Softball

Una stagione di fede assoluta – 4

Venerdì 22 aprile

Da qualche parte, mi pare di aver letto che: “di venere e di marte non si parte e non si da inizio all’arte”, spiegatemi allora cosa ci faccio in viaggio, ancora, di Venerdì.

Ho in mente LA MELA, da una settimana, il ragazzo al campo DEVE darmi la sua mela, non esiste altro.
Cerco nel vagone una presa di corrente, nulla.
Guardo preoccupata lo schermo per controllare il livello della batteria, sono salva, non morirò di noia.
C’è un vento che taglia le labbra qui nelle Marche, maledizione, non sono salita così al nord.
Joy, la mia autista designata ovviamente è curiosa di sapere come procede la mia dieta.
Solito passo veloce verso lo spogliatoio, c’è qualcosa fuori posto, mi fermo, stringo un po’ gli occhi e arriccio il naso.
Peppe non c’è e non si trova da nessuna parte.
Devo cambiarmi, ripiego e chiedo ospitalità a quelli del calcio, giusto cinque minuti, mio record personale e sono in campo.
Arrivo al piccolo trotto, rallento quando mi accorgo che i ragazzi delle giovanili stanno ancora giocando la loro partita sul nostro campo.
Mi fermo a guardarli, scatta qualcosa nella testa, il pensiero “che carini”, dura pochissimi istanti e poi scatta la valutazione tecnica.
C’è quello più portato e lo individui subito, quello che s’atteggia a consumato giocatore di major league, in tutti però si vede quella tenera inesperienza che io ho ovviamente cancellato dai miei ricordi.
Gli allenamenti si somigliano un po’ tutti, in questo faccio meno schifo del solito e ne sono felicemente sorpresa.
Vero, la mia vita da atleta e un susseguirsi infinito di spezzoni di tempo nel quali mi alleno o mangio, non è che sono ossessionata dal cibo ma ora questo nuovo regime alimentare rischia di rovinare la cena da Patrizia.
Questa settimana nel mio piatto si ferma una tristissima arista di maiale e zucchine, maledetta, finirà tutto questo, prima o poi.
Non devo guardare nei piatti delle mie compagne, non devo.
Cedo, il profumo della pizza e dei tortellini mi attira, ma resisto.
Se non ricordo male domani c’è una manifestazione con i ragazzi delle scuole locali, dovrei essere cooptata per il campo, dormiamoci su.

Sabato 23 aprile

Essere un atleta, un giocatore comporta una certa ritualità, un susseguirsi preciso di attimi, sono indispensabili per mantenere equilibrio e serenità.
Anna è alle prese con Tomb Raider, mi fermo a guardala mentre conduce Lara Croft, la protagonista del gioco attraverso i vari livelli di questo episodio della saga.
Guardo distrattamente l’orologio sul telefono, forse sono riuscita a schivare l’impegno al campo, poco male.
La mia compagna di squadra mi porge il joypad e mi sorride un po’ furbetta, “vuoi provare a giocare tu?”
Non mi staccherò più di li, incollata allo schermo perché DEVO vincere, prima però devo comprendere come. Nel pomeriggio abbiamo pensato di andare a Macerata per vedere due squadre del nostro girone affrontarsi, per ora però, non conta nulla eccetto quello che accade sullo schermo.
Sento odore di pancake, è tempo di fare merenda, il solo pensiero che la mia dieta preveda una misera frittata mi intristisce.
Cedo il controllo della console.
Guardo Mishka, addormentata sulla poltrona vicino a noi, è bellissima, davvero, un po’ egocentrica, ma lei “si merita tutto”, è la regina della casa e noi i sudditi ai suoi ordini.
Se vi siete chiesti perché all’improvviso mi interessi al gatto, vi svelo un segreto.
L’ho scritto sotto tortura, di Mishka appunto, penso davvero però che sia una bella e simpatica gatta.

I gatti sono così, ti concedono di vivere con loro, hanno però questo potere, che ho scoperto da poco.
Hanno la capacità con la loro aria sonnolenta e il loro incedere di indurti a riflettere, imparerai Chiara che quando ti saltano all’improvviso in braccio e ti fanno le fusa, tutti i problemi che pensavi di avere all’improvviso non sono poi così importanti. Non esistono gatti simpatici, così per informarti di questo fatto.

Guardo il cielo cercando di capire se domani si giocherà, mentre mi preparo un pasto veloce al mio rientro a casa. Partenza con destinazione Macerata, c’è sempre una partita da guardare, avversarie da studiare.
Ombrelli aperti e stiamo strette, cercando di ripararci dalla pioggia.
Questa dieta ha aumentato se possibile la mia ossessione per il cibo, quando sento che andremo a mangiare in pizzeria capisco che sarà una sofferenza. Si Coach, se stai leggendo questo pezzo sappi che ho assurdamente rinunciato a mangiarla una pizze e dovresti essere fiero di me.. Per fortuna appena torniamo al campo ho la mia cenetta, raffreddata, che mi aspetta,me la gusto a bordo campo.
Domani partenza per Roma, all’alba.

Domenica 24 aprile

La sveglia segna le 4:15 del mattino, orari come questo esistono praticamente solo nella vita degli atleti.
In quarantacinque minuti dovrò essere al campo, partiremo da li per questa nuova trasferta.
Ormai vivo come se fossi intossicata da un pasto a quello successivo.
Preparo la borsa frigo, ripongo al suo interno la mia colazione, della frutta secca e la MIA MELA.
Piove, è notte. Il materiale ammassato nel dugout deve essere trasportato sul pulmino.
Come delle bimbe che salgono sul bus giallo della scuola, corriamo per accaparrarci i posti migliori. La mia prestazione è tra le migliori e riesco a sistemarmi sul fondo, un po’ sulla destra.
I sedili vanno giù ed ora sembra tutto storto, inclinato all’indietro e nella stessa angolazione.
Dormire, ora è l’unica cosa che conta.
Mi sveglio per consumare la mia colazione poi torno nel mondo dei sogni.
Il complesso dell’Acqua Acetosa è un luogo che conosco molto bene, ho calcato i suoi campi da quando ero molto piccola, ha i colori e gli odori di un posto che considero un po’ casa.
Siamo donne, siamo in ritardo. Niente di nuovo.
Ci sono tantissimi lavori nel centro sportivo, sembra trasformato in un cantiere, una corsa ad ostacoli verso gli spogliatoi.
Deve esserci una maledizione su di me questa settimana, al mio arrivo, i custodi dei campi spariscono, letteralmente.
Niente chiavi, porta sbarrata.
Ci cambiamo alla svelta, li sul marciapiede, ci adattiamo in fretta noi giocatrici di softball.
Arrivo sul campo, riscaldamento veloce, troppo veloce e si gioca. Guardo la formazione, gioco in prima e batto quarta, tutto regolare.
Nella prima partita lancia Luana, nessun giocatore tocca la prima base, io faccio solo due out.
In una unica occasione dobbiamo scomporci, palla persa dal catcher e lancio in prima base per l’eliminazione.
In battuta 1 su 2, un triplo. Iniziano ad accumularmi numeri che mi piacciono.
Vinciamo l’incontro prima del limite.
Nella pausa fra la prima e la seconda mi gusto la mia MELA, non vedevo l’ora, gustosissima.
Guardo la formazione della seconda  partita, Inter base e quarta in battuta, bellissimo.
Il mio turno in battuta si trascina stanco, rimango concentrata e metto a referto un po’ di basi ball. Concentrata e attenta in difesa copro molto sulla sinistra, dietro alla terza base.
Due partite chiuse prima del limite e posso già cercare un passaggio verso casa, pausa lunga questa volta, c’è il 25 Aprile.

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