Futsal

Dayane e i 3 “brigadeiros”

Quanto sei bella Roma quann’è sera, ancora di più quando è mercoledì di derby e tu hai disdetto qualsiasi impegno pur di vederlo: allenamento, cinema con le amiche, visita dello zio d’America che se vuole può rinvitarmi a casa sua, a campionato finito.
Tovaglietta sulla destra e computer sulla sinistra: cena a base di futsal, un menù che potrei ripetere ogni giorno senza cadere nella noia. In più, in questo strano turno infrasettimanale, il piatto è davvero speciale: Lazio-Olimpus Roma.

Manca Xhaxho e questo mi dispiace (avete fatto caso che le mancine sono poche e sempre geniali?), ma di carne al fuoco ce n’è tantissima. Per la prima volta vedo Lucilèia in maglia biancoleste. L’ho conosciuta a Falconara, lei era arrivata da poco al Sinnai dove in poco tempo avrebbe realizzato più di 100 gol in due anni. Il più bello? Io che sono un’eterna indecisa, lo potrei scegliere tranquillamente. AZ-Sinnai al PalaSantaFilomena, semifinale scudetto: le sarde sono sotto di 1, quanto basterebbe alle teatine per evitare i supplementari e guadagnare il passaggio in finale. Non ho detto una cosa fondamentale: alla fine dell’incontro manca 1′ e viene assegnata una punizione da distanza siderale alle ospiti. Mascia tra i pali muove con la voce una barriera che sembra addirittura superflua. “Che potrà mai succedere da lì?”, mi chiedo.

Sugli spalti c’è chi fa festa in anticipo, ma c’è nell’aria una sorta di tensione che faccio fatica ad interpretare. Le mani applaudono, il viso è contratto. Non sono l’unica bipolare presente.
Poi torno a guardare il campo e vedo Lucilèia che sistema il pallone con cura. Calciare in porta è l’unica cosa che può e deve fare. Ma Lù si prepara come se avesse alternative, come se non fosse davvero quello il tiro al quale sono appese le speranze di una stagione intera. Quando lei espira – così fanno i tori quando caricano – il palazzetto, al contrario, inizia a trattenere il respiro. La corsa è decisa, il calcio è un fulmine e in un secondo arriva lì dove Mascia non può arrivare.
Cosa ho visto? Cosa ho visto? Non ho mai ringraziato Lù per aver regalato quel gol al futsal e a me che ero lì presente.
Lo farò uno di questi giorni, ma quando la vedo in giro per i campi sono sempre troppo impegnata a chiederle selfie. Faccio così con tutti gli idoli. Eccoci: io e Lù al PalaGems, io e Lù al PalaKilgour, io e Lù al PalaGiovanniPaolo Ii. Un intero album Panini dedicato ad una sola giocatrice.

dayane

Ma perché sono arrivata qui? Ah, già. Ci sono. Anche stasera, davanti alla mia fettina con gli spinaci, Lù sta sistemando il pallone con la stessa minuzia di sempre: il colpo parte preciso dal limite, la sfera taglia l’aria in diagonale – dal basso verso l’alto – e toglie via le ragnatele dalla porta di Giustiniani. 1-0 Lazio, forse a sorpresa perché fino a quel momento l’Olimpus ha spinto di più.
Leggo nel pensiero di Blanco, una che era all’AZ ai tempi della punizione ricordata prima.

“Quanto mi sono arrabbiata, era praticamente fatta! Poi è andata bene lo stesso, però…”

mi disse alla fine di quella partita. Per la cronaca, quella sarebbe stata la vigilia del suo terzo tricolore. Penso a lei che stavolta non avrà avuto il tempo di incupirsi, perché Dayane Rocha impiega solo un minuto a ristabilire la parità. Non un gol dei suoi. C’è il suo zampino, certo. Ma la retroguardia celeste non è stata impeccabile. Quando il tuo è un “semplice” gol e sulle spalle porti il nome di Dayane, qualcosa non torna. C’è una sorta di debito tacito con gli spettatori che la brasiliana si affretta a saldare.

Eccolo qui il gol alla Dayane: volée morbida a battere a Tirelli su assist di Gayardo. Ecco il dessert che cercavo per la mia cena. Per me potrebbe finire qui, ma il derby ha ancora tanto da dire anche se Matteo Santi si dichiara senza parole. Lo sarei anch’io al posto suo: Lucilèia continua a fare a botte con i pali sfiorando di nuovo il possibile 2-2 e – sulla ripartenza – una Lisi gigante nel suo metro e 58 mette dentro un tris pesantissimo, innescato da Dayane.
Nel frattempo si è fatta male Gayardo (l’amaro non l’avevo chiesto): un colpo fortuito al viso che la costringe ad uscire tra gli applausi sportivi del PalaGems. Nulla di grave, per fortuna.

Quanto manca? Ancora troppo per l’Olimpus, troppo poco per la Lazio che ha sprecato un’altra occasione d’oro con Alvino liberata al tiro da una trama tessuta col portiere di movimento: fuori a porta praticamente sguarnita. Non ci crede neanche lei, ma è già tornata ai posti di combattimento. Ha ancora voglia di lottare la Lazio, ma Dayane ha appena deciso che non ce n’è più per nessuno: dribbling, finta, suola, altra finta e destro all’angolino basso. Tre “brigadeiros” (la mia amica Lia Vuttariello preferirebbe babbà) servirti su un piatto d’argento.
Da tifosa super partes, ho solo un modo per ringraziarla: questa copertina da “numero 1″ nella rubrica della settimana”.

dayane

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