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Davide Morgera mister Terracina beach soccer femminile

Davide Morgera e il pallone nel DNA. Classe ’90 non poteva essere altrimenti nascendo a Napoli, la città che vedeva protagonista in campo Diego Armando Maradona e negli anni delle “notti magiche” d’Italia 90. Il trasferimento a Terracina è quasi immediato, dopo pochi anni di vita, non vede mutare questa passione che aveva respirato nella città partenopea, ma ancora non è il momento di tirare i primi calci. Inizia la sua carriera da calciatore all’età di 14 anni calcando i campi di calcio a 11 di Borgo Hermada, Fondi (in serie D) e Terracina per dedicarsi poi al calcio a 5 e al beach soccer. Sul parquet lo troviamo con la “camiseta” biancoazzurra del Terracina (serie C2 e D) mentre sulla sabbia scende in campo per 3 anni con il Terranova e successivamente per l’Anxur Trenza nel biennio successivo, disputando con entrambi i sodalizi locali la Serie A e sfiorando l’impresa con l’Anxur fermandosi alle semifinali della poule scudetto.
La passione per lo sport incomincia a stargli stretta solo come calciatore e così inizia il suo percorso di studi. Diventa inizialmente preparatore atletico (2013) e in seguito istruttore di scuola calcio (2015) ottenendo infine il patentino per il calcio a 5 (2017). Si siede in panchina come mister per la prima volta nel 2016 allenando i ragazzi del 2005 dell’AS Roma; il suo curriculum lo vede poi nell’Honey Sport City (sempre con i 2005), il Football 22 e attualmente la squadra femminile dell’Esercito che milita in serie D oltre ad essere preparatore atletico della squadra maschile (militante in C2) e della squadra femminile (serie C) del Casal Torraccia. L’ estate scorsa il battesimo di fuoco anche nel beach che conta come tecnico della neonata Lazio Beach Soccer femminile, primo campionato in serie A.
Quest’anno la scommessa accettata è quella lanciata dal presidente Luigi Cicuto che lo vuole protagonista in panchina alla guida del Terracina Beach Soccer femminile dopo l’ottima impressione lasciata l’anno passato con le “capitoline”. Ma conosciamolo meglio attraverso alcune domande.
Osservando il tuo curriculum risaltano le tue numerose esperienze in campo indistintamente dal calcio a 11, a 5 o beach. Dai vari allenatori che hai incontrato nella tua carriera quali insegnamenti sei riuscito a carpire?
Sicuramente non posso non partire dal menzionare il mio primo allenatore, che come recita un antico detto è un po’ cm il primo amore, non si scorda mai. Doveroso ricordare quindi mister Lanfranco Serrone, personaggio molto particolare, gran fumatore di sigarette, aspetto questo che trasmetteva un senso di nervosismo apparente, ma al contrario da lui ho acquisito molta tranquillità, soprattutto nello stare in campo facendomi capire quali erano le mie qualità e quindi i miei punti di forza per avere la meglio sugli avversari. Senza nulla togliere ai vari mister dai quali ho avuto il piacere di essere allenato, senza dubbio, su tutti non posso non mettere Roberto Pasquali, al quale, ne approfitto, faccio i miei migliori auguri per questa sua nuova avventura alla guida della Lazio. Mister Pasquali è stato il mio ultimo allenatore di beach e mi ha insegnato tantissimo sia a livello tecnico sia a livello tattico. Per le sue caratteristiche da giocatore lo reputo il più forte calciatore di beach soccer e quindi per merito delle esperienze vissute sul campo le ha sapute poi tramandare una volta in panchina. Grazie alla possibilità che mi ha dato di far parte dell’Anxur Trenza ho avuto modo di essere allenato ed allenarmi oltre che con lui con altri grandissimi campioni motivo che mi ha permesso di crescere tantissimo sia a livello umano che calcistico. Devo ringraziare anche mister Emiliano Del Duca che mi ha dato la possibilità di cominciare ad intraprendere questo fantastico sport nel Terranova e anche se non è stato un mio allenatore “ufficiale”, devo ringraziare Valerio Del Duca che mi ha fatto vedere e capire che questo è lo sport più bello di tutti.
Tu sei stato un giocatore di beach soccer…oltre ovviamente all’aspetto fisico quali sono le maggiori differenze tra il beach maschile e quello femminile?
È una questione di mentalità e applicazione…il maschile è più automatico e meccanico il gesto e il movimento, mentre a mio parere da quello che ho potuto notare nel femminile, c’è bisogno di un coinvolgimento e una stimolazione mentale, capire che quel movimento è effettivamente valido e funzionale. Sostanzialmente a livello atletico i maschi sono ancora avanti grazie ad una struttura fisica e muscolare diversa, maggiore resistenza ma le ragazze hanno dalla loro una maggiore prontezza cognitiva.
Entriamo nello specifico….cosa chiedi alla tua squadra da allenatore?
Non sono un allenatore “schiavo” di un “credo” tattico per cominciare ma ho delle idee di fondo su cui lavorare. La mia squadra deve “girare” tutta insieme come un meccanismo perfetto, non mi piace che una ragazza faccia una cosa, una compagna un’altra ancora. Devono pensare non come singolo ma come collettivo, lavorare tutte allo stesso modo e con gli stessi tempi per evitare dispendi di energie a vuoto e sempre pronte ad aiutarsi. Amo molto la tattica, curo molto l’aspetto sullo stare in campo delle ragazze, dalla posizione da tenere e a quella del corpo nella difesa 1 contro 1 o nel dettaglio del gesto atletico, presto molta attenzione ai particolari che si sviluppano durante le dinamiche di gioco.
Quali conoscenze hai acquisito rispetto all’anno passato dopo l’esperienza alla guida della Lazio BS femminile?
Ovviamente grazie all’esperienza passata ho maggiori conoscenze dirette in merito al beach soccer femminile. L’anno passato mi sono trovato “catapultato” di getto in questo progetto dove mi è stato proposto di formare la squadra della Lazio ed ho accettato con molto entusiasmo. Ora il mio bagaglio di conoscenza nel calcio femminile è aumentato grazie anche alle esperienze che vivo con le formazioni del Casal Torraccia e l’ASD Esercito imparando a rapportarmi innanzitutto con le ragazze, aspetto importante se non addirittura fondamentale per creare quella sintonia soprattutto mentale per riuscire a mettere in pratica le mie idee e svilupparle in allenamento e in partita dalle atlete in modo naturale.
Euro Winners Cup…cosa rappresenta per te?
È un sogno che si realizza…per uno sportivo è il top che si può desiderare a livello di club. Sicuramente è un trampolino di lancio dove vorrei cercare di far vedere e dimostrare che noi Italiani siamo validi e competitivi sotto tutti i punti di vista. Il pensiero di competere con le migliori squadre e le migliori atlete europee mi emoziona parecchio, probabilmente anche più delle ragazze che scenderanno in campo perché dirigerle dalla panchina sarà più bello che giocarla.
Il sorteggio vi vede inseriti nel gruppo D dove affronterete le russe del WFC Neva, le spagnole dell’Higicontrol Melilla e le ungheresi dell’Astra HFC…pareri e opinioni.
Il girone è abbastanza complicato perché incontreremo la squadra russa che ha già partecipato alla Champions e quindi potrà contare sull’esperienza, fattore importante in queste competizioni; la squadra spagnola come noi è una new entry nel panorama del beach composta da giocatrici molto giovani, forte fisicamente e veloce anche se non la conosco direttamente essendo appunto appena nata; le ungheresi invece hanno puntato su tre giocatrici molto valide che conosco molto bene. In generale credo che sarà una Champions molto equilibrata perché anche guardando i sorteggi degli altri gironi le varie squadre sono molto competitive. Per esempio c’è il Porthsmoth, dotata di grande fisico e composta da tutte nazionali inglesi su cui a mio giudizio spiccano Clark ed Hudson e poi c’è il Bala Azul di cui stimo molto il suo allenatore, Joachim Castan, mister molto preparato che sa gestire bene le ragazze e leggere bene le partite oltre che essere una bella persona a livello umano.
Restando sempre nel beach, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Tantissimi!! Al momento più che un progetto è un desiderio: praticare beach tutto l’anno, creare tensostrutture dove allenare bambine, ragazze e non ragazze anche attraverso la creazione di una società non solo per la stagione estiva ma allenarsi anche l’inverno per prendere parte ai vari tornei internazionali.
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