Calcio

In the Green Grass 5

In piedi sulla linea laterale guardi Steven Gerrard guidare la tua squadra in allenamento, indicare gli spazi nei quali inserirsi, quelli da coprire, un capitano…il tuo capitano. Lo indichi a Marco Parolo “questa è la ragione che lo rende il più grande centrocampista d’Europa. Osservalo ed impara, puoi diventare più bravo di lui”. Lo spingi in campo con una pacca e poi mandi questo ragazzo di Liverpool a farsi la doccia. Avete portato nel Merseyside altri brutti anatroccoli, strappandoli ai principali vivai di Spagna e Italia. Non vedi l’ora che inizi la stagione, vuoi vederli giocare il tuo calcio, con gli uomini che hai a disposizione questa è l’unica possibilità che hai.
Sul filo del rasoio, con i contratti faxati alla federazione inglese praticamente negli ultimi minuti della finestra di mercato, aggiungi due tasselli importanti alla tua idea di squadra. Marco Bolatti, arriva dalla Fiorentina che si libera di questo solido centrocampista di origine argentina senza troppo rammarico. Ma è Lukaku, il nome che lascia tutti di sasso. Diciassette anni, l’Anderlecht lo fa giocare titolare da ormai due anni,  bastano due milioni di euro e il ragazzo firma per la tua squadra. Li hai derubati e lo sai, loro sono sicuri del contrario, “la sua collaboratrice ha fatto una cazzata, non è il giocatore che pensate”. Sei andato poi fino a Brusselles a parlare con la sua famiglia, a dissipare i suoi dubbi, a dipingere un futuro pieno di successi e trofei, sul tuo campo e con la tua squadra.
Scattate fuori dai blocchi a velocità folle, nelle prime 10 partite tra campionato, Europa League e Coppa di Lega, riuscite a vincere nove incontri, fermati sul pari in una sola occasione. Non ti fai illusioni, il tuo calcio offensivo nasconde la debolezza strutturale di una squadra costruita troppo in fretta. Temi che tutti si accorgano che la tua linea di quattro difensori ha pochi ricambi all’altezza, sai che non possono reggere il ritmo imposto dalla massacrante stagione inglese, senza cambi. Riuscite a tenere la palla lontana dalla vostra metà campo, allontanare i pericoli e giocare un calcio spettacolare, fatto di tocchi di prima, inserimenti senza palla, pressing asfissiante. Sembra che nulla possa fermarvi, ma è il Bayer Leverkusen a riportarvi alla vostra dimensione. Una di quelle notti di Coppa quando il freddo è così intenso da togliere il respiro, le gambe si gelano e i riflessi si appannano, perdete 1-0 e i tuoi ragazzi non vedono mai la palla, hanno la mente altrove. Siete stati fortunati, ma tu non credi nella fortuna. Solo nel duro lavoro.
Tre giorni dopo Anfield Road è stracolmo di gente, biglietti introvabili. Affrontate i Red Devils, sulla loro panchina siede una delle leggende di questo sport, Ser Alex Ferguson. Hai preparato questo incontro nei dettagli, niente è stato lasciato al caso. Li guardi riscaldarsi sotto la Kop. Concentrati, sicuri della loro forza, invincibili. Così li hai plasmati, la tua cucciolata è avvelenata, pronta ad azzannare gli avversari. Li battete 2-0, un gol per tempo. Tutto lo stadio intona “You Never Walk Alone”, la Kop canta il tuo nome. Entri nello spogliatoio e li applaudi, questo è il loro momento. “Solo un grande allenatore è capace di trasformare una squadra in questo modo”, così titolano l’indomani tutti i giornali dell’isola.
Pensavi sarebbe bastato, la partita della svolta. Nelle due partite successive invece venite eliminati 3-0 dal Reading in Coppa di Lega e perdete 2-0 in campionato contro il Blackpool, penultimo.  Qui in questa città dimenticata da Dio. Bloomfield Road, vi aspettano 11295 persone, vi gettano addosso di tutto. Esplode questo stadio di provincia ad ogni gol. Hai imprecato, urlato. “Mai giocare un calcio da esibizione, uccidere la partita sempre!”. Hanno alzato gli occhi dal pallone, distratti dai media, dalle promesse di fama e successo. La peggiore partita da quando sei il loro manager, nessuna tua squadra ha mai giocato così male. Contravvieni ad uno dei tuoi propositi e tieni un discorso alla squadra negli spogliatoi, a caldo. C’è bisogno di una frustata alla squadra. “Se pensate che passerò alla storia come l’allenatore che ha affogato nella mediocrità questo club, vi sbagliate. Non volete giocare per me?, lì fuori è pieno di giocatori disposti a farlo!”. Il lunedì alla ripresa degli allenamenti, metti fuori squadra Fabio Aurelio e Ngog. Sulla fascia sinistra schieri un ragazzino di 16 anni, di origini italiane con passaporto belga. In conferenza stampa dichiari che vai in guerra solo con quelli di cui puoi fidarti. Chiedi a Cole di raggiungerti nel tuo ufficio. “Voglio essere ceduto”, ti guarda senza abbassare lo sguardo. “Non vai da nessuna cazzo di parte”, indichi in direzione del campo. “Lì è il tuo posto, questi ragazzi hanno bisogno della tua esperienza, del tuo esempio…non delle tue lamentale da vecchia pensionata”. “Se non ne avessi voglia?”. “Non te lo sto chiedendo cazzo, te lo sto ordinando. Gioca come sai e riavrai anche il tuo cesso di posto in nazionale”. Ti guarda e annuisce, leggi la sfida nei suoi occhi, avete un patto ora. Tutti lo dipingono come arrogante e svogliato, ventinove anni, quasi un ex calciatore, la promessa mai esplosa. Tu gli dai fiducia. Gioca da centrale di centrocampo quando hai bisogno di far rifiatare il tuo capitano, da esterno offensivo a destra o sinistra, in tutti i ruoli tranne quello di portiere. Lui è l’uomo oscuro che porta la croce ogni volta che vi trovate in difficoltà, che illumina di classe cristallina le vostre partite più grigie. Si avvicina alla panchina per chiederti una indicazione, guida i compagni in campo e fuori.

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