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In Arianna Pomposelli stat virtus

Nazionale

Mai come in questi giorni sto apprezzando la bellezza delle sfumature. Quella terra di mezzo tra il tutto e il niente, il bene e il male, una vittoria ed una sconfitta. A volte basta un avverbio per esplorarla tutta: si può, ad esempio, vincere immeritatamente (da 3 a 0 in 15 lettere), oppure perdere dignitosamente (da 0 a 3 in 14 lettere). Certo arrivare quarti su quattro non è oggettivamente considerato un risultato positivo, ma in base a quale obiettivo di partenza? E’ stato forse detto che, a Guadalajara, l’Italia sarebbe andata per fare lo scalpo al Portogallo, scucire il titolo alla Russia e ridicolizzare la Spagna? No.
E’ stato invece detto che l’Italia avrebbe partecipato al Torneo delle Nazioni seguendo un percorso di crescita iniziato 3 anni fa e che a breve ci porterà verso la fase di qualificazione al primo Europeo femminile. Correggetemi, se ho capito male.

IN MEDIO STAT VIRTUS – Ma quindi questa Italia ha fatto bene o ha fatto male? Se dovessimo prestare ascolto agli “zemaniani”, potremmo discutere ore ed ore dei gol non fatti o dello zero nella casella punti; se – invece – volessimo sentire il parere dei difensivisti, potremmo sottolineare a lungo la solidità della retroguardia della prima parte di tutte le gare.
Oppure potremmo scegliere di ascoltare chi al Palacio Multiusos non solo ci è stato, ma è anche sceso in campo: ad esempio Arianna Pomposelli.
“E’ un gruppo che ha dato tutto quello che aveva per fare del suo meglio – è il flusso di coscienza della giocatrice in un apprezzatissimo post su Instagram. – Tecnicamente inferiori? Bo. Tatticamente? Bo. Fisicamente? Bo. Quello che so per certo è che ci abbiamo messo quel cuore che forse a noi italiani un po’ ci contraddistingue, lo stesso che ci ha fatto vincere i mondiali del 2006 con quel “talento” di Grosso”.

Ed ecco allora le sfumature di cui parlavo prima, quelle che con i numeri vanno sistematicamente a scontrarsi.
“Quando passi una settimana con la maglia della Nazionale addosso, vivi tante di quelle emozioni che poi il risultato diventa meno importante. Mentre cantavamo l’inno ho guardato un po’ ovunque e mi sono sentita come i “giocatori veri”. Abbiamo perso, sì. Male? Forse. Chi può dirlo del resto? C’è ancora tanto da lavorare, ma – chiude la giocatrice – siamo pronte con umiltà e come sempre a metterci tutte noi stesse”. In Pomposelli stat virtus, e io sono con lei.

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