Futsal

Sofia Vieira – Ovunque tu sia felice

Vieira

Lisbona è una città meravigliosa. Lo so che anche Londra, Barcellona e Madrid lo sono. Ma credetemi, Lisbona è una città meravigliosa. Azulejos ad impreziosire l’architettura. Gente allegra, sorrisi aperti che non hanno nulla a che vedere con la malinconia del fado di certe tascas, in cui mi sono persa tra desideri e rimpianti. Servizi impeccabili: il mitico tram 28, le corse in tuk tuk. E poi certi miradouros da lasciarci il cuore. Si vive bene qui, basta poco per capirlo. Lo vedi dalle passeggiate senza fretta sull’ Avenida Ribeira das Naus, dai gesti premurosi del nonno che sbuccia le castagne per il nipote in un angolo di Rua Agusta. Le castagne con 30° gradi alle 5 del pomeriggio? Ci stanno bene anche loro, fidatevi. Ci starebbe meglio una Super Bock ghiacciata accompagnata da bacalhau, ma i gusti sono gusti.

vieira

Vedute di Lisbona

A 50’ di macchina da qui, nel paese di Rio Maior, è nata Sofia Cristina Rodrigues Vieira: laterale della Kick Off per semplicità, giocatrice dalle doti sopraffine per completezza. Al calcio si avvicina per imitazione: tutti i ragazzi della sua famiglia giocano a pallone, c’è poco altro da fare. E poi c’è David, il fratello maggiore di Sofia che non lascia scelta: o gioca o la costringe a giocare. Lei lo fa volentieri, è già più brava di tanti ragazzi. Merito delle infinite sfide con David, che non conosce fatica. Quando Sofia vorrebbe fermarsi, infatti, piovono occhiatacce: lei ancora non lo sa, ma in quel momento ha già davanti il suo maestro. Quella che sta imparando si chiama disciplina.
“Ipercritico e severo, niente andava mai bene. Ma era giusto così, anche io sono molto esigente con me stessa. Cosa fa ora? Non gioca, ma è anche grazie a lui se io sono diventata una professionista”.
L’altro ringraziamento è invece per mamma Rosa, che l’ha sempre sostenuta.
“Non ha mai saltato un allenamento. Dopo il lavoro mi accompagnava e stava due ore a guardare schemi e partite. Parlare del mio percorso sportivo senza parlare di lei al mio fianco, sarebbe impossibile. E’ una figura imprescindibile per me”.

ASSEICEIRA – Sofia e David partecipano ai primi tornei misti di Asseiceira, un paesino di poco più di 1000 abitanti nel distretto di Santarém. E non farò finta di saperne più di quanto non mi dica Wikipedia.
Le competizioni sono ufficiose, ma gli sponsor che le patrocinano mettono su una lotteria di premi che richiama atleti da tutte le zone limitrofe.
“Nessuno di noi andava per vincere. A me piaceva stare in compagnia, mi piaceva trascorre del tempo tra amici e calcio: quando mi hai parlato di questa intervista, ho ripensato subito a quegli anniLe mie sconfitte più brutte e le mie vittorie più belle sono arrivate su quei campi, tra quella gente”.
Ed è bellissimo sentirlo da una donna che ha visto ben altri palcoscenici, che uno sgangherato campetto di periferia.
La squadra allestita non è tra le più forti, a sapere effettivamente cosa sia un rimbalzo controllato sono in tre compresa Sofia. Le altre ragazze fanno numero e sicuramente compagnia, ma di calciare verso la porta non se ne parla. Un po’a sorpresa, però, le vittorie arrivano una dietro l’altra. Bastano i gol di Sofia per accaparrarsi il premio più ambito: i biglietti per Portogallo-Romania, che si terrà di lì a poco in Olanda. E’ il primo viaggio fuori dalla penisola iberica.
L’anno successivo, nel 2001, la stessa squadra si ripresenta ad Asseiceira. La corsa stavolta si ferma in semifinale, ma c’è un colpo di scena: il capocannoniere assoluto del torneo – uno di quelli che porterà a casa un altro premio da far invidia – in realtà è una donna. E Vieira parte di nuovo: Barcellona, Camp Nou, Parco di Portaventura. Con lei – che è ancora minorenne – parte anche il fratello David, ormai il suo più grande tifoso. “Le mie critiche ti hanno fatto bene”, le dice orgoglioso.

BENFICA – Ed è qui che entra in ballo Lisbona. Tra le foto che le ho inviato, questa è quella che le piace di più.

“Per me non esistono fiori in grado di reggere il confronto con la varietà dei colori che assume Lisbona alla luce del sole.” Pessoa

“E’ a questo che penso quando ricordo la mia città, a questa calma” e non faccio fatica ad immaginarla seduta proprio su quel molo. Nella capitale lusitana, arriva dopo un lungo corteggiamento da parte del Benfica: Sofia – che allora militava nell’Accademia Torrejana (campionato regionale) – stende le biancorosse con una doppietta.
“Il prossimo anno la voglio con me”, dice il tecnico avversario alla madre e la signora Rosa risponde come ha sempre fatto: la scelta sta a lei. “Segui i tuoi sogni”, le dice una volta a casa. Ed è così che – a soli 16 anni – si trasferisce a Lisbona, dove vive a casa della zia. Anche nella massima categoria, le riesce facile confermarsi come una giocatrice di altissimo livello: è umile, lavora sodo ed è dotata di un’intelligenza acuta che – proprio come faceva da bambina – la porta a seguire gli esempi positivi delle veterane.
“Rita Martins su tutti, è il mio punto di riferimento nel futsal. Poi Sylvia, Catarina, Marisa Lima, sorella del capitano del Benfica maschile, Andrea Lima: ho avuto la fortuna di giocare con le migliori”.
Un’intera generazione di giocatrici, che rappresentava poi la base della Nazionale di cui ha fatto parte.
“La cosa che più mi ha colpita di loro? Erano campionesse che facevano sacrifici pazzeschi, eppure le vedevo sempre col sorriso sulle labbra: questi sono i valori che ho sempre portato con me”.
Li chiude stretti nella valigia che prepara al termine di 4 stagioni in cui vince tutto quello che c’era da vincere. E galeotta è proprio la Coppa Iberica appena conquistata: nella prima tra Benfica e Mostoles (entrambe prime classificate nei rispettivi campionati), Sofia gioca poco a causa di un infortunio e la sua squadra perde con un gol di scarto. Tutt’altra musica nel ritorno. Il fisico risponde agli impulsi della testa e in pochi minuti sigla la doppietta che decide il match e fa sì che la storia si ripeta: ti vogliamo a Madrid, le dice il tecnico al quale ha appena soffiato via il titolo.
E’ mamma Rosa ad accompagnarla in macchina. “Ovunque tu voglia, purchè tu faccia ciò che ti rende felice”. E in Spagna Sofia sta bene: al Mostoles Sofia rimane due anni, poi il passaggio all’Altletico Madrid (unico anno nel calcio a 11, prima di tornare al futsal con lo stesso club) e infine un biennio nell’Alicante, a due passi dal Mar Mediterraneo. Tra una partita di Division de Honor e l’altra trova anche il tempo di laurearsi in Scienze Motorie. Poi, però, arriva di nuovo il momento di cambiare.

ITALIA – La sua fama ormai la precede. In Italia – sull’isola dei 4 mori – c’è il presidente Mauro Moi che stravede per lei e la contatta. “Trasferirmi non era un problema per me. Sono stata in tanti posti diversi, ma mi sono sempre sentita a casa: ho trovato braccia aperte ad accogliermi, non mi è mai mancato nulla”. E la piazza sarda – in cui Sofia arriva in compagnia di Daniela Ribeiro e Filipa Mendes – non fa certo eccezione. A Sinnai è stata un’estate particolare: sono appena andate via Lucilèia, Argento ed Exana e a settembre c’è una Supercoppa da giocare. Vieira arriva proprio ad inizio mese: non c’è stato tempo per imparare la lingua o assimilare gli schemi, ma l’istinto della fuoriclasse emerge in tutto il suo splendore e l’AZ Gold Women ne paga le conseguenze: due reti anche a Chieti, poi il gol di capitan Guaime a completare il tris d’autore.


Niente male come benvenuto. E’ il preludio ad un anno ricco di soddisfazioni, che – come tutte le cose belle – passa in un batter d’occhio. A lasciare la Sardegna le piange il cuore, ma sta per iniziare una nuova avventura: chiude ancora una volta i suoi sogni in valigia accanto agli oggetti più cari, poi prende un aereo direzione Milano. Mamma Rosa stavolta non l’accompagna, ma è come se ci fosse.
“Mi sono sempre sentita libera di scegliere, questo è stato molto importante per me”.
Anche mister Riccardo Russo le lascia spazio: può costruire, inventare e diventa in breve tempo “il metronomo della Kick Off. E’ lei a dettare i tempi di gioco. In campo si muove con grazia, ma quando parte in dribbling è devastante. Milano si innamora di lei, e viceversa. Tanto da decidere di partire con un progetto che le occupa quasi tutto il tempo libero dalle gare ufficiali: la Kick Off Futsal Academy, scuola mista di calcio a 5, grazie alla quale coniuga passione per lo sport e passione per l’insegnamento.
“Non esisteva nulla del genere prima a San Donato. Siamo partiti con poche squadre e adesso abbiamo una categoria di primi calci ed una di esordienti”.
Bambine e bambini giocano insieme, esattamente come faceva lei con David.
“Quello che mi interessa è dar loro l’opportunità di crescere capendo l’importanza di vivere lo sport con gli altri. Alla fine di tutto non ricorderai cosa hai vinto, ma gli amici che avrai incontrato lungo la tua strada”.
E’ così che parlano i numeri 1.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top