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Supercoppa 2016. PalaRoma Montesilvano. 11 gennaio 2017

Quando la terna arbitrale, sta per fischiare l’ inizio delle “ostilità” al 40′, giro lo sguardo verso il gli spalti gloriosi del palazzetto di Montesilvano intitolato a Corrado Roma, talentuoso pioniere del calcio a 5, prima come giocatore, poi come tecnico di alto spessore. Spazzato dalla vita troppo presto ma non dalla memoria, di chi ha a cuore questa disciplina sportiva. Ho a fianco a me l’ albo d’oro di questa competizione. Lo leggo:

2005 Real Statte, 2006 Real Statte, 2007 Città di Pescara, 2008 Real Statte, 2009 Real Statte, 2010 G.S. Isef, 2011 Montesilvano, 2012 Pro Reggina, 2013 Sinnai, 2014 Lazio, 2015 Ternana IBL Banca, 2016 Montesilvano.

Alcune di queste squadre, si sono dissolte come i sogni, che nell’arco di una notte capovolgono la realtà fino ad elevarla, per poi sbatterla giù al risveglio. Non so se sogno o son desto ma la finale inizia dalla sua fine.
Forse sogno. Le maglie delle contendenti sono fradicie di sudore, eppur devono asciugarsi. L’ adrenalina dispersa si raccoglie ai bordi del campo per riprendere possesso di atlete e allenatori. La Lazio con sfrontatezza, cerca per tre minuti di giocare con Agnello portiere di movimento; c’è una diagonale sempre aperta sulla destra ma non viene sfruttata, anzi il Montesilvano, rischia di segnare in più di un occasione. Non appena la Lazio si accorge del rischio occorso, ristabilisce l’ ordinario schieramento. In quel momento al 37′ minuto di una partita alla “rovescia”, la talentuosa Dalla Villa, servita da Domenichetti, sigla il due a zero. Vecchione copre con i denti la porta della Lazio poco dopo, su un contropiede orchestrato da Domenichetti e Silvetti. Sull’altro fronte Ghanfili non è da meno con un vero miracolo su Duco al 29′. E non è il solo, visto che quattro minuti dopo, il duello si ripete, con Ghanfili che ha la meglio. Il Montesilvano pare controllare la frazione di gioco, con le folate di Amparo e la parata di Vecchione su Domenichetti dopo un duello vinto di forza con Rebe. Il secondo tempo volge così al termine del suo inizio con un doppio vantaggio della squadra di casa.

Supercoppa - Rewind

Ancora non son desto! Troppi ricordi, legati a questo parquet mentre le squadre iniziano a giocare la seconda frazione del primo tempo. Tutto sembra immobile, 8 secondi appena. Angolo da sogno; scucchiaiata lieve di Dalla Villa, Amparo legge lo schema come fosse uno spartito, calcia al volo in area, Troiano si tuffa sulla traiettoria e insacca. Uno a zero. Ho un sussulto! Non mi sveglio, il match prosegue nella sua rincorsa all’ indietro. Rebe verticalizza su Patri, tocco sotto a saltare il portiere, palla di poco fuori. Ghanfili, estremo del Montesilvano, in un minuto la fa da padrona, soprattutto tra il 17′ e il 16′, quando in spaccata ferma a due passi una deviazione di testa di Guercio servita al bacio da Pomposelli, proprio lei poco dopo sfiora l’incrocio. La partita srotola verso il suo inizio al passo di galoppo di Amparo, fermata da Vecchione. È un ritmo vertiginoso quello delle squadre intente ad evitare lo zero a zero imposto da questo bizzarro cronometro.
Di Turi lotta forsennatamente su tutti i palloni e argina bene le discese rapide del Montesilvano. È una corsa disperata contro il tempo, che si è preso arrogantemente il lusso di correre all’ indietro. La fine è segnata. Zero a Zero. Squadre schierate a centrocampo per i saluti e le foto di rito. I due capitani hanno solo da scegliere testa o croce per decidere in quale ordine rientrare negli spogliatoi. La Supercoppa, sul trono d’onore guarda divertita. Si è sentita desiderata ad ogni costo e ha preferito giocare questo scherzo. I sogni vanno giocati in campo mi sussurra all’orecchio…Ma perché? Le chiedo forse urlando, in quelle orecchie giganti. Supercoppa mi dice: “Io appartengo a un sogno di quaranta minuti non a calcoli di giornate intere, tutti mi volevano ma si sono occupati d’altro, carte, regolamenti, azzeccagarbugli, tutta roba di cui io, il cronometro e il pallone, facciamo volentieri a meno”. 

Supercoppa - Rewind

Mi sveglio sudato come se avessi giocato. La neve è svanita, il sole batte forte come solo sul mare sa fare. Non conosco i venti. Sembrano entrare tutti a far festa nella mia stanza. Da sotto a cavallo della corrente, urla  la strofa di una canzone familiare “….io che credevo alle favole e non capivo le logiche….” . Se questo è Vasco vi prego fate anche un Rewind o un RePlay e fatemi vedere la finale di Supercoppa, senza antipasti chiacchierati e festeggiamenti condizionati. Credo di esser desto ma dormo ancora.

L’inviato ingannato
Gabriele Benedetti
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