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Se Fossi Un Mister – Il Bar dello Sport

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Il Bar dello sport ha un’insegna ingiallita dal tempo ed un neon fulminato dal tempo, fa il suo lavoro ad intermittenza, cosi come il barista dietro il bancone, così come i clienti saldano con poca regolarità i propri conti ed entrano ed escono da questo posto come la gente sale e scende dal palco, prima o dopo un grande successo.

Il Bar dello sport in realtà non esiste ma nelle nostre teste occupa gran parte delle giornate, una frase su facebook, il tentativo di convincere qualcun altro di dove sta il bene oppure il male,  la prepotente idea di poter ledere il lavoro di uno o dell’altro con un dipinto ambiguo ed un filtro ad hoc che toglie rughe, acciacchi e qualsivoglia segno del tempo.

Al bar dello Sport invece tutto è ammesso senza filtri, c’è uno che fuma a bancone la sua luky strike, questa si con il filtro  e chiede un cicchetto di rum la mattina alle 10 mentre un tizio con la benda sugli occhi sfida a biliardo  uno con il giaccone di pelle della Harley.
Se le promettono i 2, mentre uno strofina nervosamente il gessetto sulla stecca l’altro si arriccia i Baffi bianchi ed ingialliti come l’insegna del bar e studia come mandare in buca d’angolo la 8.

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Da dietro il bancone il barista cambia canale sulla tv che guarda tutti dall’alto verso il basso, posizionata sul suo braccetto mobile, qualche puntino bianco disturba l’immagine mentre il tipo che sta bevendo il rum chiede se è lui che ha bevuto troppo e vede le stelle oppure è la tv che ha bevuto poco e si trascina stanca da un canale all’altro.

Io entro proprio in questo istante, sorrido al tizio come a dire bella battuta, tiro fuori un dollaro dalla tasca, chissà come ci sarà capitato e accendo il jukebox sulla destra del biliardo, scelgo un emozione da poco e penso di essere dentro al trailer di Jeeg Robot, solo che non sono d’acciaio.
Dietro di me ad una ad una le ragazze, siamo tornati ora da un torneo invernale, le cose non sono andate troppo bene ma nessuno era partito con la pretesa di vincere, piuttosto ci eravamo parlati chiaro, tracciando una destinazione ed un risultato da inseguire che non fosse solo quello sportivo ed immediato.

Ragazze è ora di uscire da questo squallore fatto di chiacchiere, di ripicche e ambienti basati sempre sugli umori, qui c’è da lavorare seriamente, a testa bassa, partendo dalle nostre basi ed inserendo anche atlete alla prima esperienza, giovani ma con i principi saldi, con la voglia di andare oltre e che rispettino il lavoro di tutti.

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Senza troppi proclami avevamo poggiato una mano sull’altra e gridato forte, che si vinca o che si perda merda, merda, merda.
Il nostro augurio a noi stessi di tirarci fuori dalle sabbie mobili, le stesse in cui la gente al bar dello sport affoga da anni e che spesso hanno risucchiato anche i nostri buoni propositi.

Mentre tutto ci  sembrava scorresse normale si fulminava l’insegna, il televisore perdeva pixel e due prepotenti si sfidavano a colpi di biliardo, non proprio il nostro sport, noi piano piano mentre ci innalzavamo in classifica smarrivamo noi stessi.

Ragazze da domani pennello, tintura, stracci si pulisce e si lava via tutto anche la vergogna di noi stessi che in tanti attimi ci siamo anche sbagliati, non sia mai che la colpa è sempre degli altri, non sia mai che noi no, abbiamo fatto tutto bene.

Il primo passo è chiedere scusa a noi stessi, il secondo è ricreare entusiasmo ed una direzione dove andare e mentre tentati dal rum e dalla stecca del biliardo ci chiedevamo quanto tempo ancora potevamo sprecare in questo posto, sono apparsi Marco Beautiful e Don Pedro de Portugal vestiti da sceriffi e noi abbiamo deciso di stare ancora con la diligenza ed inseguire quelli che rubano i cavalli, i sogni, le identità e la voglia di essere soltanto una semplice squadra, una del mazzo.

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Domani apre il bar dello Sport, come tutte le mattine, le sere d’inverno, quelle gelide che il freddo entra nelle ossa e le chiacchiere sono più pungenti e tutti li dopo 4 bicchieri di rum sono più buoni, più allenatori, più presidenti e dirigenti impeccabili, sicuramente migliori di un altro, sicuramente più affascinante di quelli là e magari si scordano anche di pagare il conto quando escono.

Domani ma anche ieri non abbiamo visto insegne rotte, partite di biliardo e sfide a freccette per il migliore, ci siamo riscaldati con una tisana che la sera è freddo ad allenarsi all’aperto e noi ieri e domani saremo li, a cercare di migliorarci per noi stessi e non per gli altri.

E’ finito il gettone dentro al Juke Box.

“C’è una ragione che cresce in me e l’incoscienza svanisce
e come un viaggio nella notte finisce.
Dimmi, dimmi, dimmi che senso ha dare amore a un uomo senza pietà, uno che non si è mai sentito finito che non ha mai perduto, mai.
C’è una ragione che cresce in me e una paura che nasce, l’imponderabile confonde la mente e poi, per me è più che normale che un’emozione da poco mi faccia stare male.”

Foto di copertina Michele Di Giorgio

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