Futsal

“Ecco la mia situazione con la Corim Città di Taranto”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Alessandra Orlando, calcettista della Corim Città di Taranto. Siamo a disposizione della società per la replica.

Alla luce degli ultimi avvenimenti che mi hanno vista mio malgrado coinvolta, sento il dovere di esternare quanto segue. Perché quando sei alle prese con la decisione di dover interrompere una stagione, la cosa non può e deve passare sottotraccia.

Dopo un periodo di malessere già palesatosi in precedenza, tutto converge definitivamente in una lite nello spogliatoio alla fine del primo tempo della partita d’andata di coppa contro il Copertino. Causa scatenante il furibondo rimprovero che il portiere allo scadere del primo tempo mi ha rivolto in campo, senza alcuna cura e rispetto della mia persona. Il litigio si è protratto nello spogliatoio dove io, stressata dalle urla e frustrata da quanto esposto poc’anzi, ho tolto la maglia e messa al mio fianco.

Da lì, il finimondo. La situazione tesissima mi ha portato a fare il borsone ed uscire dallo spogliatoio dirigendomi verso l’uscita del campo. Questo gesto è sicuramente antisportivo, irrispettoso verso la squadra e verso chi fa sacrifici per questa maglia e di questo me ne pento e chiedo umilmente scusa a tutto l’organico ed a tutta la città di Taranto, ma è stato fatto nello spogliatoio e non in campo, e non voleva essere certo uno sfregio alla maglia o alla squadra come il messaggio che qualcuno vuole e ha voluto erroneamente far passare. Un episodio disdicevole che ha rappresentato la punta dell’iceberg di un periodo personale difficile.

Nei giorni successivi sono stata insultata, con esplicito riferimento all’episodio della maglia ricevendo addirittura messaggi che vanno ben oltre lo sport, bensì tendenti all’attacco della persona, di una madre, di una lavoratrice e moglie instancabile.

Capisco bene che a Taranto lo sport viene vissuto con il cuore, ma se di cuore si parla allora non posso immaginare di essere insultata, additata e trattata come uno straccio per aver, in un momento di debolezza, tolto la maglia della mia squadra. Non posso essere trattata come il male più grande della Città di Taranto, con disprezzo, persino da parte di alcune delle mie ex compagne.

Dentro la maglia ci sono persone e non oggetti che al minimo errore e senza possibilità di ribattere debbano essere messe alla gogna, private della possibilità di scegliere dove andare e derise senza il minimo rispetto. Preso comunque atto dell’ambiente ormai ostile nei miei confronti ho deciso di proseguire il mio cammino con altre società, ma dopo aver formulato una mia richiesta questa è stata accettata con eccezione delle squadre di alta classifica. Rimanevano solo squadre molto lontane da casa oppure formazioni con progetti sportivi che hanno fatto poca presa sulla sottoscritta. Non mi è stato possibile scegliere in autonomia la squadra che avrei gradito, mi è stato detto che per rispetto di sponsor e ambiente potevo solo scegliere alcune squadre, nonostante prima di firmare il tesseramento ho espresso il chiaro desiderio di essere libera di fare quanto ritenevo opportuno per me stessa in caso di controversie che avrebbero minato il proseguimento della mia stagione in riva allo Ionio. Come questo.

Il relegarmi in una squadra di bassa classifica lo ritengo pertanto una specie di punizione, un castigo per un errore umano di cui ancora mi scuso. Un insulto alla mia persona e un scarso riconoscimento di quanto fatto nella stagione passata. Non ho mai voluto essere la prima donna della squadra, ho solo dato il meglio di me stessa fino a quando ho potuto, trascurando una famiglia, un figlio, facendo migliaia di km spesso sola e di notte. Pagandomi, tra l’altro, la maggior parte delle cure senza rivolgermi allo staff medico della squadra. IO HO SUDATO QUELLA MAGLIA SUL CAMPO, AMATO QUELLA MAGLIA SUL CAMPO, RISPETTATO SEMPRE GLI ALLENAMENTI E LE COMPAGNE, PER LA MAGLIA E PER UNA CITTA’ CHE NON ERA LA MIA MA CHE SENTIVO E SENTO PARTE DI ME.

Non ci sto ad assoggettarmi alle punizioni di alcuni membri della dirigenza, non ci sto a farmi insultare in silenzio e a far riversare su di me un odio esagerato. Non voglio andare in nessuna squadra, perché non sarebbe il miglior modo di iniziare un rapporto con un gruppo diverso, indipendentemente dalla classifica. In questo momento mi sento amareggiata, frustrata e preferisco far passare questi mesi in famiglia allenandomi per mio conto ed aspettando impaziente l’inizio del nuovo campionato e mettendomi a disposizione di qualunque squadra abbia bisogno del mio aiuto. Nonostante le cattiverie ricevute da alcune persone auguro alla Corim di arrivare dove merita ed abbraccio le mie ex compagnie che hanno capito che non c’era cattiveria nel mio gesto e prego le persone che invece mi hanno additato di mettersi nei panni altrui, di essere più umani, di non punire le ragazze bloccandole come è stato fatto con me e di vivere lo sport come momento di aggregazione e non scatenare delle faide che sporcano il mondo del futsal femminile e dello sport in genere.

Spero che questo comunicato ponga fine ad un assedio psicologico volto a demoralizzare e deridere la mia persona. E a quanti pensano di disporre a proprio piacimento delle atlete con scuse banali e assurde dico “Grazie”, torno a casa ed aspetto settembre nella mia casa, con i miei affetti e la mia famiglia, con il sorriso sulle labbra e fiera di non averla data vinta con un tacito silenzio.

Vorrei infine ringraziare tutte le società che si sono offerte di ospitarmi in via ufficiale e non, grazie di cuore a tutti i tifosi ed alla città di Taranto che mi ha accolto a braccia aperte.

Alessandra Orlando

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