Futsal

Se Fossi un Mister – Alla rotonda terza uscita

Sono corso dietro ad un pallone diversi anni, ho avuto tanti mister differenti nell’approccio, nella durezza, nella professionalità, nell’importanza che davano ai valori umani….

Lì con calma ho rubato quel che volevo e quel che non volevo essere ma ciò che non ho dimenticato in questi anni sono io seduto con il mio borsone accanto, sulle panchine di qualsiasi spogliatoio, con l’orecchio teso ad ascoltare il mio mister. Lì ho cominciato ad incamerare che differenza c’era tra l’esser seduti ad ascoltare oppure nell’essere in piedi a comunicare con 12 teste differenti, trafitte dai propri pensieri settimanali, dalle delusioni di una vita, dalla voglia di riscatto della domenica precedente. Lì ho capito che un giocatore sa benissimo chi ha davanti, legge se quel che gli dici lo pensi davvero oppure se è uno dei tanti discorsi epici portati a memoria da youtube, lì ho visto con i miei occhi i miei compagni entrare in campo e sorridere ai genitori in tribuna, farsi il gesto della croce su di un piede solo perché questo è il rituale, che poi in realtà avevano commesso più reati loro con una partita di futsal che Giuda con un bacio. 

Se fossi un mister

Ho visto compagni mandare cuori, pollici ed indici uniti, alla tribuna dove era seduta la fidanzata, imprecare Dio perché invece anche questa volta non c’era nessuno da casa propria, solo in mezzo al campo, nella vita e forse abbandonato anche dal mister che anche oggi ti ha messo a scaldare la panchina, ho visto chi ha dedicato un gol al cielo, chi ha abbracciato il proprio mister e chi lo ha mandato a farsi benedire. Ho avuto compagni che un secondo prima di entrare in campo ti raccontavano di aver vomitato l’anima la sera prima all’ennesimo due di picche in discoteca ottenuto con l’aggravante del duecentesimo drink offerto ad un altro paio di occhi azzurri incontrato.
Ho avuto compagni che ciao come stai? Io sono il numero 9 giochiamo insieme da un anno, da grande vorrei fare il mister, ti ricordi di me?

  • Sinceramente no ma stavo bene anche prima che me lo ricordassi.

Ho avuto compagni sotto il tunnel degli spogliatoi che non parlarmi, non ti sento, lasciami stare, non sfiorarmi sto giocando già l’ultimo minuto del match e devo battere un calcio di rigore, c’è il mio amore in tribuna, le faccio il cuore e poi stasera vado con un’altra per cui ti prego di non disturbarmi, devo provare ad unire indici e pollici di entrambe le mani, chissà come farà Pato. Ho avuto compagni spensierati, tesi, solitari, innamorati di un’altra che non era in tribuna, ho avuto compagni che hai visto mio padre? Ha detto che sarebbe venuto ed i loro occhi si spegnevano di delusione, ho avuto i migliori compagni del mondo e loro, loro hanno avuto me.

se fossi un mister

Cosa vuole il mister da me?

Palla a noi, appoggio, gioco semplice, vado senza palla, do un occhio se è partito l’opposto perché casomai stringo al centro, nella carbonara ci vuole l’uovo, Kennedy l’hanno ucciso i servizi segreti, Ustica ed il muro di gomma, chi ha paura muore tutti i giorni mentre chi non ce l’ha una volta sola, il patto tra stato e mafia, palla a me e c’abbracciamo. Sono stato sempre maniacale, lo ero da giocatore ed oggi lo sono da allenatore, in verità giocare sempre e comunque non era la mia priorità, lo era piuttosto vincere, raggiungere un nostro obiettivo, poter abbracciare quell’animale di 2 metri che mi aveva detto che stava bene anche prima che gli ricordassi che giocavamo insieme, perché c’è una cosa che cambia gli umori ed è il saper condividere, ora sapeva chi ero, uno di quelli con cui aveva portato a casa 3 punti. Prima della partita non si ricordava di me, alla fine mi avrebbe baciato in un mucchio selvaggio e portato in trionfo perché avevamo vinto, magari mi avrebbe presentato anche la ragazza in tribuna ma lei già se lo ricordava che io ero il numero 9.

Credo che il grande motore di tutto questo fosse condividere, saper condividere ma anche voler fottutamente condividere altrimenti ognuno è solo in mezzo al campo, ognuno mette il suo pezzetto e poi li uniamo, li guardiamo dall’alto e formano un grande cuore, un cuore scorbutico per un pezzetto, ansiogeno per un altro, confuso per un altro, mentre manda messaggi in tribuna alla donna che non è la stessa della sera prima. Un cuore è un cuore, ha una forma sola e spesso un battito regolare, quello che ho sempre immaginato in uno sport di squadra è che ognuno mettesse il suo pezzetto.

Se fossi un mister

Oggi se fossi un mister non dimenticherei questo: una squadra è un punto d’incontro tra me che la guido e voi che la portate in campo, è come essere a servire dietro un bancone, ci sono io che cerco di unirvi e darvi un’idea, un obiettivo e voi, che tutto questo lo realizzerete solo se saprò convincervi che si può fare, se non sarò generico, se nel momento dell’errore non vi dirò dovete giocare meglio ma vi spiegherò l’errore e come correggerlo.

Sono anni che lotto nel mondo del femminile, ho grandi cuori a disposizione che a volte si perdono in piccole cose, perché tutto è in discussione, io, loro, il meteo pronunciato al tg 1 il giorno prima ed anche la strada per arrivare al campo, perché secondo me quella vocina del TOM TOM se la tira un po’ troppo e non ha calcolato l’ipotenusa e allora lo dica apertamente se vuole farci arrivare tardi al campo.

Ho imparato con il tempo a disinnescare, a non volerne sempre fare una battaglia di ragioni, una ragazza viene da me e se la prende con il navigatore? Hai ragione questa stronzetta non piace nemmeno a me e così ci uniamo verso la demonizzazione del navigatore, perché in fondo non voglio farne una questione di sessi ma nessun uomo può affermare di essere più importante di una donna, ancora oggi se dovessi scegliere dormirei tra le braccia di mia madre anche se mio padre era il mio super eroe preferito, se potessi ringraziare donerei una mela ad Eva piuttosto che a quel tonto di Adamo, se dovessi raccontare un dolore o riporre una speranza lo farei in chi per 9 mesi cambia corpo, 9 come il mio numero di maglia, forme, aumenta dolori e spesso sopporta oltre ai dolori che ha in grembo anche quelli che gli affida un padre che sta decidendo se chiamare proprio figlio RobertoBaggio tutto attaccato o PauloRobertoFalcao.

Se fossi un mister

Gestisco uno spogliatoio femminile da tanti anni, non l’ho mai compreso fino in fondo ed è per questo che tutte le sere torno a frequentarlo, spesso però ho pensato a quando giocavo io e non capivo il mio mister e lui a volte non capiva me, ho pensato ai miei compagni e quanta voglia avevo che vincessimo, che io giocassi o meno, solo per abbracciarci e sentirci un cuore solo ed io in fondo non voglio per forza comprendere, preferisco di gran lunga amare incondizionatamente. Gestisco uno spogliatoio femminile, quella del TOM TOM è una stronza, mister a volte sei inconcepibile, quelli che affrontiamo domenica sanno solo piangere, l’arbitro mi ha chiesto di togliere il piercing e secondo me ha già deciso che perdiamo… Le guardo, le ammiro, loro ed i loro palleggi, loro e le loro ferite sulle ginocchia e sul cuore, loro ed i genitori che oggi non ci sono in tribuna, loro ed il loro: “oggi pensavo di giocare ed invece sto seduta a guardare”…. ma poi segniamo noi, guardo la panchina e qualcuna sta piangendo, qualcuna sta correndo da me anche se non ha giocato. La mia squadra femminile è quel che non è mai riuscita ad essere fino in fondo la squadra maschile con cui ho giocato per anni, posando la borsa accanto a me e l’orecchio alle parole del mio mister.

Stamattina una ragazza della Juniores, dopo un gol mi ha guardato, ha unito pollice ed indice e mi ha dedicato un cuore, l’ha fatto con grande facilità, noi ci preparavamo dallo spogliatoio, lei l’ha fatto mentre ancora la palla doveva entrare. Stiamo tornando a casa, infilo la marcia sul pulmino, alla rotonda terza uscita, mister senti che bella voce oggi la ragazza del navigatore, amo il femminile per questo perché è vero tutto ma è smentibile con niente, palla a me e poi c’abbracciamo.

Lasciatele giocare, molte sono più forti di qualsiasi altro uomo, lasciatele sognare, loro non hanno ancora dimenticato come si fa, datele il tempo necessario, ho visto alcune di loro fare grandi capolavori in nove mesi, lasciatele insegnarci cosa significa ancora credere, sognare, vincere, perdere, cantare, litigare, gioire, salvare, creare.
Siamo una piccola squadra di provincia, la sera non dormo, nella mia mente c’è solo un pensiero, ti prego domani abbracciamoci, vincere è solo un mezzo per raggiungere il fine.

se fossi un mister

 

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top