Futsal

Un giallo-rosso che non ti aspetti

giallo-rosso

Mio fratello da piccola mi interrogava sulle formazioni di calcio, guardavamo le partite assieme. Mi ha sempre detto che il calcio non è semplicemente uno sport, una passione, ma è una fede; io gli ho sempre risposto: «sì, ma una fede con la effe minuscola».

La prima partita di Futsal femminile l’ho vista con lui, che accanto a me, mi spiegava le regole. Amo in lui la sua fede nello sport in generale, ma adoro in lui quella qualità per cui sa vedere oltre il pallone, oltre le maglie, oltre la competizione sportiva. Lui riesce a cogliere quei sorrisi, quegli abbracci; in quelle gocce di sudore che scendono dalla fronte di quelle giovani donne lui riesce a scorgere la fede, la stessa fede che lui nutre per lo sport del calcio. Lui sa bene che il giallo-rosso non è il mio colore preferito, se non altro perché ha temuto per la mia vita quando spavalda prendevo in giro Gianni il “vinarolo” per le sconfitte della Roma, ma nonostante questo mi ha sempre consigliato di andare a vedere l’Angelana.

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Il settore dedicato ai sostenitori dell’Angelana era gremito: le amiche delle giocatrici che prima della partita studiavano strategie di risposta a fidanzati, madri che salutavano le figlie in campo, alcuni signori che discutevano delle tattiche dell’allenatore, un frate che non riusciva a capire da quale punto degli spalti avesse avuto la migliore visuale. L’atmosfera del palazzetto: la stessa che si respira in un grande stadio, l’esultanza ad ogni goal dell’Angelana: favolosa! Al sesto goal dell’Angelana una signora si è alzata in piedi ed ha applaudito così forte e così a lungo che ho pensato volesse poi scendere direttamente in campo ad abbracciare le ragazze.

 

Mentre le giocatrici in campo correvano come se non ci fosse un domani, iniziavo a rivalutare il colore giallo-rosso. Mi ha colpito molto l‘umiltà. L’essere in vantaggio, il momentaneo pareggio e la pioggia di goal non hanno minimamente intaccato lo spirito di quelle giovani donne in campo. Le ho viste cadere, sbagliare passaggi, sbagliare tiri in porta, strattonate, ma sempre grintose, caparbie. Mentre gli spalti si scomponevano ad ogni goal, ben otto dell’Angelana, le giocatrici esultavano in un abbraccio e poi via di nuovo palla al centro.  

Lo confesso alla fine non ho resistito e sono andata in campo a fare una foto alla squadra. Con passo svelto mi sono messa due passi indietro al fotografo e mentre scattavo la foto, sorridendo, perché del resto non dovevo essere lì, le guardavo…quella maglia giallo-rossa sì, ma quei sorrisi semplici, genuini, la loro grinta mi hanno conquistato. Forza Angelana!

Ah! Sono la sorella di Mauro.

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