Calcio

Francesco Totti: il più grande calciatore italiano o il più sopravvalutato?

A poco più di una settimana dal trentasettesimo compleanno di Francesco Totti, bisognerebbe iniziare a tirare le somme della carriera di questo giocatore. Lo spunto ce lo danno le immagini (che in questi giorni abbondano) dei suoi 200 e passa gol in serie A, un numero mostruoso, secondo soltanto a Silvio Piola, ma anche le tante cazzate che il buon Francesco ha fatto nella sua lunga militanza giallorossa (e anche in nazionale).

Personalmente, non ho una grandissima stima per il Totti uomo, anche se devo dire che mi sta simpatico per la sua genuinità; sul Totti calciatore, invece, dubbi ce ne sono pochi: basta vedere il gol a Genova contro la Sampdoria, un sinistro al volo incrociato di rara precisione e bellezza da una posizione tanto impossibile quanto impensabile per il 95% degli altri calciatori del pianeta terra; o ancora il cucchiaio da fuori area a San Siro a Julio Cesar in una vittoria della Roma sull’Inter pre-farsopoli: roba da brividi, chapeau.

Aggiungiamoci poi altri 20 anni circa di grandi gol (l’anno di grazia 2001 con l’unico scudetto vinto in carriera) e soprattutto grandissimi assist e visione di gioco che in pochi hanno: i gol ci vanno Balbo, Fonseca, Paulo Sergio, Batistuta, Montella, Cassano e via dicendo, ma in molte di queste reti c’è lo zampino di Francesco. E la stampa italiana lo erge a monumento. Basta prendere la Gazzetta il lunedì: è raro trovare un’insufficienza fra le centinaia di partite che Totti ha disputato; però io di partite ne ho viste e ne vedo ancora tante, e in molte occasioni i voti che i giornali gli hanno assegnato sono stati assolutamente accresciuti per fargli raggiungere una sufficienza che sul campo non aveva dimostrato di meritare, mentre invece tante altre volte ha preso voti alti perché tutta la Roma aveva giocato bene. Ed è proprio da li che ho iniziato ad aprire gli occhi su questo che rimane indubbiamente un grandissimo calciatore, ma che per molti aspetti rimane un po’ controverso: giusto per nominare uno dei suoi grandi rivali sportivi (amico però nella vita): Alessandro Del Piero. Ammetto di non essere obiettivo quando parlo di Pinturicchio, il calciatore che mi ha regalato più soddisfazioni, ma basta leggere le pagelle della stessa Gazzetta per capire la disparità di trattamento fra i 2 più grandi numeri 10 italiani: ad Alessandro, probabilmente, non è mai stato perdonato il fatto di essere stato il simbolo della squadra più odiata ed invidiata dal giornale di Moratti e Tronchetti Provera, ed è per questo che ad ogni occasione si è cercato di creare un dualismo che lo avesse sminuito, prima con Roberto Baggio (leggenda) e poi con lo stesso Totti. Ed è così che il popolo antijuventino, approfittando di questa politica giornalistica, ha iniziato ad esaltare questo giocatore ad oltranza anche quando si faceva espellere contro la Corea e ci condannava all’eliminazione (naturalmente secondo i GIORNALAI della Gazzetta dello Sport, e quindi della massa di pecore che pende dalle sue parole, la colpa dell’eliminazione era di Byron Moreno) mentre non si è mai fatta remora nel massacrare Del Piero incolpandolo dell’eliminazione dai mondiali del 1998 (“per far giocare quello juventino non fanno giocare Baggio”, dicevano) oppure nella sfortunata finale dell’europeo del 2000, edizione in cui Totti segnò un rigore a cucchiaio in semifinale mentre Del Piero si fece ipnotizzare in 2 occasioni da Barthez nella finale.

L’apoteosi è stata però toccata dalla stampa italiana quando, alla vigilia della finale mondiale del 2006, hanno avuto il coraggio di ammettere che le carriere ed i palmares di Totti e Zidane erano quasi alla pari: quella è stata la ciliegina sulla torta, che mi ha fatto capire che i giornali possono dire e fare tutto, ma se una cosa la dice Tuttosport è una cazzata a prescindere, mentre se la stessa cosa la scrive la Gazzetta è legge!

“Se me n’annavo dalla Roma vincevo ddu palloni d’oro”. Primo: le autocelebrazioni non hanno valore, anche se a chi fa comodo sentire queste parole le prende come Vangelo. Secondo: è molto più facile giocare da re a Roma, dove ti si concede e perdona di tutto (cazzotti a Colonnese, sputi in faccia ad avversari con la nazionale o con la Roma, inseguimento e calci in culo a Balotelli in finale di coppa Italia, e tanti altri comportamenti antisportivi) che andare, ad esempio, al Real Madrid o al Milan dei primi anni del 2000, squadre in cui Francesco sarebbe stato uno dei tanti e quindi, ipotizzo io, il pallone d’oro non l’avrebbe vinto comunque, ma forse avrebbe rimpinguato un palmares nazionale e soprattutto internazionale che, a 37 anni compiuti, parla di uno scudetto, qualche coppa e supercoppa italiana ed un mondiale giocato assolutamente da comprimario, anche se naturalmente ci sono molte correnti che ritengono il rigore al novantesimo contro l’Australia il momento decisivo per la vittoria finale.

Detto tutto ciò, non ho dubbi che fra qualche anno, a carriera terminata, Totti sarà beatificato ulteriormente da questi giornaletti e dai loro lettori facilmente plagiabili. Per me no, Francesco Totti è un fuoriclasse ma non ha mai avuto il riscontro internazionale che lo potesse portare al fianco dei vari Baggio, Van Basten, Zidane, Del Piero, Ronaldo.

Auguri di nuovo, Francesco: altri 100 di questi gol.

124133420_8

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top