Futsal

Buongiorno Buongiorno, io sono Francesca

francesca

Correndo, correndo di notte da sola, prendi la tua tuta blu, stella crudele e sincera fammi correre di più.
Scarta l’ala, una finta e poi vola sul fondo, dimmi chi la fermerà ed il bosco è uno stadio e si illumina a giorno, un applauso ti farà…

Francesca è sveglia già da un po’, sono le 6 di mattina, l’aspetta una giornata di lavoro come tutte le altre, poi qualche ora in campo ad allenare le ragazze della juniores ed infine due ore in palestra.

Come stai Chicca?

Chicca è il diminutivo di Francesca ed è l’unico modo che conosco per smussare gli angoli spigolosi di una ragazza tenera che per non spezzarsi è diventata più dura, quando voglio farle una carezza la chiamo Chicca.
In una notte che poteva essere di sogni e di gloria, appena scesi in campo, a mezzo metro da me, lei si gioca un anticipo ma va troppo forte anche per il suo ginocchio che decide di farci piangere tutti insieme e cominciare un nuovo percorso.

francesca

I suoi capelli ricci, quando le compagne non la convincono a farsi la piastra, nascondono le sue tante sfaccettature, un po’ come il rapporto che siamo riusciti con pazienza a costruire e non è stato facile e non lo sarà nemmeno nei giorni a venire, perché è giusto che sia cosi, non c’è niente di bello e duraturo nella vita che non costi fatica. Francesca ne ha avuta di gloria nella sua vita ma non mi viene in mente nulla che le sia stato regalato ed è questa la cosa che con pazienza ho imparato da lei, tu intanto lavora poi le soddisfazioni arriveranno, poi sorride e sottovoce aggiunge:

forse!

Francesca sono 6 mesi che non mastica il campo come si dice in gergo, tre volte alla settimana però con gli occhi della emoticon stanca, torna da Roma, infila un braccio nel borsone e se lo carica sulle spalle, poi scende le scale che portano alla palestra ed apre la porta al percorso che dovrebbe riportarla ad annusare il profumo dell’erba. E’ sintetica non profuma, esclama e ride, pensare che sembrava una musona quando è arrivata, poi si lega una caviglia all’elastico e comincia a produrre tutte le smorfie migliori del mondo, forse manca solo che dica anche FLUOOOOROOOO, sono le 22 di sera e lo sono da circa 6 mesi, non so dove trova la forza ma non le dirò che sono con lei, lo spigolo che si inarca alla fine del suo sorriso mi ricorda che a volte quando si sbatte è una questione di forza, vince chi è più duro.

francesca

Chicca, la chiamo a voce alta e lo spigolo dal suo volto scompare, dottor Jekyll & mister Hyde, uno apre la porta e l’altro lavora isolato anche dai gesti di affetto perché contano i fatti e non le parole. Ho una foto con lei, ultimo gol nella finale di coppa Italia, game, set and match a noi, lei corre in panchina, io la intercetto perché si stava buttando nel mucchio delle ragazze che non avevano giocato, ho pensato “se non l’abbraccio ora non l’abbraccio più” e così è stato. Magari da vecchio, nella speranza di arrivarci, posso guardare l’istantanea davanti ad un camino acceso e raccontare di quello spigolo che scende dal sorriso ed appare e scompare a seconda di quello che la vita ti presenta per cena.

Sono passati sei lunghi mesi, io negli ultimi non ho più trovato un motivo per scrivere, ieri finalmente l’ho vista saltare su quel maledetto ginocchio, saltare e tornare, ieri finalmente l’ho guardata arrivare verso di me con un pallone tra i piedi, il cielo all’improvviso è tornato BLU mentre la luna in cielo ostentava il suo GIALLO.
Tornare è un pò come andare, non sai chi è rimasto, non sai cosa ti aspetta, non sai se sei più capace di segnare, non sai se esibire lo spigolo od il sorriso, questo è quel che non so io, poi c’è quel che non conosce lei e non sa quanto aspetto di vedere quella palla incastrata in fondo alla rete per chiamarla Chicca, che a dire Francesca siamo tutti capaci, non sa quanto le sue compagne la stiano aspettando e non sa quanto è bello bersi due aperitivi di fila e mangiare schifezze ma questo non lo sapeva nemmeno prima dell’infortunio.

francesca

E’ tardi, io sono già sul divano di casa mia, si accende whatsapp, un messaggio di Francesca, sono uscita ora da lavoro, sto andando in palestra, poi tre faccine insonnolite, io non lo so se mi da più gusto Francesca o Chicca, i due lati della stessa medaglia. Grazie di cuore a Marco, Pietro, Daniela ed alle compagne di squadre, questo è quello che direbbe lei, semplice no? Festeggeremo con un aperitivo noi, lei invece con un ginseng.

Old Habits die Hard

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