per la finale di Supercoppa. La incontro anche a Macerata dove cerco senza successo di farla appassionare alla musica indie. Un flop. È ad allenare che pensa e – a giugno 2017 – arriva l’occasione giusta perché Mirco Massa, neo tecnico del Dorica Torrette, ha bisogno di un vice e di un responsabile del settore giovanile e ha un solo nome in testa: quello di Eleonora.
DORICA TORRETTE – “E’ stata una chiamata che mi ha sorpresa, io e Mirco ci eravamo allontanati negli ultimi anni, ma la stima è rimasta sempre invariata: ci sono stati attriti, è vero, risolti faccia a faccia. Ben vengano, quando c’è onestà”. E così si parte. La prima squadra inizia bene in A2, ma scivola un po’alla volta in settima piazza dimezzata dagli infortuni. “Stiamo facendo anche troppo per tutto quello che ci è successo, ma rimaniamo sul pezzo e prendiamo tutto il buono nella speranza di fare meglio lungo il girone di ritorno”. Non c’è stanchezza, non ci sono alibi. Ogni turno si affronta facendo i conti solo alla sirena. La parola magica che rende a suo modo invulnerabile il club è quella della sinergia: a sopperire alle assenze delle “grandi,” infatti, arriva la Juniores di Baldi che si rivela una risorsa preziosa. Vagnoni, ad esempio, sostituisce come titolare l’indisponibile Romagnoli. Vi sembra poco? Provateci voi, a 16 anni, a fare il centrale difensivo in A2. Ma come lei tante altre, che fanno del Dorica Torrette una realtà sui generis che potrebbe servire da esempio negli anni a venire.
“Praticamente metà della Juniores, scende in campo nel nazionale ogni domenica. Probabilmente siamo l’unica realtà che attinge a piene mani dal proprio vivaio, ma ti posso dire che c’è un clima di serenità e collaborazione tra grandi e piccine che non ho mai trovato altrove”. Era questo, in fondo, l’unico vero obiettivo alla partenza. “Massa da subito ha voluto puntare al rafforzamento del settore giovanile, dando la prima squadra come traguardo che lo stimolasse a crescere. Se in A2 si punta ad una salvezza tranquilla, con la Juniores si è voluto fare qualcosa di più: una squadra in grado non solo di vincere a livello regionale, ma di ben figurare anche al di là dei nostri confini”.
Per farlo, Eleonora se ne inventa una ogni giorno. “Non è facile tenere alta l’attenzione di atlete molto giovani, tendono a prendere tutto come un gioco e ci ho messo un po’ per capire la giusta misura tra bastone e carota. Se ridi troppo con loro, le perdi completamente; se sei troppo duro, al contrario, non hanno ancora il temperamento per reagire. Dopo aver lavorato sulla psicologia, però, sono state bravissime a seguirmi. All’inizio facevano certe facce… vedevo che volevano mandarmi all’altro paese. Adesso guardo indietro e vedo quanta strada abbiamo fatto insieme, è una soddisfazione immensa”.
UNA REALTA’ MINORE – Ma gli ostacoli più duri non hanno nulla a che vedere con le ragazze, che da due settimane hanno iniziato a vincere anche in campionato.
“Due settimane? Come mai avete iniziato così tardi?”, le chiedo. Ed Eleonora è puntuale nella riposta. “Siamo solo tre squadre da quando una ha rinunciato per impegni concomitanti in C. Per far durare un po’ di più il torneo, giochiamo con una formula di andata-ritorno-andata, ma così è difficile guardare lontano”.
Mi fa capire meglio con qualche numero e rimango di sasso: in una regione che vanta una formazione in A, 4 in A2 e una serie C a due gironi, tre realtà appena si contendono il titolo regionale. Come può un movimento così vivo, ridursi in questi termini quando si parla di giovanile?
“La colpa non è del “Palazzo” – puntualizza Eleonora – ma purtroppo non c’è interesse verso la “cantera” e la situazione è avvilente: per quanto una ragazzina possa impegnarsi negli allenamenti, quello che la farà crescere è la competizione, in pratica la partita. Se disputo un campionato a tre squadre e poi vengo catapultato contro Lazio, Ternana e Pescara, il divario è evidente. Noi diamo alle nostre lo stimolo della convocazione in A2, ma ti assicuro che quando giochi per la terza volta contro la stessa avversaria, ne conosci a memoria tutti i movimenti. E’ davvero così che si deve andare avanti?”.
COPPA MARCHE – Ma Eleonora non si arrende, anzi. La stella del Dorica Torrette brilla ancora di più in un cielo scuro all’orizzonte, tanto è vero che le “girls” hanno già ottenuto il loro primo importante successo vincendo la Coppa regionale della categoria.
“Abbiamo battuto in finale l’Ascoli Picchio, l’unica rivale contro la quale abbiamo perso nelle fasi di avvicinamento alla competizione. Si avvertiva un po’ di tensione, poi però sono state tutte brave a non perdere la testa e ad aspettare il momento giusto. Avere a disposizione ragazze che hanno già un certo tipo di esperienza alle spalle ha sicuramente aiutato”.
Eppure il più bello dei fiori deve ancora sbocciare: Gioia Pesaresi.
“Ha 12 anni e può giocare solo con deroga, se dall’altra parte c’è qualche fuori quota. Chi mi ricorda? Una giovanissima Mencaccini: usa tutti e due i piedi, è velocissima e ti lascia sul posto con i suoi dribbling. Se continua così, avrà un futuro radioso davanti a sé”.