Football Americano Femminile

#day2

Torno, perché sono maledettamente curioso.
In quante saranno ancora lì?, su quel pezzetto di terra spelacchiato e pieno di buche?
Ci sono tutte, maledettamente tutte e addirittura c’è qualche volto nuovo. Ventiquattro in tutto, manca all’appello ancora qualche veterana, qualche reduce della scorsa campagna sportiva.
Non è facile stare nell’ombra, così vicina ad un campo tanto verde da splendere di notte, puoi quasi toccarle, ma non è per te, non per questa settimana. A pensarci bene, la ribalta luminosa te la devi guadagnare, senza fatica non si apprezzano mai i doni.
Spesso mi fermo a guardare le giocatrici, cercando di capire chi è già pronta, chi sembra modellata da madre natura per fare questo sport.
Irina. Ex giocatrice di Hockey, nella Madre Russia. Sembra che un dio burlone le abbia dato in dono le capacità fisiche per giocare da Linebacker, una che se la guardi bene pensi possa dominare la linea.
Nei drill, gli esercizi di potenziamento, sposta le compagne con una facilità disarmante, come potrebbe fare con le avversarie, come fa una locomotiva con i suoi vagoni, un treno, il “Vodka Express”.

Daniela, sembra Rob Gronkowski. Se riesce a scolpire il suo fisico come quello del TE dei Patriots e impara a prendere qualche lancio, basterà farla correre con le mani alzate e otterranno decine di ricezioni. La materia è tutta li, basta modellarla un po’, con la fatica e la dedizione.
Sento una vocina che spiega, alle nuove amiche che lei, non ha mai lanciato in vita sua. Prende posizione e  spara una spirale strettissima, la palla fila via. Cerco di capire chi è. Lunghi capelli neri raccolti in una coda, il ragazzo poco più in là l’osserva appoggiato ad un lungo muro di mattoni. Quasi una Gators mi dicono. Un alligatore…e io penso a Tim Tebow, perché sono fatto così, “I root for the underdogs”.
Devo trovare il tempo per annotarmi il roster dello scorso anno, erano dieci in tutto, non c’era bisogno di abbozzare una depth chart, sono proprio curioso di vedere cosa ne esce fuori quest’anno.
Continuano a sorprendermi queste ragazze.
Vi confesso che mi piacerebbe che Pescara diventasse per il football americano, quello che è diventata Roseto per il basket. Se vi doveste mai recare nella piccola cittadina adriatica, la trovereste punteggiata di playground, ragazzi che calpestano quei campetti giocando a basket. Se non fosse per la pelle troppo chiara di molti giocatori, pensereste di trovarvi negli Stati Uniti.
Enrica inciampa in un ostacolo e scopre che il terreno non è per niente soffice. Fine del sogno ad ogni aperti.
Le osservo lavorare, c’è tanto da fare per metterle in forma, per insegnarle questo meraviglioso gioco.
Attendo i primi scrimmage, i primi contatti, a dire il vero mi accontenterei anche di qualche partita di flag football, così per veder prendere forma questa squadra.

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